Si apre sabato 4 ottobre presso la Casa del Sole e della Luna di Milano un’esposizione collettiva che vede in modo chiaro e indistinguibile un confronto di stili, poetiche e arti differenti di generazioni a confronto, un momento di studio di evoluzioni e sperimentazioni di percorsi personali, autonomi e unici.
Massimo Costantini lo ritroviamo in due momenti che compongono il suo lungo percorso di formazione e di autodeterminazione artistica: una prima fase, la grafica e il disegno, una seconda fase, quella espressionista che si alimenta di quel paesaggismo urbanistico complesso e completo nelle sue forme. Nella prima fase troviamo un’intensità di colori che nel loro contenuto numero si addensano in modo lineare e uniforme, costruendo forme e giochi di forme senza precedenti, quasi tratteggiando in modo simbolico dei concetti che vanno oltre al dato reale e concreto. La tecnica che Massimo adotta è tale da rendere la grafica, attraverso texture forti e la matericità di un acrilico composto e plastico, strumento artistico elevato a un significante e che manifesta una poetica che si incentra sull’estetica e sulla rappresentazione nella linearità delle forme, semplici, essenziali, quasi minimali, ma dense di significato. È in questo frangente, tanto estetico quanto contenutistico, che possiamo scorgere e assaporare un ritorno della pop arte in una visione postmoderna, stile che ci suggerisce attraverso colori e tinte singole una visione e rivisitazione di oggetti e soggetti a noi familiari, quotidiani, conosciuti e riconoscibili sotto dimensioni e strutture mai esplorate, nuove e sorprendenti. La seconda fase è nota come espressionismo nel senso specifico del termine: un alfabeto di colori e di tinte che tratteggiano scene quotidiane di vita cittadina, un tripudio di sensazioni e di emozioni che promanano dalla forza espressiva, appunto, delle forme e dei giochi di luci, vere vivacità cromatiche. Si passa all’altra generazione, quella giovane, non priva di riferimenti e citazioni che costruiscono stili ed elaborazioni autonome. Si arriva, così, ad Amedeo Falcetti, giovane che fa della transavanguardia il riferimento estetico e compositivo più forte. Si ritorna, pur in prospettiva di un messaggio artistico futuro, così, a quella definizione attraverso i colori e le tinte, attraverso la forza e l’impeto delle pennellate, particolarmente attente alla costruzione della tela, di forme che vanno oltre al dato reale, pur partendo da quest’ultimo, e di figure, quei visi che compongono le opere, che si evidenziano attraverso una diversa calibrazione del colore. Abbiamo, così, il contrasto tra tinte più accese e vive dei volti e altre più scure e cupe, che definiscono il fondo su cui si esplica il gioco di immagini, indefinito quanto impercettibile. La manualità si evidenzia tramite un ritorno centrale della composizione, dell’atto di produzione e di definizione della tela nelle sue parti composite. Si apprezza la decisione del tratto, la fermezza della mano, la consapevolezza del procedimento pittorico in un autore ancora giovane, non privo, lo si vede,di quell’anelito verso a una continua sperimentazione, mai sazio del risultato raggiunto. Anelito è questo che evidenziamo anche nella produzione artistica di Ambrogio Tacconi, artista anche lui giovane, nella cui arte impera con una certa ponderazione il metafisico, il concettuale, in una capacità e abilità di saper giocare con forme puramente geometriche, che disegnano paesaggi surreali, fantastici, quanto lineari. A essere centrali, quindi, sono gli oggetti che apportano significanti di contenuti reconditi e di messaggi intrinseci all’opera nel suo complesso. Ambrogio dimostra una capacità compositiva piuttosto sicura e ferma, salda, ben delineata nella sua portata e nel suo genere, tanto da dimostrare una certa attenzione al flusso interiore che si esplica in disegni compositi, composti di geometrie, quasi suggerendo nella delicatezza dei colori messaggi reconditi, senza scadere nel puro accademismo di maniera ma, anzi, inoltrandosi in quell’informale che diventa rappresentazione artistica semplice. Accompagna l’esposizione un momento musicale, sintonia tra la forza evocativa delle note e la capacità incisiva dell’immagine, una lunga colonna sonora, che arricchirà l’evento di suggestivi suoni, un live set gestito da Ariberto e Gabriele, presentazione di un lavoro, incontro tra musica classica ed elettronica tale da donarci quelle emozioni e sensazioni utili a dare un contributo artistico sperimentale e autonomo notevole: si evidenzia, così, un’intersezione tra la ricerca musicale e la ricerca pittorica. Alessandro Rizzo
Scrivono in PASSPARnous: k
Aldo Pardi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo. |
Fotografia
Un pittorialismo fotografico: l’arte di Francesco Ragno tra forme e geometrie. di Alessandro Rizzo Georg Schrimpf:
da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein. di Alessandro Rizzo Un esempio di architettura integrata: la Fondazione Maeght.
di Alessandro Rizzo |
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