L’arte di The H Lazarus” esprime un alfabeto a noi ignoto, tramite la forza e l’impatto dei colori che si evidenziano in modo chiaro, lucente, quasi, penetrante in un tripudio di cromaticità surreale. Le forme si compenetrano le une alle altre disegnando panorami non tangibili, qui la sapienza descrittiva dell’autrice, quasi fosse suggerita da una mano esterna, immanente e ineffabile, come immanenti e ineffabili risultano essere le figure che si presentano. The H Lazarus” riesce a porre in essere tutta la sua conoscenza rendendosi autrice eclettica sia nello stile sia nel messaggio, il contenuto poetico e lirico, delle sue opere. Vediamo una forte consapevolezza delle tecniche che possono essere offerte nella nostra contemporaneità a un artista che si appresta a creare, produrre: ma è questa convinzione che in The H Lazarus” si trova quell’utilizzo sapiente e responsabile tale da non omologarne tratti e segni distintivi di un suo stile e di un suo genere che la eleva ad artista autonoma e autodeterminata. Ed è in alcuni passaggi che assaporiamo la visione moderna di un design che si esplica nella sua visione universale di estetica composita e complessa, tale da dare al quadro una narrazione sua e propria, confermando un percorso che ci porta verso un itinerario interiore e intimo, quasi sacrale, che spesso tendiamo a non ascoltare, non assecondare, non coltivare. Il flusso mentale, quasi fossimo in una poesia dipinta, una liricità piena di simbolismi, ci nutre di concetti e di visioni ulteriori e subliminali. È presente, seppure fuori da schematismi accademici e sterili, un’eredità simbolista, la natura è viva come protagonista nella sua naturalezza, attraverso sfondi e pennellate leggere e leggiadre di tinte delicate, quasi evanescenti, tali da rappresentare quel lato di spiritualità che vive in noi e che unisce, alfabeto e linguaggio universale, l’umanità, in un tempio, l’arte visiva, la rappresentazione figurativa, che diventa luogo metaempirico dove celebrare un connubio tra sensazioni soggettive e mondo oggettivo. Passiamo, così, da un surrealismo simbolista a tratti multiformi, leggerezza impermeabile di visioni aeree, all’arte Nouveau, dove con una certa autonomia compositiva ed elaborativa, si riprende la delicatezza di quei segni che scolpiscono, quasi definiscono l’indefinibile, immagini e raffigurazioni, semplici, lineari e indecifrabili, intrise di significante, trasfigurazione di elementi naturali. L’estetica è la parte principale della composita opera di Iside che si rivolge con i suoi segni a una spiritualità atemporale, eterna e non circoscrivibile, che vive di quelle sensazioni che ci scuotono interiormente, conducendoci verso vibrazioni della nostra interiorità, soggettive quanto incisive. In tutto questo si apre uno spazio compositivo di grande portata e di forte impatto: una creatività è quella dell’autrice che porta alla luce una determinazione artistica che vede sicurezza, seppure quello di Iside sia un percorso elaborativo sempre teso alla continua sperimentazione, nell’ispirazione e nell’elaborazione, esecuzione dell’opera, con il suo completamento. Niente è scientifico, grazie all’utilizzo consapevole della cromaticità, sotto la spinta di un moto di emozioni che derivano da ciò che non è direttamente distinguibile, ma tutto avviene, si evidenzia e si manifesta come reazione emotiva e come illusione di una trasfigurazione della realtà, in cui linee, dinamiche, e colori, accesi, si esplicano in modo dirompente quanto chiaro. Il gioco di colori, quindi, che si confondono definendo l’indefinitezza indefinibile delle forme e delle linee contornali delle forme, è la parte principale di una tecnica che non è solo virtuosismo estetico raffigurativi, ma assume una carica di significato metaempirico e ineffabile della vaghezza astratta del rappresentato: uno stile che ci conduce in un concettualismo non fine a sé stesso, ma vivo e interpretativo. L’elettronica è insita nella dimensione moderna, post moderna, che ci porta quasi a renderla parte integrante del quotidiano, della nostra vita giornaliera, di noi stessi come esseri umani, dimostrando quella alienazione che percorre l’individuo moderno ma, allo stesso tempo, quella di insostituibilità dello stesso oggetto elettronico, parte integrante di una genetica umana post moderna e futuristica: la sua produzione è, quindi, una celebrazione quasi religiosa dell’elemento elettronico, che diventa nella rappresentazione quasi immagine divina, sacrale. In questo spazio “Egod”, personale che vede impegnata The H Lazarus” da Ego, cocktail bar di Milano, vuole essere momento in cui l’estetica incontra il gusto per assaporare un percorso non solo visivo ma anche di olfatto scoprendo un ponte tra due arti, quella figurativa e quella della composizione dei cocktail, presente la mano interpretativa di Katerina, trovando connessioni interiori di grande portata emozionale.
Alessandro Rizzo
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di Alessandro Rizzo |
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Aldo Pardi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo.
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