L’arte di fare la differenza (per dettagli del progetto si rimanda al sito www.artedifferenza.it) nasce all’interno del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università degli Studi di Torino per valorizzare un patrimonio non accessibile al pubblico oramai da anni e, in particolare, una delle sue collezioni più interessanti costituita da manufatti realizzati all’interno degli ex Ospedali Psichiatrici piemontesi fra Ottocento e Novecento e raccolti dal fondatore del Museo, il prof. Giovanni Marro (1875-1952), psichiatra e antropologo.
Questi oggetti venivano conservati perché erano considerati o delle semplici curiosità o come strumenti di analisi utili per approfondire la conoscenza sulle patologie mentali: infatti venivano impiegati come materiale di studio per elaborare complesse perizie psichiatriche sui ricoverati, alla pari degli «esami somatici» o delle «osservazioni psicologiche e cliniche» effettuati sui pazienti. Inoltre, questa raccolta doveva definire l’espressione culturale degli internati, perché risentendo fortemente del pensiero scientifico dominante del momento, rappresentavano “esecuzioni artistiche” create senza freni inibitori, con libero sfogo all’immaginazione, quindi in grado di documentare la “primitività” degli autori, che spesso non possedevano una preparazione culturale e artistica specifica. Marro nel 1916 descrive meglio il concetto: «la plastica paranoica è molte volte semplice ripetizione della plastica primitiva: sia per la scelta del soggetto, sia per le caratteristiche di esecuzione, sia per l’effetto ottenuto». Chiamata quindi Arte paranoica o Arte della follia, è solo dalla seconda metà del Novecento che viene rivalutata grazie all’interesse mostrato da artisti come il pittore francese Jean Dubuffet (1901-1985) o lo psichiatra tedesco Hans Prinzhorn (1866-1923). Quest’ultimo, attivo presso l’Istituto di Psichiatria dell’ Università di Heidelberg in Germania, pubblica nel 1922 L’attività plastica nei malati di mente dove per la prima volta si mostra un interesse verso le produzioni degli alienati senza considerarli solo uno strumento di indagine della loro malattia, ma attribuendogli anche un valore artistico. Dubuffet poi con il libro I valori selvaggi, pubblicato in Italia nel 1971, ribattezza la produzione artistica di emarginati, ricoverati in manicomi, malati mentali, carcerati, ecc con il nome di Art Brut. Tali manufatti rientrano in un nuovo concetto di arte chiamato «inculturale», ovvero non colta e grossolana, espressione istintiva e immediata delle sensazioni interiori dell’autore, contrapposta all’arte «culturale», ovvero colta che tutti conoscono e che «seguendo la moda del momento […] si è battezzata arte classica, arte romantica». Gli autori vengono quindi chiamati «artisti irregolari». Mentre l’idea di Art Brut viene così descritta «l’arte grezza designa lavori effettuati da persone indenni di cultura artistica, nelle quali il mimetismo, contrariamente a ciò che avviene negli intellettuali, abbia poca o niente parte, in modo che i loro autori traggano tutto (argomenti, scelta dei materiali messa in opera, mezzi di trasposizione, ritmo, modi di scritture, ecc.) dal loro profondo e non da stereotipi dell’arte classica o dell’arte di moda». La riflessione e la rivisitazione di questo tipo di collezioni ha interessato ovviamente anche quella del Museo di Antropologia ed Etnografia di Torino dove è stata ribattezzata, includendola nella definizione di Art Brut, in quanto possiede tutte le caratteristiche descritte da Dubuffet. Il Museo quindi collabora dal 2012 per la realizzazione de L’arte di fare la differenza per sottolineare l’importanza di questa collezione e per e sperimentare i linguaggi dell’arte contemporanea quali strumenti critici di lettura della realtà e del patrimonio museale; in questo modo ha potuto riflettere sul proprio ruolo sociale e ha cominciato ad analizzare le dinamiche di inclusione ed esclusione sociale e culturale a partire dalla collezione di Art Brut. La scelta di lavorare su questi è stata certamente molto naturale perché, fra tutte le collezioni museali, è quella che più si presta alla reinterpretazione da parte del linguaggio