Il ritratto può diventare una narrazione umana che parte da un’astrazione surreale, che assapora e affonda le sue radici nel corporeo e reale. L’esposizione “Corpi narranti”, organizzata da Art Date, è una collettiva che si tiene dal 4 dicembre presso il Goganga, cocktail and lounge bar di Milano, dove sono presenti le opere di Davide Gasperini edi Emanuela Balbini. L’inaugurazione ha visto una performance di danza butho, a cura di Annibale Covini: un’esibizione suggestiva quanto mistica dove l’espressione del corpo e del viso diventavano trasposizioni fisiche e viventi delle narrazioni impresse negli scatti di Davide e di Emanuela.
Il fisico diventa quasi messaggio ipertestuale in un iperrealismo che ci porta a indagare le pieghe estetiche e visibili di un racconto che si fa interiore, che diventa espressione viva e pulsante di dettagli anatomici di corpi dinamici, in movimento. L’opera di Emanuela Balbini ci conduce in una fotografia composita, seppure non sia un collage, ma una suddivisione a quadrati di ambiti che ritagliano parti del corpo, di un corpo che vive, che si trasforma quasi, che pulsa energia e forza e che si snoda in diverse sezioni, tali da ricondurre lo spettatore a un concetto universale e unitario, sintonico e sintetico, di fisicita’ attiva, immergendoci in una contemplazione dell’interiorità e dell’animo, delle emozioni e delle sensazioni che il soggetto stesso vive ed esprime attraverso i suoi movimenti. Saturazione completa, luminosità incisiva, fissità dell’obiettivo che riprende i particolari di un corpo e lo ricompone, dopo averlo concettualmente ed esteticamente scomposto, per, poi, riproporlo in un’ottica diversa e differente, inattesa, fonte di panorami e prospettive anatomiche e iperreali nuove. La grandezza dell’opera, 180 cm per 180 cm, è tale da coinvolgerci e trasportarci nel vortice disegnato, attraverso l’utilizzo sapiente della macchina fotografica, del gioco di luci e dei contrasti che diventano quasi plastici grazie a uno sfondo scuro, in cui centrale risultano solamente le parti del fisico, dai movimenti delle mani, molteplici, delle braccia e delle gambe, mantenendo l’unicità del busto e del tronco, parte originante la vita e l’esistenza dell’individuo. Non poteva questa opera non essere accompagnata dalle opere di Davide Gasperini dove ritorna una fotografia quasi pittorica, lucente, dalle tinte chiare e, allo stesso tempo, sature, attraverso la sua capacità di saper ritrarre corpi non identificabili e, quindi, universali, atemporali e aspaziali nella loro portata: un cammino dove trionfa la sensualità di fasci muscolari e di linee dettaglianti corpi atletici e giovani, sembrano quasi definiti con un pennello ma, in realtà, frutto e conseguenza di un attento utilizzo della macchina fotografica, di quell’obiettivo che attende il momento giusto per immortalare movimenti espressivi ed espressionistici di corpi narranti, appunto. Ci si inoltra nel percorso che ci segna la serie di Davide in una fotografia che gradualmente, nella disposizione ottima delle opere all’interno dello spazio, avanza verso una rappresentazione concettuale, significanti estetici che riprendono la tangibilità propria di un corpo per determinarne quella valenza di contenuti che ci portano a interrogarci sulla nostra esistenza. Non possiamo, quindi, rimanere perturbati e, pertanto, interessati da quella serie di corpi che diventano oggetti di utilizzo quotidiano, il ragazzo che dalla sua monumentale e agile fisicità diventa stelo di una lampada, domandandoci quale significato recondito possa promanare da uno scatto fatto con semplicità, immediatezza, magari conseguenza di un gioco, di certo frutto di un sapiente utilizzo del chiaroscuro e degli infiniti alfabeti che il bianco e nero, in tutte le sue sfumature, ci può garantire. Non possiamo rimanere indifferenti e privi di pulsioni nell’osservare quella serie di parti di corpi, erculei e massicci, statuari quasi, scolpiti e ritratti con dettaglio e cura nelle linee e nelle forme che ne delineano i contorni del corpo, avvinghiate e costrette, legate da lacci e da funi, tali da darci un senso di oppressione ma, anche, e soprattutto, di esigenza e voglia di liberazione del proprio io dalle costrizioni del presente, del reale, della limitatezza e finitudine del presente. Davide ed Emanuela non invadono mai il campo di osservazione dello spettatore, lasciando quest’ultimo