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Rivista d’arte diretta da
F. Panizzo e V. Vacca |
L’eclettismo poetico ed estetico
di un artista completo: Livio Scarpella di Alessandro Rizzo Eclettico perché atemporale, quindi non definibile, non ascrivibile, non circosrvibile, non di maniera: sono queste le caratteristiche che, di primo acchito, vengono suggerite dalla contemplazione delle opere di Livio Scarpella. |
Le sue sculture diventano plastiche, come “Out of the heart”, ossia
ripropongono in elemento tangibile una produzione che vuole essere il sé
che si propone nelle sue accezioni poliedriche, inafferrabile,
inconcepibile, in- definibile: ed è da qui, quindi, quell’infinitezza di
una poetica che non vuole terminare col raggiungimento di un’idea e di
una sua soddisfazione. La tecnica utilizzata da Livio Scarpella non è unica, perché il suo stile attinge da diverse scuole artistiche, che possiamo dire partano da quella rinascimentale per arrivare all’art nouveau, passando per la pop art e conducendo verso il simbolismo e l’iperrealismo. In questo interstizio artistico e lirico si pone in modo diretto e immediato l’impatto poetico dell’arte di Scarpella, che è una ricerca continua di sé, quasi ingannando lo spettatore di aver potuto godere, immaginando di averla raggiunta, dell’essenza reale e ultima del rappresentato, ma che, invece, nasconde nel suo narcisismo estetico, quella finalità che è tipica del suo percorso produzionale, ossia un continuo cambiamento, mutamento della forma e, quindi, anche della sostanza. Il simbolismo si ciba di un presup- posto reale e concreto, tangibile, il ritratto per, poi, portarci a indagare un panorama metafisico, meta-temporale, in una continua ricerca esistenziale del proprio io, nella dimensione duale, binaria, contraddittoria, contrastante, tra un aspetto gioioso e un aspetto sofferto, tra un aspetto riflessivo e uno spensierato, tra una sensazione di attesa e speranza e una di disillusione, disincanto: la non immediata impermeabilità del soggetto rappresentato ci porta e ci conduce a giocare nell’inganno poetico a cui l’autore conduce lo spettatore.
Niente è percepibile delle pieghe intrinseche dell’essere uma- no, dai contenuti difficili da interpretare, seppure partendo da dati concreti e tangibili. L’arte di Scarpella non ha velleità mo- ralistiche né vuole licenziare giudizi che risultino assoluti e sof- focatamente unici: la relatività del messaggio che proviene è conseguenza di un’approfondita indagine che ci porta a inter-pretare l’esistente come simboli e significanti di un patrimonio della memoria, del ricordo, della reminiscenza. Ragione, con- sapevolezza del concreto si incrociano in Scarpella, così, con un intimo psicologico, espressione estrinseca di un elemento in- teriore, che ha bisogno di essere comunicato, ma che non si realizza in una semplice visione, seppure soddisfacente in una prima lettura, dell’osservante.
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Lo sguardo risulta essere centrale, quasi unico, oggetto di un’indagine e di un’analisi penetrante, impertur- babilmente incisivo nelle visioni dello spettatore: ed è qui che ritroviamo quell’aspetto poetico rinascimentale tipico della centralità dell’uomo nella sua naturalezza, priva di fardelli convenzionali, sia estetici, sia compositivi. È qui che vediamo una certa dose di citazione caravaggesca, come nel dipinto, Scarpella è anche pittore, de L’incoronato, in cui si può notare la modulazione dei colori, delle tinte, che rendono plastiche, quasi reali, quasi veritiere l’immagine e lo sguardo intenso, rilassato, naturale del rappresentato, nella sua candida e sensuale giovinezza, nella sua lirica e attraente innocenza, nella sua attesa e speranza verso un futuro prossimo. Stessa tonalità, che ha molto di iperreale, si può gustare nella visione del Polittico Fiori oscuri, mentre si può contemplare una certa influenza di Art Nouveau, con decorazioni che non rischiano mai di cadere nell’appesantimento stilistico, dai contorni leggeri, dinamici, descrittivi, puntuali, chiari, definiti, pur nell’indefinitezza sostanziale della poetica che trasmette, attraverso un senso di bellezza che è universale, coinvolgente, incisivo, quasi neoclassico. Un nuovo linguaggio, nuovi registri, nuove metafore, allegorie ci donano anche la visione quasi pop artistica di certe opere di Scarpella: una componente, è questa, che ci porta a considerare l’artista come interprete di un reale contingente, fatto da un mercato asfissiante e asfittico, alienante, che diventa espressione artistica, poetica, lirica: visione che ci conduce in un percorso di ricerca e di indagine, umana e interiore. Quasi diretto, assolutamente disarmante per la sua franchezza e immediatezza per- cettiva, ci suggerisce la visione di Little Chubby che, nella sua non artefatta stravaganza, ci informa di una valenza quasi grottesca ma non esagerata, né esasperata, di una concezione diversa, altra, della persona umana, non inclusa né omologata nell’ambito assuefacente del reale. Ed è qui che l’autore diventa quasi ponte comunicativo tra un presente tangibile e un super reale rinnovato, dinamico, fluibile, come fluibili e flessibili sono i confini e contorni della sua poetica artistica, sempre esteticamente coinvolgenti, e densi di contenuti ricchi di significanti.
Alessandro Rizzo
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