Rivista PASSPARnous n° 26 - CINEMA - STORIE PAZZESCHE, un film di Damián Szifrón. Un articolo di Daniel Montigiani

Revue Cinema
Sezione diretta da Daniel Montigiani

STORIE PAZZESCHE,

Un film di Damián Szifrón

Articolo di Daniel Montigiani

Quale può essere considerata la migliore pazzia, la più efficace, nel bene e (soprattutto) nel male? Forse quella che esplode dal centro della situazione più tranquilla e piatta.

Proprio come accade nei sei episodi che compongono Storie pazzesche dell’argentino Szifrón, coprodotto da El Deseo di Almodovar: i passeggeri di un aereo fanno una scoperta poco gradita; in uno sperduto ristorante una giovane cameriera si imbatte inaspettatamente in un rude cliente di sua triste conoscenza; l’incontro poco felice fra due automobilisti in una superstrada fra le montagne sfocia in un mostruoso faccia a faccia; un incidente automobilistico causato dal giovane figlio di una ricca famiglia argentina porterà a bugie e vili macchinazioni; un ingegnere, stuzzicato dalle insistenti ingiustizie della burocrazia, perde la pazienza; una festa di matrimonio troppo perfetta per non essere attraversata da qualche tempesta.

Eventi di tutti i giorni, assolutamente ordinari, i quali, però, passo dopo passo, assumono il volto dell’eccesso più corrosivo, pazzesco, selvaggio.

Esplosioni di follia e cambiamenti repentini spesso dettati da un desiderio di rivalsa e vendetta, in genere del protagonista della singola storia; una generosa apertura al delirio che, però, non pare condurre a veri vincitori.

Al di là, infatti, delle ragioni che spingono i personaggi a compiere azioni spesso così estreme, Szifrón vuole forse sottolineare come non sia poi così complicato per noi esseri umani altamente “civilizzati” rincorrere le forme della bestialità più incontrollata. Non è un caso se i titoli di testa presentano proprio immagini di animali, spesso selvaggi.

“Molta follia è saggezza divina”, scrive Emily Dickinson in una delle sue più note poesie: non si può dire che quella di questi personaggi possieda tale caratteristiche, a meno che, anche a ragione, non si voglia vedere tali raptus come reazioni sconclusionate ma genuine ai meccanismi ferrei della società, con il suo incancellabile reticolato di burocrazia, col filo spinato della sua corruzione (è il caso, ad esempio, dell’episodio dell’ingegnere).

Alla fine, non vi è alcun vero sussulto di regia, nessuno sguardo particolarmente singolare che faccia pensare a un capolavoro, ma, grazie a una sceneggiatura ben calibrata nel descrivere lo squilibrio, piena di un crescendo gustosamente sadico, Storie pazzesche convince, arrivando con destrezza e giusto distacco a dimostrare come il ponte che unisce la risata, l’ironia più liberatoria alla deformazione più violenta del cosmos sia breve e facilmente percorribile.

Daniel Montigiani

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