“Calore”, spettacolo di Enzo Cosimi del 1982, riallestito al Teatro Palladium il 2 febbraio 2013, è un trionfo di vitalità, vivacità. Vivacità di colori: l’intenso azzurro dello sfondo, l’arancio e il giallo della frutta che rotola sul pavimento, il vermiglio di un rossetto e il verde di un abito.
Vivacità di azioni: corse, salti, scherzi, pose per scatti fotografici, provocazioni.
Vivacità di azioni: corse, salti, scherzi, pose per scatti fotografici, provocazioni.
Due giovani dai capelli rasati e una fanciulla dal codino biondo, tutti in mutande bianche e canottiera, si destano in una sorta di luogo di delizie, spazio di gioco che rimanda ad una assolata giornata estiva ricca di luce e beata allegria. I tre iniziano a giocare come bimbi, o animali, tra flautati cinguettii e vagiti; li raggiunge una sensuale donna dal microabito sgargiante, tacchi alti e capelli punk con cresta centrale.
Questo canale di energie primordiali conduce a un gioioso abbandono che riporta alla freschezza di una gioventù disinibita, accompagnata da piacere inconsapevole e vogliosa sete di vita in cui si immergono con diletto i danzatori, quali spensierati adolescenti.
Il corpo è libero, vissuto con enfatico divertimento, briosa carnalità, tra baci e abbracci, in una promiscuità che spazia senza costrizioni dall’innocenza alla perversione. Messe da parte le tenere fragilità, l’ingenuo svago diventa trasgressione e sfrontatezza.
Questo canale di energie primordiali conduce a un gioioso abbandono che riporta alla freschezza di una gioventù disinibita, accompagnata da piacere inconsapevole e vogliosa sete di vita in cui si immergono con diletto i danzatori, quali spensierati adolescenti.
Il corpo è libero, vissuto con enfatico divertimento, briosa carnalità, tra baci e abbracci, in una promiscuità che spazia senza costrizioni dall’innocenza alla perversione. Messe da parte le tenere fragilità, l’ingenuo svago diventa trasgressione e sfrontatezza.
Ogni oggetto che entra in scena – siano arance, limoni, stoffe, una scala, dei peluches, – viene utilizzato per giocare, proprio come usano fare i bambini. I gesti sono ora prepotenti ora minimali, le pose da buffe diventano erotiche, gli stati emotivi sono mutevoli: i giovani interpreti passano in un momento dal riso al pianto, all’euforia.
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Tutto è portato all’eccesso.
I movimenti a volte sono racchiusi in brevi coreografie, spiegati in
segmenti trasversali e sciolti in volteggiamenti, a volte sono del tutto informali come richiede la partitura, apparentemente svincolati da regole, ma rimangono sempre contenuti in una struttura compositiva solida e ben precisa. La musica, al massimo volume, percuote l’ambiente con un mix di sonorità tecno, pop, paradisiache.
Questa chiassosa tracotanza anni’80 oggi può anche apparire eccessiva, superficiale, finta, a tratti quasi fastidiosa, rivelando un passato per certi versi scomodo, che si scontra con l’austerità e la dilagante angoscia di questi tempi difficili. Eppure “Calore” rimane un’esperienza importante, intrinsecamente positiva: è testimonianza di una modalità generazionale e conserva una grande forza, a prescindere dalla collocazione temporale.
Cosimi, trent’anni fa, al rientro dall’esperienza newyorkese ha realizzato questo spettacolo innovativo con un gruppo di amici non danzatori: il suo lavoro è divenuto, a ragione, punto di riferimento per coreografi e registi, nella danza e nel teatro.
Proprio come aveva previsto Giuseppe Bartolucci, il quale con brillante perspicacia aveva immediatamente intuito il grande valore del coreografo contemporaneo e il ruolo che avrebbe potuto rivestire nella danza italiana di ricerca, d’autore.
Cosimi, trent’anni fa, al rientro dall’esperienza newyorkese ha realizzato questo spettacolo innovativo con un gruppo di amici non danzatori: il suo lavoro è divenuto, a ragione, punto di riferimento per coreografi e registi, nella danza e nel teatro.
Proprio come aveva previsto Giuseppe Bartolucci, il quale con brillante perspicacia aveva immediatamente intuito il grande valore del coreografo contemporaneo e il ruolo che avrebbe potuto rivestire nella danza italiana di ricerca, d’autore.
Sara Maddalena
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