Natura
artificiale nelle opere di Antonio Cerra Articolo di Enrico Ratti Questa è la mia testimonianza attorno alla pro- duzione artistica del pittore Antonio Cerra. Leg- gendo le sue opere due cose mi sono sembrate subito evidenti e contrastanti fra loro: la natura da cui trae ispirazione e l’industria, ossia la tecnica, con cui realizza i suoi lavori.
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Prendiamo allora in considerazione il concetto di natura. Anzitutto occorre notare come le opere di Cerra non rientrino a nessun titolo nel dominio naturalistico. E questo lo dico perché considero nella sua complessità il suo lavoro di pittore, grafico e incisore come frutto di un artificio. Infatti l’emulazione della natura è emulazione in materia d’artificio, ovvero in materia di arte del fare e d’ingegno.
Infatti, idealizzare la natura, concettualizzarla, significa mortificare l’arte e l’invenzione. Idealizzare l’arte significa, insomma, sottoporla al dominio della mentalità dei critici d’arte. E la mentalità dei critici d’arte, com’è noto, è sempre mortale mai immortale. Ebbene, dopo queste considerazioni possiamo affermare questo: la natura come tale non esiste! Infatti, per Lucrezio, essa dimora nella parola e indica come le cose nascono e come si fanno. E da dove vengono e dove vanno. Quindi, a ben guardare, il concetto di “natura morta” che viene applicato a gran parte delle sue opere, è un concetto idealistico. |
La natura è, quindi, nel suo principio lo stato nascente, lo stato iniziale, delle cose. In questo contesto, per dir così linguistico, in continuo rinnovamento, in continua mutazione, in continua rinascita, in continuo movimento, la pittura, la scultura, la grafica e l’incisione emulano l’artificio con l’artificio.
E queste tecniche sono sottili invenzioni le quali, con filosofia e raffinate speculazioni, considerano, come esige Antonio Cerra nelle sue opere, tutte le qualità delle forme: l’aria e il sito, la pelle, la carne e le ossa degli animali, delle verdure e anche delle tavole. Forme che sono cinte d’ombra e di lume. Ecco, io credo che in questa speculazione risieda il piacere dell’invenzione e dell’arte. Il piacere dell’arti-ficio. E il piacere è l’approdo alla qualità. In questo contesto le opere di questo artista emergono e si distinguono dalle altre per la loro modernità, ossia per il modo con cui introduco un’apertura e un’invenzione. Modo da cui procedono tanto il rinascimento che l’industria. L’industriosità appunto.
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Enrico Ratti
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