libero di interpretare e di apprezzare le loro opere, pur suggerendoci i passi che possiamo compiere nel lungo cammino narrativo di poetiche trasposte attraverso quella forma d’arte che non può prescindere dai dati dell’oggettivo ma che può, invece, qui la sua valenza artistica compositiva e contenutistica, trascendere espressivamente e concettualmente da esso, apportandoci in panorami e prospettive, luoghi immaginari e interiori mai esplorati ma presenti. Emanuela è una fotografa professionista, avendo non solo collaborato con diverse riviste italiane in qualità di ritrattista, ma procedendo in una continua sperimentazione della sua arte, dando quasi un’anima e uno spirito anche a quello che non ha nulla a che vedere con il ritrattismo e il figurativismo puro, ossia la ripresa di paesaggi e di ambienti, anche cittadini, o naturali, ma espressivi in quel “silenzio” e in quella solitaria visione, come fossero dei dipinti di Hopper. Non possiamo rimanere impassibili davanti alla tenuità e alla delicatezza delle luci e dei dettagli descrittivi di fotografie che riprendono le coste italiane, parti di città e di metropoli, astraendoci dai contesti, rendendoli fotogrammi di racconti interiori. In Davide vedo una continua tensione a scoprire, riscoprire, riscoprirsi, in una voglia continua di non soddisfarsi mai dell’obiettivo raggiunto. Davide può dirsi davvero eclettico e poliedrico nella sua formazione e tensione artistica, ma anche nelle tecniche che va a delineare: lui è stato pittore su vetro, per diventare scultore di opere lignee, ha lavorato per varie pubblicazioni del mondo della fashion art, fino ad arrivare alla realizzazione di costumi realizzati con materiale di riciclaggio. Vediamo in lui un’attenzione forte e sapiente nella descrizione del corpo umano, maschile soprattutto, in tutte le sue parti e i suoi particolari: la lettura della nudità diventa espressione di un concetto interiore che ci porta a universalizzare il messaggio poetico che da essa promana. Rimango affascinato nelle opere di Davide dal raggiungimento di un fine che diventa davvero difficile per un fotografo: quello di unire la capacità tecnica della fotografia, appunto, con la sensibilità pittorica, donandoci quasi delle tele e non semplici fotografie, ingannando piacevolmente l’occhio dello spettatore, tanto da sembrare le sue opere dei dipinti che assaporano di pennellate decise e descrittive di tanta arte del Rinascimento. Possiamo parlare di Davide come di un fotografo dal sapore rinascimentale, in una prospettiva iperreale e quasi surreale, linguaggi di concetti unici e alfabeti visionari. Alessandro Rizzo
Scrivono in PASSPARnous: k
Aldo Pardi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo. |
Fotografia
Un pittorialismo fotografico: l’arte di Francesco Ragno tra forme e geometrie. di Alessandro Rizzo L’art brut diventa arte grezza e
flusso di coscienza tempestoso nelle cromaticità visionarie di Marie-Claire Guyot. di Alessandro Rizzo Georg Schrimpf:
da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein. di Alessandro Rizzo Un esempio di architettura integrata: la Fondazione Maeght.
di Alessandro Rizzo |
LE ALTRE SEZIONI di PASSPARnous:
|
Sezione
Revue Cinema diretta da Daniel Montigiani Sezione
Trickster diretta da Alessandro Rizzo Sezione
Reportages diretta da Davide Faraon |
Sezione
Psychodream Review diretta da Enrico Pastore e Francesco Panizzo Sezione
Apparizioni diretta da Francesco Panizzo Sezione
Archivio diretta dalla redazione di PASSPARnous |
Sezione
Musikanten diretta da Roberto Zanata Sezione
Witz diretta da Sara Maddalena Sezione
Eventi diretta dalla redazione di PASSPARnous |
|
Vuoi diventare pubblicista presso la nostra rivista?
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
Fai clic qui per effettuare modifiche.
Vuoi entrare nella redazione di Edizioni Psychodream,
o collaborare con Psychodream Theater?
Direttore: Francesco Luigi Panizzo | [email protected]
Per affiliazioni pubblicitarie | [email protected]
Per collaborazioni e progetti | [email protected]
Tutti i contenuti di questo sito possono essere utilizzati da altri media e siti internet, giornali o televisioni con la clausola
di esporre a citazione, tramite il seguente link, la Edizioni Psychodream oppure la pagina di riferimento.
Per info: ooooooooooooooooooooooooo
[email protected]
[email protected]
Psychodream Theater - © 2012 Tutti i
diritti riservati