Esiste ancora una certa valenza di artigianale che si respira e apprezza nella produzione di un artista: quale lavoro più manuale, sintesi tra creatività e prassi, tra idea poetica e capacità di realizzazione, se non quello dell’autore di un dipinto, di una scultura, di una fotografia, di una videoarte. Con questo spirito si apre Di studio in studio, un itinerario nel quartiere di San Luigi a Milano, organizzato dal Social Street di zona, sabato 16 maggio: i cortili e le strade si arricchiranno di visioni che, come vibrazioni, giungeranno dagli studi e dagli atelier degli artisti presenti sul territorio e, in quell’occasione, disponibili a esporre le proprie opere, fatte di percorsi pittorici, estetiche e ricerche diverse, unite dalla passione pratica e compositiva di interpretazione del reale, di comunicazione di messaggi, significanti e simboli, di espressione di sensazioni e di emozioni. Soffermarsi su ognuno degli autori sarebbe necessario così come visitare e contemplare i loro lavori: occasione immancabile per la data di inaugurazione della mostra itinerante. Rossana Baroni ci trasporterà in un viaggio nella fotografia, il carattere iperreale che ci inoltra nel surreale, la memoria che viene evocata attraverso figure, forme e luoghi che fanno parte della nostra città, quasi fotogrammi creati con calibrature delicate chiaroscurali, alfabeti correnti e visivi, semplici e diretti. Alfabeti lirici si possono cogliere nella produzione di Aftab Butt, autore pakistano, visioni quasi fantastiche e iperreali, che si alimentano di oggetti ed elementi naturali, si materializzano su supporti particolari, velluto per esempio, con una semplice tecnica a olio, tanto da dare impressione di una lucentezza continua, sapienza dei colori, in figure composte di cerchi e quadrati concentrici: da un’impressione astratta si giunge a una visualizzazione paesaggistica. Ritorniamo alla fotografia con Ivano Boselli, trionfo estetico di forme e figure che provengono da elementi naturali, così come scorci di una città che è stata, che ha vissuto, portandoci verso dimensioni iperreali che vanno oltre al dato visibile e tangibile, per inoltrarci in un percorso che chiama in causa lo spettatore con la fantasia, lasciato libero di viaggiare nei meandri della propria immaginazione. Di impronta più realista sono le opere dell’americano Robert Bruce, in cui si apprezza la forza di una scelta attenta e oculata dei colori, utilizzati per tratteggiare con determinazione paesaggi familiari all’autore: registriamo, ultimamente, un cambiamento dell’artista, segno di evoluzione sperimentale, verso ambientazioni più immaginifiche, suggestive ed evocative, in una commistione creativa di tecniche e di soggetti. Varietà compositiva nel solco di una coerenza stilistica risulta essere la produzione di Manfredo Fanti in cui si alternano curiosi supporti materiali, tratto che si instaura in uno stile che riassume su di se l’essenzialità del disegno, un figurativo astratto, quasi surreale, decomposizione e ricomposizione dell’immagine, tra cubismo e tribalismo artistico, per donarci opere in cui la forma geometrica nella sua portata si delinea su tele di un equilibrio compositivo interessante, alfabeti visionari di codici estetici dalla valenza concettuale, in cui ci si immerge in scelte di colori particolari, quali l’oro e l’argento, difficili e complessi da trattare. Un accenno, fondamentale quanto importante, ci proviene dalla videoarte di Nuccia Gatti e di Filomena Iavarone che, per l’occasione, propongono l’opera Amen e altre storie: il documentario non è solo narrazione del reale, ma diventa narrazione di vite ed esperienze, quelle di persone “che normalmente affiorano nella cronaca nera o giacciono nei fascicoli giudiziari”, frammenti di uno spettacolo realizzato in laboratorio, storie intense, emozionanti, incisive, in cui si evidenziano l’abilità registica di riprendere il set e i percorsi individuali dei protagonisti con un’attenzione particolare alla fotografia. Torniamo alla pittura con un nome interessante dell’arte contemporanea: Nicola Padovani. Un tripudio di sensazioni sgorgano come flusso di coscienza dalla sapienza dei colori che ci portano come spettatori in un vortice di ricerca e di evocazione di ricordi, memorie e pensieri che sono parti strutturali di un certo surrealismo che procede oltre il dato tangibile. Si passa alla scultura con l’artista croata, Mari Jana Pervan, che ha sempre coltivato una passione per le arti in generale e, in particolar modo per il disegno e la scultura, scoprendo quest’ultima disciplina nel corso della sua formazione: la figura umana risulta centrale nella produzione, in cui l’autrice gioca con l’argilla come materia da cui creare rappresentazioni della complessità dell’essere umano, grande capacità introspettiva, quasi simbolica, olistica di una poetica che diventa prassi compositiva. Giulia Poggi porta la sua arte, fotografica accompagnata da uno studio approfondito sulla calligrafia onciale e gotica antica, a essere e diventare vera manifestazione di sensazioni e di emozioni che derivano dalla contemplazione degli oggetti: esiste un filo narrativo, caratteristica precipua della propria poetica, riuscendo a dare risalto ai luoghi a lei familiari: i protagonisti sono le persone, fatte di storie ed esperienze, documentazione di un preciso periodo. Salvatore Sanna espone le opere nel contesto di un vero e proprio laboratorio artistico, centro di elaborazione continua e di ricerca, confronto tra poetiche, generi e stili diversi, così come si presentano nella produzione dell’autore, ricca di percorsi formativi ed esperienziali evidenzianti l’originalità artistica con valenza estetica compositiva, tratti importanti che danno una certa riconoscibilità all’artista nella sua portata. Franco Simonelli, affermato autore, ci propone 15 tele in cui si rivive nella sua immensità architettonica geologica la Pietra di Bismantova: il mito poetico dantesco, la famosa montagna da cui si rileva il Purgatorio, la forma particolare in un contesto altrettanto particolare, si propone tramite la capacità dell’artista di saper tradurre attraverso pennellate, cromie, diverse tonalità che si calibrano suggerendo prospettive e dimensioni, essenzialità di figure e immagini, la portata lirica di un paesaggio, donandogli un’aurea evocativa e simbolista. Eclettica risulta, infine, la produzione di Patrizio Vellucci, diplomatosi all’Accademia di Brera, autore che sa cogliere la chiarezza e la fermezza del colore, sovrapponendo alfabeti cromatici e offrendo alle tele profondità uniche: esiste un certo equilibrio nella composizione, fatta di elementi e di soggetti tra un figurativo e un astratto, contaminazione di stili in cui la tela, utilizzata nella sua totalità, risulta essere supporto fondamentale. Vellucci si sposta anche su sculture fatte di cartapesta in cui il corpo umano, l’anatomia descrittiva, viene definito in modo puntuale e attento, tra simboli arcaici e antichi e attualizzazione dei medesimi.
Alessandro Rizzo
Scrivono in PASSPARnous: k
Aldo Pardi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo. |
Fotografia
Un pittorialismo fotografico: l’arte di Francesco Ragno tra forme e geometrie. di Alessandro Rizzo L’art brut diventa arte grezza e
flusso di coscienza tempestoso nelle cromaticità visionarie di Marie-Claire Guyot. di Alessandro Rizzo Georg Schrimpf:
da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein. di Alessandro Rizzo Un esempio di architettura integrata: la Fondazione Maeght.
di Alessandro Rizzo |
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