trattassero con il rispetto che hanno per gli estranei. Non ci piacerebbe, dico io. Lui chiede: vuoi dire che otteniamo ciò che vogliamo? Vogliamo quel che otteniamo, rispondo io...” (Charles Bukowski)
Il Teatro dell’Orologio di Roma all’interno di Eden, festival sul corpo nei linguaggi contemporanei, ospita Irene Russolillo, vincitrice del premio equilibrio 2014 come migliore interprete. La danzatrice presenta due lavori, “Ebollizione” e “Strascichi”. In entrambi protagonista è la figura femminile, indagata ma non condannata, mostrata nelle sue debolezze, sviscerata nelle sue fragilità e paure, esibita nella sua aggressività, rivelata nella sue profonde e drammatiche contraddizioni.
Contraddizioni, dubbi, incertezze che si traducono fisicamente in movimenti isterici, trattenuti, tormentati, spezzati, liberati, così come nei brevi frammenti di frasi scagliate nello spazio scenico, e negli effetti acustici che rivestono una parte importante nello spettacolo, quasi quanto la musica. Ebollizione inizia infatti con delle vocali lanciate nel buio e seguite da rumore di cibo masticato: una carota. L’incipit di Strascichi è il rumore di vibratori colorati che strisciano sul pavimento. Il sesso è evidentemente un contenuto fondamentale in entrambi i pezzi: soggetto apparentemente leggero, in realtà è volutamente ridicolizzato e legato a una profonda solitudine e all’incapacità di vivere un’equilibrata e soddisfacente relazione d’amore. L’effetto complessivo è un’intima tristezza, occultata da un generale aspetto tragicomico che spesso scivola nel grottesco. Ed invero l’interprete stessa spiega, nel video di presentazione che precede lo spettacolo, come nel suo lavoro stia cercando di ritrovare quella parte più “bestiale” che spesso nella danza non è permesso mostrare e che invece le permette di uscire dalla finzione, dalle rigide, ipocrite, strette regole dell’estetica. Nel primo assolo la donna, rappresentata in un dialogo con un interlocutore assente, passa tutti gli stati dalla timidezza alla sensualità, in un rapporto evidentemente problematico con l’”altro”. Molte sono le domande che emergono. Come ci si deve comportare? Cosa ci viene richiesto? Qual è la tecnica giusta per sedurre? Ma lo si vuole veramente? Qual è in vero scopo e il risultato della conquista? Dove risiede realmente la femminilità? E la bellezza? Qual è il limite tra l’opportuno e il ridicolo? E il corpo in tutto questo che funzione ha? E’soggetto? Oggetto? Impedimento? Strumento? Ricchezza? Plotino diceva “in verità non c’è bellezza più autentica della saggezza che troviamo ed amiamo in qualche individuo, prescindendo dal suo volto che può essere brutto e, non guardando affatto alla sua apparenza, ricerchiamo la sua bellezza interiore. Ma se essa non ti commuove al punto da chiamare bella una tale persona, nemmeno guardando al tuo intimo potrai percepirti come cosa bella. In questo atteggiamento invano la cercherai, poiché la cercheresti in cosa brutta e non pura.” Dopo una prima parte di pudore, insicurezza e impaccio, la danzatrice si trasforma, mette tacchi alti, accessori, veste uno sguardo ammaliante, ferino, e intavola una conversazione sexy mangiando provocatoriamente e sensualmente, poi si mette a cantare, e danza cantando, poi si spoglia urlando, infine vive un amplesso. All’interlocutore, assente, si sostituisce lo spettatore, presente, cui viene assegnato un ruolo voyeuristico. Strascichi risulta un po’ più debole, ma comunque emerge un grande vuoto esistenziale, mediato dal movimento e dal canto. La mancanza d’amore, richiesto e rifiutato, sfocia in una briosa fittizia indipendenza dal sapore autocommiserativo e autodistruttivo. La coreografa spiega di aver lavorato sul meccanismo di richiesta d'attenzione “Ho cercato di dare forma e voce ad una figura femminile che agisce come in un flusso di coscienza piuttosto fisico-corporeo, lasciando emergere gli eterni dualismi mascolino/femmìneo ed erotico/nevrotico, così spesso martoriati di cliché. Una donna che cerca di farsi ascoltare. Buffamente aggressiva, affannandosi nel proprio dramma e dicendo più del dovuto, passa dallo stereotipo della donna sull'orlo di una crisi di nervi, alla determinazione da lesbo power, alla stucchevolezza da fiaba romantica.” Il risultato è efficace, grazie all’eccezionale capacità mimica della Russolillo e al suo grande lavoro sulla voce: parole sincopate, accennate, canto, gemiti. E, ovviamente, agli squisiti momenti di danza. Sara Maddalena
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INCAMMINANDOSI VERSO IL FUTURO
di Sara Madddalena Eros, impulso
vitale e necessario di Sara Maddalena |
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