Torneranno
i prati Un film di Ermanno Olmi Articolo di Daniel Montigiani
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Un recipiente chiuso, che, in posizione vacillante, oscilla appeso al soffitto di quella che presto si scoprirà essere una trincea. È con questa immagine che si apre quasi con intima desolazione il nuovo film di Olmi, perfetta per esprimere lo stato instabile e tragicamente “appeso” dei soldati nella prima guerra mondiale, drastico tema dell’opera.
La pellicola del regista bergamasco si svolge infatti nel corso di una notte sul fronte Nord-Est, nelle trincee degli Altipiani inesorabilmente ricoperti di neve, poco dopo gli scontri finali del 1917. Qui la vita dei soldati è attraversata dal rumore e dall’arrivo delle esplosioni, è tenuta in ostaggio da sgradevoli sospensioni e attese senza fine, dalla morte che li sfiora per poi, magari, decidere di inghiottirli definitivamente. Olmi (ri)propone fatti realmente accaduti e appartenenti alla memoria di tutti col delicato e straziante tocco di un lirismo mai invasivo o di troppo, aiutato anche da una fotografia dai tratti cupi, non lontana da certe suggestioni di Nostalghia di Tarkovskij: la neve, con grazia impassibile, è vista come distesa di morte, col suo bianco abbacinante - rafforzato da quello della luna piena - che riecheggia il pallore definitivo di un cadavere, mentre i primi piani dei soldati, col loro sostanzioso dolore, penetrano nella fibra più viva e sincera della macchina da presa. In questa grande e assurda disgrazia collettiva della prima guerra mondiale, lo sguardo di Olmi sceglie anche di rifugiarsi nella semplice intimità degli esseri viventi, delle cose e degli atti: oggetti abbandonati a se stessi che evocano la debolezza e l’inevitabile passività dell’essere umano costretto in situazioni estreme; i soldati che, spauriti e teneramente confusi, aspettano la corrispondenza o stanno in fila per la loro razione di cibo come degli eterni senzatetto; animali - un coniglio in fuga nella neve, un topolino concentrato a mangiare con avidità quasi commovente, una volpe che passa sotto un albero – le cui azioni essenziali per il loro mantenimento rispecchiano le (disperate) necessità di base di questi uomini psicologicamente e fisicamente intrappolati e costretti in trincea. E, alla fine, una volta giunta a termine la guerra, la neve si ritirerà e torneranno nuovamente i prati, e nessuno, forse, si ricorderà del peso insopportabile e mortale di ciò che è accaduto. Ma, prima o poi, come in un circolo mortifero che si ripropone senza sosta, l’accecamento e il potere distruttore dell’uomo farà arrivare altri, nuovi conflitti. Daniel Montigiani
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Aldo Pardi, Claudia Landolfi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo.
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