dell’arte contemporanea e al dialogo fra patrimonio e le trasformazioni sociali in atto, ma per certi versi può risultare molto problematica per storia, contesto di realizzazione e di conservazione: se è infatti facile comprendere le motivazioni per cui venivano messe insieme queste raccolte, è molto difficile ricostruire la vita dei singoli artisti. Gli oggetti a una prima analisi potrebbero sembrare “muti”, in quanto gli autori spesso non sono noti e di quei pochi conosciuti non si hanno a disposizione le cartelle cliniche che potrebbero in qualche modo fornirci ulteriori dettagli, come la descrizione delle patologie e la loro esperienza da ricoverati presso gli ex Ospedali Psichiatrici del tempo. Il progetto però ha cercato di colmare questa mancanza ridando la parola a questi autori, che, pur lavorando in condizioni particolari, sono riusciti a raccontarci del loro vissuto all’interno delle strutture manicomiali: il risultato è composta da manufatti realizzati su diversi materiali e supporti, che talvolta sono molto banali, a volte semplici oggetti artigianali e in taluni casi vere e proprie manifestazioni artistiche, ma in tutti i casi sono l’unica testimonianza, seppur indiretta, della vita di persone dimenticate. Il fil rouge di tutta la collezione è quindi il “disagio” di questi artisti causato sia dalla malattia psichica sia da come veniva concepita l’istituzione manicomiale nel passato. Questo disagio è stato poi tradotto in maniera «plastica» dagli «alienati» permettendo a noi e al progetto di poter riflettere sul disagio degli artisti outsider, definizione messa però in discussione, di allora come di oggi. Gianluigi Mangiapane
Gianluigi Mangiapane, PhD in Antropologia, è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università degli Studi di Torino. Conduce ricerche inerenti le collezioni di antropologia del Polo museale universitario di Torino che comprende il Museo di Antropologia ed Etnografia, il Museo di Anatomia umana “Luigi Rolando” e il Museo di Antropologia criminale Cesare Lombroso.
Scrivono in PASSPARnous:
Aldo Pardi, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo. |
Un teatro
occupato da una x: il carisma ossessivo della follia importante di Antonio Rezza. di Daniel Montigiani 1952:
un anno chiave nella produzione teatromusicale di John Cage di Enrico Pastore Un grande particolare
A Novi Cad con il Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards di Francesco Panizzo SEMPLICI
RICOSTRUZIONI? Beatrice Baruffini in W (PROVA DI RESISTENZA) di Sara Maddalena e Francesco Panizzo Intervista a
Claudio Ascoli nella Libera Repubblica delle Arti di S. Salvi - Firenze di Francesco Panizzo LA GUERRA DI PIPPO
TRA CENERE E DIAMANTI Intorno a Dopo la battaglia di Pippo Delbono di Viviana Vacca Incontri verticali
con Jurij Alschitz di Mariella Soldo Sottrazioni -
Conferenza in commemorazione di Carmelo Bene al Caffè Letterario Le Murate di Psychodream Theater |
LE ALTRE SEZIONI di PASSPARnous:
|
Sezione
Revue Cinema diretta da Daniel Montigiani Sezione
Trickster diretta da Alessandro Rizzo Sezione
Reportages diretta da Davide Faraon |
Sezione
Psychodream Review diretta da Enrico Pastore e Francesco Panizzo Sezione
Apparizioni diretta da Francesco Panizzo Sezione
Archivio diretta dalla redazione di PASSPARnous |
Sezione
Musikanten diretta da Roberto Zanata Sezione
Witz diretta da Sara Maddalena Sezione
Eventi diretta dalla redazione di PASSPARnous |
|
Vuoi diventare pubblicista presso la nostra rivista?
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
Fai clic qui per effettuare modifiche.
Vuoi entrare nella redazione di Edizioni Psychodream,
o collaborare con Psychodream Theater?
Direttore: Francesco Luigi Panizzo | [email protected]
Per affiliazioni pubblicitarie | [email protected]
Per collaborazioni e progetti | [email protected]
Tutti i contenuti di questo sito possono essere utilizzati da altri media e siti internet, giornali o televisioni con la clausola
di esporre a citazione, tramite il seguente link, la Edizioni Psychodream oppure la pagina di riferimento.
Per info: ooooooooooooooooooooooooo
[email protected]
[email protected]
Psychodream Theater - © 2012 Tutti i
diritti riservati