onori e Disonori

   È al minuto 10.44 di questo video pubblicato da Il Fatto Quotidiano che arriva la supercazzola che purtroppo già ti aspetti fin dai primi secondi quando c'è di mezzo il nome Santanchè ma che speri sempre sia troppo imbarazzante da esternare anche per i corpi più in vendita e plastificati della politica italiana ... eppure, quasi in sottofondo, la frecciatina della narcisetta giunge flattulente: “Sono tutte medaglie al merito, così ho più voti”. E questa è la più triste verità che possa venire a galla dal momento che, non per la disonorevole Santanchè c'è da preoccuparsi, in realtà lei mente - di voti non ne ha e sa che deve far di tutto per restare a galla in qualche modo, ma mi preoccupo per la mente degli italiani e per cosa riescono a fare sotto effetto di xenofobia. Italiani, sempre volubili alla svendita al miglior offerente dove in questo caso è Salvini (altro disonorevole) che fa da imbonitore di consenso al proprio partito in cambio di un buon stipendio e spacciando slogan etnofobici agli attuali nipoti ed eredi delle grandi emigrazioni dei nostri nonni o bisnonni. Un popolo, il nostro, che se oltrepassa la frontiera Svizzera trova cartelli affissi dove si certifica la presenza di lavoratori e qualità svizzere a volte specificando che non sono italiane. Sarà spirito di emulazione quello elvetico per un modello decisamente di “bassa Lega”. Non la Lega di Bossi, non ce ne voglia, quello ce l'ha così duro che è rimasto paralizzato per metà. Siamo come il corpo di Bossi, che visione spregevole, anche noi, troppo spesso futilmente pensatori, ci troviamo divisi a metà e a farci rappresentare sempre da chi dice di essere o fa il più duro e che poi, come la storia insegna, finisce sempre male. Mi spiace Scanzi, ce l'hai messa tutta, ci hai provato a convincerlo Jelloun che il “.. nostro popolo è molto più bello di coloro che lo dovrebbero rappresentare”, ma lo sai anche tu che non è vero. Se questi "onorevoli" ci sono un motivo c'è e si trova soprattutto nel popolo, più o meno coinvolto con gli stipendi di chi li disonora.

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Francesco Panizzo