Marco Fioramanti evoca
sciamanicamente le dimissioni di Benedetto XVI° Nessuna bufala, lo aveva già fatto altre volte, ricorderete il caso Volkswagen: “i suoi lavori sono considerati ‘atti sciamanici’ per il rapporto causa effetto che hanno provocato nella realtà imminente al “varo” (è proprio il caso di dirlo) delle sue opere. È il caso dell’installazione con la Volkswagen Non saremo prigionieri di nessun carcere, a Berlino nel 1985 (vettura dipinta nel 1983 e il muro nel 1985 ). Ma Fioramanti non è solo psicomagia jodoroskyana in azione, è anche sensibilità estrema e preveggenza che altri hanno comunque collegato a “un primitivismo più conflittuale ed antiborghese” e le sue opere hanno inteso come Letal Weapon. È il caso del disastro dell’11 settembre: una scultura di Fioramanti installata a New York City nel 1989 si chiama Manhattan Skyscrapers e nella foto che la documenta è riprodotta in primo piano e sullo sfondo dei grattacieli a Downtown, dove sono ben visibili anche le Twin Towers prima della tregedia (per maggiori info. Manhattan Skyscrapers, correva l’anno 1989). In realtà c’è molta preveggenza nelle sue opere e anche i più scettici cominciano a rendersene conto ora che L’Arca della Scala Santa ha tutti i presupposti per considerarsi alla stregua delle precedenti veggenze di Fioramanti. D’altronde cos’è un’artista se non colui che ha l’animo incline per captare come una “Calamita Cosmica” gli umori che gravitano intorno alla terra? Concordo con Tito Amodei: Fioramanti è Arte. |
Marco Fioramanti - The godfather night
Non saremo prigionieri di nessun carcere - 1985
Manhattan Skyscrapers - 1989
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Soprattutto lo è nel luogo della rivelazione della realtà sotto quelle forme imprescindibili dalle energie che muovono e trasformano la materia; forze che la rendono visibile per quello che è: Vità!
Francesco Panizzo
Thàlassa - A shaman session L’Arca alla Scala Santa dell'artista Marco Fioramanti Una Videoperformance in 3D. Performer: Kyrahm; cantante: Mauro Tiberi; partecipazioni di: Marco Casolino e Massimiliano Mura; operatore: Luca Torzolini; stereografo: Fabio Severini; fonico al montaggio: Federico Sarcone; backstage: Pietro Guglielmino e Julius Kaiser; regia: Mauro John Capece.
Haiku:
Nasce nell’acqua / La rana embrione / Ch'ora respira. |
Il mito cosmogonico di un mondo originariamente acquatico vede
la prima grande minaccia non nel diluvio, ma nella separazione degli
oceani. Il fatto che il Monte Ararat, contrariamente a quanto racconta la
Bibbia, emergesse dalle acque non sarebbe stato solo la salvezza, ma
anche la catastrofe originaria; è senza dubbio solo più tardi che il
modo di pensare “terrestre” ha rielaborato - deformandolo - il fatto. [...] Ne danno la prova gli anfibi, le giovani rane respirano grazie alle branchie e, allo stato di girini, nuotano nell’acqua come pesci, gli individui adulti si adattano alla vita terrestre respirando con i polmoni. Così come il fragile embrione umano nuota e si muove nel liquido amniotico come un pesce nell’acqua.
Sándor Ferenczi, Thalassa - saggio sulla teoria della genitalità.
