Esiste quasi un nesso filosofico tra la scelta artistica del soggetto e il soggetto stesso su cui l’arte di Ivano Boselli va a inquadrarsi nella sua produzione eclettica, tesa alla sperimentalità e alla ricerca di sempre nuove dinamiche, tecniche, stili e, quindi, estetiche: gli elementi naturali che tanto hanno interrogato i pronipoti della filosofia Occidentale, segnando in modo imperituro discorsi sulla nostra esistenza e sul mondo, l’universo, la nostra origine, sono i protagonisti dell’arte di Ivano Boselli. L’opera di Ivano Boselli vuole riprendere questa impronta poetica per avanzare verso una realizzazione che oltrepassa i limiti a cui la fotografia spesso ci pone, passando erroneamente come “ancella” povera della arti visive, ossia disciplina ancora non paragonabile all’autorevolezza storica della pittura. Ivano nasce nell’ambito scientifico, fisico e chimico, e fa di questa sua professione da laboratorio l’occasione per conciliare due materie che apparentemente sembrerebbero antitetiche, arrivando ad aprire panorami descrittivi, scientificamente ripresi in un orizzonte dall’impatto fotografico senza precedenti e di grande suggestione. La fotografia di Ivano Boselli non è licenziabile come meramente “scientifica”: non è un reportage che tende a rilevare solamente a fini didattici, e didascalici, gli elementi fisici nella loro totalità. Ivano vuole, invece, creare narrazioni che partono da dettagli dell’elemento, creando e operando verso nuove configurazioni, giochi di forme e di linee, che ci propongono dimensioni mai considerate, solamente partendo da un dato scientifico, chiaro e tangibile. È in questo frangente che si può comprendere la capacità di un utilizzo senza misura, consapevole e chiaro, dell’arte fotografica da parte di una mano, quella dell’artista, che coglie il soggetto con una tecnica da ripresa a lunga esposizione. Gli elementi naturali sono parti costitutive di una nostra ricerca ontologica: ci dicono dove veniamo, dove andiamo attraverso la loro dinamicità, la loro progressiva trasformazione, la loro vitalità. È una fotografia di vita quella che inscena Ivano tramite una naturalezza e una fermezza solida e sicura della mano, quasi portandolo a disegnare, solamente forte delle luci e delle ombre, degli squarci chiaroscurali, nuove forme che ci evocano, in questo lato la visione quasi psicologica e introspettiva, simbolista, della sua opera, prospettive e paesaggi mai esplorati. È in questo passaggio che non possiamo che assaporare un lato quasi iperrealistico che ci proviene dall’essere macrofografica l’impostazione dell’opera e della produzione di Ivano, che proviene da una serie di ritratti che sanno di un pittorialismo quasi fiammingo, le luci e le cromaticità sembrano tratti di pennellate e distese di colori vivaci e illuminanti. L’estetica dell’elemento naturale è, quindi, la chiave di lettura di un’arte che conduce l’autore a giocare con l’evoluzione del suo significato letterario scientifico, narrativo e, quasi, empirico. Possiamo dire che tecnicamente Ivano possa definirsi fotografo minimale, dato che si avvale solamente di ciò che la natura gli offre per celebrare attraverso l’obiettivo fotografico un reale rivisitato, riproposto, quasi lirico, inoltrandoci come spettatori in prospettive finora a noi ignote. Ivano non usa orpelli né meccanismi particolari tali da distorcere e ricreare artificialmente, non ama la postproduzione, affidandosi solamente all’oggettività e alle molteplici letture e alfabeti che tali elementi naturali possono darci. È qui, infatti, che si insedia quella capacità di Ivano, autore autodidatta ma convinto e definito nel suo stile e nella sua estetica, a giocare con l’elemento, utilizzandolo e approfittandosene, possiamo dire, in tutta la sua portata e la sua dirompenza attraverso un semplice scatto, spontaneo, qui la portata dell’alta qualità artistica dell’autore e dell’abilità di quel terzo occhio di cui parla lo stesso, tale da darci l’immortalità del soggetto rappresentato e tale da garantirci quelle sensazioni e quelle emozioni che provengono dal lato iperrealista e macrofotografico della sua opera. Ivano “scrive con la luce” dando una certa dinamicità e vitalità, un’energia e un’esistenza autonoma, a elementi oggettivamente immobili, fissili, inanimati, ma ricchi di universi paralleli che, solo la luce, appunto, la sua calibratura e la sua delineazione, può svelarci, squarci e continue dinamiche cinetiche di forme che sembrano essere appartenenti a visioni astratte, a volte simboliche, spesso metaempiriche, fortemente interiori, immaginifiche e immaginarie. Ivano vuole, lo denuncia, invitare come fotografo a meditare e riflettere in quanto, raggiunto l’obiettivo, può sentirsi un fotografo nella sua visione completa e totale. In Ivano possiamo affermare che tale caratteristica sia stata esaudita o, perlomeno, ampiamente soddisfatta: lo diciamo osservando quelle venature di cortecce di legno che, nel loro essere chiaroscurale, sembrano essere disegnate, anticipando il tratto di una matita, inganno voluto, seppure spontaneamente giunto dal profondo dell’animo umano. Nella serie delle Rocce si percepisce un’evoluzione estetica e tecnica: la fotografia in bianco e nero ci tratteggia contorni indefiniti di un elemento che è solidifico, mentre quelle a colori sembrano quasi appartenere a dimensione pittoriche di un espressionismo astratto, dove si percepisce fortemente la sensazione dell’autore nel saper dare una lettura del reale, basata sulle sensazioni. In Sabbie i contrasti sono le parti portanti di visioni lunari, quasi astratte, indefinite, dove trionfa la sensazione di mobilità e di dinamismo del soggetto rappresentato, dando quell’opportunità e quell’occasione di immergersi in un percorso e in viaggio interiore senza tempo: il lato dell’assenza di tempo è presente quasi come costante nell’arte di Ivano, creando quella contraddittorietà e quella contrapposizione che sprigiona un’estetica coinvolgente e, possiamo considerare, eterna. Alessandro Rizzo
Scrivono in PASSPARnous: k
Aldo Pardi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo. |
Fotografia
Un pittorialismo fotografico: l’arte di Francesco Ragno tra forme e geometrie di Alessandro Rizzo Fai clic qui per effettuare modifiche.
Georg Schrimpf:
da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein di Alessandro Rizzo |
LE ALTRE SEZIONI di PASSPARnous:
|
Sezione
Revue Cinema diretta da Daniel Montigiani Sezione
Trickster diretta da Alessandro Rizzo Sezione
Reportages diretta da Davide Faraon |
Sezione
Psychodream Review diretta da Enrico Pastore e Francesco Panizzo Sezione
Apparizioni diretta da Francesco Panizzo Sezione
Archivio diretta dalla redazione di PASSPARnous |
Sezione
Musikanten diretta da Roberto Zanata Sezione
Witz diretta da Sara Maddalena Sezione
Eventi diretta dalla redazione di PASSPARnous |
|
Vuoi diventare pubblicista presso la nostra rivista?
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.