Le campane di San Pietro e di tutta Roma battono a distesa. L’elicottero sorvola il Campidoglio, i fori, il Colosseo, le statue degli apostoli sulla facciata di San Giovanni, i pini marittimi sull’Appia, volteggia sopra i Castelli romani e alle 17 e 23 atterra a Castel Gandolfo.
Con una straordinaria immagine cinematografica Papa Ratzinger, involandosi in cielo, o meglio ascendendo in cielo, lascia la guida della nave di San Pietro e sparisce alla vista. E questo enorme rilievo dato alla sembianza, all’immagine, è un’arte che solo i cattolici sanno trattare con tanta cura e precisione. Nel laicismo non è così. Il laicismo, infatti, abbatte la sembianza per privilegiare il conformismo, la forma comune, l’immagine comune.
Un’immagine che deve avere rilevanza mondiale e un valore comune valido per tutto il pianeta come avviene, per esempio, con la pubblicità degli stilisti.
Con una straordinaria immagine cinematografica Papa Ratzinger, involandosi in cielo, o meglio ascendendo in cielo, lascia la guida della nave di San Pietro e sparisce alla vista. E questo enorme rilievo dato alla sembianza, all’immagine, è un’arte che solo i cattolici sanno trattare con tanta cura e precisione. Nel laicismo non è così. Il laicismo, infatti, abbatte la sembianza per privilegiare il conformismo, la forma comune, l’immagine comune.
Un’immagine che deve avere rilevanza mondiale e un valore comune valido per tutto il pianeta come avviene, per esempio, con la pubblicità degli stilisti.
Con il battesimo, con l’imposizione delle mani, con il lavaggio dei piedi, con il gesto di mettere la cenere sulla testa etc.. etc.., il cattolicesimo dà questo rilievo enorme alla sembianza.
Una sembianza impossibile da mondializzare, perché queste sono tutte immagini di un rigore, di un valore e di uno stile assoluti come lo è stata, appunto, l’immagine di Papa Ratzinger che ascende in cielo. |
Già i drammaturghi della Grecia classica avevano introdotto questo aspetto dell’ascesa in cielo. Infatti, Sofocle, nell’Edipo a Colono, descrive un uomo ormai vecchio che si allontana in compagnia delle sue due figlie e sparisce allavista. Edipo non c’è più perché viene assunto in cielo. E questo è un modo per cui Edipo non ha una morte comune, non è umanizzato. Egli innalzandosi in cielo mette in questione l’apoteosi. È nota la formula dell’apoteosi: “morto un re se ne fa un altro”. Oppure: “morto un Papa se ne fa un altro”. nell’apoteosi la morte comporta che a un re ne succeda un altro, o che a un Papa succeda un altro Papa. La morte di un Papa, per esempio, è sempre stata un’apoteosi come di recente è avvenuto con Giovanni Paolo II dove, addirittura, si è trattato di una vera e propria divinizzazione. Insomma, la morte di un re o di un Papa si è sempre inserita nel cerchio della fenice: un animale fantastico che rinasce dalle proprie ceneri. Adesso con Ratzinger il Papa non è morto eppure ce ne sarà un altro. Quindi l’apoteosi, la divinizzazione dell’uomo, è tolta. È tolto, cioè, un aspetto fondamentale del paganesimo: quello della morte del padre. Una morte che già Cristo, con il suo sacrificio, aveva contribuito a spazzare via. Con lui Dio padre non viene ammazzato e il figlio può regnare assieme al padre e allo spirito.
A ben guardare, quindi, è solo la parola cattolica che introduce la trinità. E la trinità toglie la necessità di ammazzare il padre per regnare. Invece, il figlio, nel paganesimo, deve uccidere il padre per regnare. Infatti, nella mitologia della Grecia c’è il padre che teme sempre il figlio perché potrebbe ammazzarlo. Prendiamo, adesso, come esempio l’Edipo re di Sofocle.
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In questa tragedia Laio affida suo figlio Edipo al pastore perché un oracolo gli aveva detto: “Tu sarai ucciso da tuo figlio”. Nella tragedia di Sofocle c’è, quindi, questo oracolo che diffonde una profezia di morte. Laio crede nell’oracolo, allontana Edipo e lo affida al pastore che ha il compito di ucciderlo. Con questo gesto Laio, però, rende possibile la profezia e Edipo, per un giro della storia, lo uccide comunque.
La parola cattolica, invece, introduce la trialità sia nel linguaggio che nell’immagine e il figlio per regnare non è più costretto ad abbracciare un fantasma di morte. Un fantasma di morte che abolisce la scrittura. Quando, invece, c’è questa istanza di scrittura, che nella Chiesa è fortissima, c’è la chance che ci sia l’altrove.
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E l’oltre. Oltre l’intenzione, oltre la personalità, oltre, addirittura, quella volontà di bene tanto cacara a San Tommaso d’Aquino. Insomma, Benedetto XVI con questo suo involarsi in cielo, oltre a sospendere l’apoteosi pagana ha indicato per la Chiesa come sia urgente andare oltre la volontà di bene. Ossia come sia urgente andare oltre a tutti quei fantasmi materni che costellano la vita della Chiesa. Fantasmi materni che giustificano e reggono la credenza popolare, ma che nulla condividono con la fede e con la sua virtù.
Enrico Ratti
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