VIVA LA LIBERTÀ Un film di Roberto Andò |
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Enrico Oliveri (Toni Servillo) è il segretario del principale partito d’opposizione e, probabilmente anche la sua abbastanza espressiva mancanza di carisma e forza mette in evidenza il suo attuale stato di crisi, condizione che lui sente in maniera così forte da spingerlo addirittura a lasciare i suoi compiti e le persone a lui vicine per scappare a Parigi, dove raggiunge Danielle (Valeria Bruni Tedeschi), sua amante di ben venti anni prima.
A questo punto, la moglie (Michela Cescon) e il collaboratore Andrea Bottini (Valerio Mastandrea) sono grottescamente costretti a trovare un suo sostituto nel fratello gemello di Enrico (di nuovo Toni Servillo), docente di filosofia da poco uscito da un ospedale psichiatrico dove si trovava a causa di una depressione bipolare. Il sostituto (segreto, ovviamente, al pubblico) si rivela ben più carismatico ed efficace del leader originario, tanto da far risalire i consensi del partito…
Viva la libertà! è un film che mostra discreti segni di interesse da più punti di vista. Il primo elemento che quasi naturalmente si impone in maniera assolutamente centrale allo spettatore è proprio la presenza del protagonista interpretato da Toni Servillo. Tale evidente constatazione è dovuta soprattutto alle diverse ed evidenti somiglianze che possono emergere fra l’originale leader del centrosinistra nel film (Enrico Oliveri, ovvero quello spento e pieno di crisi) e i veri e propri capi del vero centrosinistra italiano, quelli che non hanno niente a che fare con ipotetici mondi cinematografici di finzione.
Viva la libertà! è un film che mostra discreti segni di interesse da più punti di vista. Il primo elemento che quasi naturalmente si impone in maniera assolutamente centrale allo spettatore è proprio la presenza del protagonista interpretato da Toni Servillo. Tale evidente constatazione è dovuta soprattutto alle diverse ed evidenti somiglianze che possono emergere fra l’originale leader del centrosinistra nel film (Enrico Oliveri, ovvero quello spento e pieno di crisi) e i veri e propri capi del vero centrosinistra italiano, quelli che non hanno niente a che fare con ipotetici mondi cinematografici di finzione.
Sembrano infatti essere diverse le non proprio stimabili caratteristiche di Enrico Oliveri che riecheggiano e ricordano tragicomicamente, appunto, quelle dei vari leader del centrosinistra italiano, come l’ormai leggendario “sonno confuso e confusionario”, un continuo e pulsante senso di spegnimento interiore che si riflette in maniera ben visibile sul volto, sulla presenza e sull’andatura del leader; una costante pratica del sottotono, sia per quanto riguarda il linguaggio verbale che quello non verbale; la clamorosa (di)-mostrazione di non saper disporre di alcun tipo di vera energia, un senso di disorientamento che provoca apatia. Ma il film sembra utilizzare se stesso da un punto di vista soprattutto narrativo anche per fare uso di altri rimandi che vanno a toccare (seppur brevemente) anche altre zone della politica. Una frase, ad esempio, come «i politici sono mediocri perché i loro elettori sono mediocri» rimanda contemporaneamente sia a certo elettorato italiano che a certi elettori italiani, dimostrando così in maniera parzialmente indiretta l’alto senso di (triste) grottesco presente in particolar modo in questi anni nelle zone politiche italiane.
E, a proposito di grottesco, è proprio quest’ultimo uno degli elementi che dipingono di interesse (o, almeno, tentano di farlo) alcuni momenti del film, come, in primis, il grottesco del comportamento eccessivo del filosofo che ha preso il posto del vero leader del centrosinistra, o quello dell’improbabile quanto bizzarra e interessante danza a piedi nudi del filosofo-leader del centrosinistra con una sorta di Angela Merkel nel corso di un appuntamento diplomatico.
E, a proposito di grottesco, è proprio quest’ultimo uno degli elementi che dipingono di interesse (o, almeno, tentano di farlo) alcuni momenti del film, come, in primis, il grottesco del comportamento eccessivo del filosofo che ha preso il posto del vero leader del centrosinistra, o quello dell’improbabile quanto bizzarra e interessante danza a piedi nudi del filosofo-leader del centrosinistra con una sorta di Angela Merkel nel corso di un appuntamento diplomatico.
E proprio quelli che possono essere considerati i punti principali di questa pellicola di Andò, ovvero l’importanza del protagonista (e il ruolo da lui svolto) e una certa presenza di una traccia grottesca, sembrano far capire come il regista, forse, abbia qui in più di un’occasione cercato di rimandare ad alcune atmosfere visive, attoriali e tematiche dei film di Sorrentino, in particolare Il divo (dove, tra l’altro, non a caso, il protagonista è proprio l’ottimo Toni Servillo) senza però, purtroppo, possedere veramente un marchio di coerenza stilistica del regista.
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Daniel Montigiani |
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