Sangue
di Pippo DelBono Articolo di Daniel Montigani
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Sangue. Un titolo lungo una sola parola, di una
brevità secca, sgarbata, quasi ingiusta e indifferente che però sa ben
sintetizzare e contenere tutti i principali argomenti, gli aspetti contemplati
in questo ultimo film di Pippo Delbono, come il sangue causato dal vecchio
sfibrarsi della politica e dai suoi dintorni, il sangue del cuore della madre
di Delbono che arriva al termine del proprio scorrimento.
Ma in questo film in cui
Delbono si reca in una città ancora disastrata come L’Aquila, incontra e viaggia
con l’ex brigatista Giovanni Senzani che ha da poco finito di scontare anni di
carcere, si reca in Albania per impossessarsi di una medicina per curare la
madre e assiste questa fino all’ultimo pezzo della sua malattia il “sangue”
assolutamente centrale è proprio quello della presenza del regista e attore, il
sangue imposto naturalmente dal continuo pathos del suo essere, del suo fare,
del suo pensare e proporsi.
Delbono, con un procedimento visivo vagamente simile a quello usato da Kieslowski in Film rosso, evoca la rossa presenza del sangue tramite alcuni oggetti o elementi, come le rose sulla bara della madre, la sciarpa di Giovanni, la luce del semaforo rosso proveniente dal fuori campo che illumina il volto di quest’ultimo durante il viaggio in macchina, la diffusa illuminazione sanguigna della sua messa in scena del Don Giovanni a Napoli (non va dimenticato infatti che Delbono è principalmente stimato regista teatrale).
Impossibile ovviamente catalogare questo film come brutto o privo di stimoli: le intenzioni, insomma, sono lodevoli, ma l’applicazione di queste raramente splende: indubbiamente buona l’idea di riprendere anche con leste inquadrature oggetti e dettagli anomali durante il viaggio in Albania, ma - soltanto per fare un esempio - il soffermarsi sull’immagine di un’accattivante pubblicità di prodotti di lusso che stride con l’ambiente grigio e degradato è davvero poco originale, un azione fatta tra l’altro in maniera sbrigativa.
Come già era in parte successo con la sua opera precedente Amorecarne, Delbono non sembra mai centrare la bellezza, come se si trovasse sempre a pochi centimetri dal proprio talento o ai margini di questo e mai al centro pieno.
Daniel Montigiani
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Aldo Pardi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo.
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