DURAN DURAN UNSTAGED,
Un film di David Lynch Articolo di Daniel Montigiani
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David Lynch, con il volto e il corpo in buona parte annebbiati, “affogati” in un bianco e nero granuloso e incerto, con quella sua vocina un po’ gracchiante e vagamente infantile à la James Stewart, guarda verso la macchina da presa con l’intento di rivolgersi direttamente al pubblico. In questa prima inquadratura l’autore di Velluto blu afferma che il concerto dei Duran Duran a cui stiamo per assistere, da lui interamente ripreso al Mayan Theatre di Los Angeles il 23 marzo 2011, non sarà una visione “normale”, bensì “un esperimento”.
Come se ci fossimo dimenticati del suo approccio bizzarro e accanitamente visionario: quando mai, infatti, i film di Lynch, creatore di “labirinti” suggestivi e geniali come Eraserhead, Strade perdute e Mulholland Drive, sono stati “normali”? E quando mai, ogni sua singola pellicola, anche quella più apparentemente lineare e narrativa, non è stata concepita come un esperimento? Al massimo, ciò che può sorprendere è l’”unione” di uno dei registi più torbidamente innovativi e sperimentali della storia del cinema con una delle band pop(ular) per eccellenza, nata per divertire e per piacere a un pubblico il più vasto possibile. Ebbene, il motivo di questa “coppia” è tanto semplice quanto complessa e stratificata è l’arte di David: Lynch, come afferma lui stesso nell’incipit, è da sempre stato un fan dei Duran Duran. Ad ogni modo, alla fine, questo incontro non è poi così strano. I Duran Duran non meritano difatti di essere sottovalutati. Non solo perché sembrano Bach (!) se li paragoniamo a inutili boyband nate successivamente, ma anche perché il gruppo inglese, sviluppatosi in pieno New Romanticism all’inizio degli anni Ottanta, ha scritto dischi di ottimo livello e di grande finezza come Rio. Comunque: Lynch parlava di esperimento, di un documentario non ordinario. Detto fatto: in Duran Duran unstaged non c’è inquadratura che sia “servita al naturale”: tutto il concerto è infatti ripreso in bianco e nero, l’immagine è continuamente disturbata da dissolvenze incrociate, eccentrici squarci che interrompono la “narrazione”, grandangoli deformanti, e soprattutto da sovrimpressioni di grottesche visioni. Sovrimpressione mon amour, verrebbe da dire da quanto tale stilema è instancabilmente presente; così tanto da risultare quasi “impertinente”. Il concerto, dunque, che (ri)propone hit come Planet Earth e Save a Prayer alternate a pezzi più recenti, impreziosito dalle partecipazioni di Beth Ditto dei Gossip, My Chemical Brothers e Kelis, è continuamente “attraversato” da bizzarre immagini: barbie seminude che ballano e alzano le braccia, pezzi di alberi fumanti, fluttuanti maschere arcaiche, presenze umane in case oscure. Tutte “apparizioni”, queste, che spesso hanno direttamente a che fare con alcuni elementi e temi dei testi delle canzoni qui proposte, come l’immagine della Terra che gira durante l’esecuzione di Planet Earth. Tuttavia, se alcune visioni sono indubbiamente suggestive e piacevolmente inaspettate, altre, invece, finiscono per sembrare destabilizzanti da quanto sono banali. Un paio di esempi: la sovrimpressione del fuoco nel corso di A view to a kill, che qualsiasi persona è in grado di fare, o l’ingenua icona della radio che si muove durante la bellissima The man who stole a leopard. Questa operazione della sovrimpressione, poi, sfugge alla svelta di mano a Lynch, facendosi stucchevole, ripetitiva e fuori luogo. Peccato, anche perché il concerto è davvero notevole, non solo perché mette in evidenza l’ottima forma vocale di Simon Le Bon, ma anche per i preziosi arrangiamenti di Mark Robson, che conferiscono nuove, ricche vesti ai vecchi pezzi. Come spettatori, insomma, da un regista come David Lynch abbiamo il diritto di aspettarci (molto) di più. Per fare un’opera memorabile o rimarchevole non basta, infatti, confermare e riproporre il mai sopito desiderio di stranezza e visionarietà. Daniel Montigiani
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Aldo Pardi, Claudia Landolfi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo.
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