Sándor Ferenczi, Thalassa - saggio sulla teoria della genitalità.
o
L’arte e/è Fioramanti
Non state a chiedervi quale sia lo specifico dell’arte di Marco Fioramanti, quale che sia il suo stile. Queste volta è proprio il caso di citare quanto affermò il naturalista Buffon: “lo stile è l’uomo”. Forse questo è da affermare per ogni artista vero, con la differenza che non tutti gli artisti sono in grado o capaci di espandere la loro creatività ad ogni forma di linguaggio esperito nell’arte. È pur vero che oggi i linguaggi, le tecniche praticate o l’artista stesso come oggetto del suo esprimersi, non è affatto facile classificarli e creare tra di loro distanze e separatezze. Ci stupisce che qualcuno possa così identificarsi col fare ed essere contemporaneamente espressione poetica nel medesimo tempo. Il solo fatto che Fioramanti prima di presentare le sue opere presenta sé come opera d’arte (e sono le sue molteplici apparizioni a testificarlo) vuol dire con autorevolezza che tutte le possibilità espressive gli sono congeniali. Direi di più: gli è consentito di trasformare in poesia qualunque cosa tocchi. Questo spiega anche la sua appartenenza al mondo. Come e dove lo collocheresti un artista il cui lavoro non lo collochi in nessuna cultura e in tutte le culture? Al di là delle forme espressive, al di là della materia che le invera, non sfuggi alla presenza invasiva dell’artista, dell’artista Fioramanti! Manualità e tecnologia, pensiero scritto e concetto espresso nella materia sono solo strumenti atti a dire quell’attimo che egli vive e che ha il dovere di comunicare. La gente deve sapere che esiste quella realtà che i più non percepiscono in modo poetico o, comunque, con la quale non sono capaci di relazionarsi. Come è consuetudine sono stati dati nomi e definizione al suo lavoro, ma è riduttivo perché Fioramanti propone teatro o pittura, performance e reportage, provoca e scompiglia l’ordine pigro delle consuetudini. Definirlo vorace e famelico dell’esistente o aggressore della distrazione del pubblico, forse ci siamo vicini.Buon lavoro, Fioramanti, ci serve questo tuo lavoro.
Non state a chiedervi quale sia lo specifico dell’arte di Marco Fioramanti, quale che sia il suo stile. Queste volta è proprio il caso di citare quanto affermò il naturalista Buffon: “lo stile è l’uomo”. Forse questo è da affermare per ogni artista vero, con la differenza che non tutti gli artisti sono in grado o capaci di espandere la loro creatività ad ogni forma di linguaggio esperito nell’arte. È pur vero che oggi i linguaggi, le tecniche praticate o l’artista stesso come oggetto del suo esprimersi, non è affatto facile classificarli e creare tra di loro distanze e separatezze. Ci stupisce che qualcuno possa così identificarsi col fare ed essere contemporaneamente espressione poetica nel medesimo tempo. Il solo fatto che Fioramanti prima di presentare le sue opere presenta sé come opera d’arte (e sono le sue molteplici apparizioni a testificarlo) vuol dire con autorevolezza che tutte le possibilità espressive gli sono congeniali. Direi di più: gli è consentito di trasformare in poesia qualunque cosa tocchi. Questo spiega anche la sua appartenenza al mondo. Come e dove lo collocheresti un artista il cui lavoro non lo collochi in nessuna cultura e in tutte le culture? Al di là delle forme espressive, al di là della materia che le invera, non sfuggi alla presenza invasiva dell’artista, dell’artista Fioramanti! Manualità e tecnologia, pensiero scritto e concetto espresso nella materia sono solo strumenti atti a dire quell’attimo che egli vive e che ha il dovere di comunicare. La gente deve sapere che esiste quella realtà che i più non percepiscono in modo poetico o, comunque, con la quale non sono capaci di relazionarsi. Come è consuetudine sono stati dati nomi e definizione al suo lavoro, ma è riduttivo perché Fioramanti propone teatro o pittura, performance e reportage, provoca e scompiglia l’ordine pigro delle consuetudini. Definirlo vorace e famelico dell’esistente o aggressore della distrazione del pubblico, forse ci siamo vicini.Buon lavoro, Fioramanti, ci serve questo tuo lavoro.
Tito Amodei
Pittore, scultore, incisore, critico d'arte e membro della Comunità dei Passionisti della Scala Santa
(dedicato in Roma, nel 2011)
Pittore, scultore, incisore, critico d'arte e membro della Comunità dei Passionisti della Scala Santa
(dedicato in Roma, nel 2011)
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