Non riesco a dimenticare, ma non so ritrovare, lo storico di cui non devo aver appuntato il nome, e non so della data; ma una cosa la ricordo, che era alla Sala dei Marmi a Pescara. Mi aprì a uno squarcio di verità fortissimamente, come nessun prof ascoltato aveva fatto prima. Ricordo l’impressione, non ricordo le parole.
Cosa mi ha fatto vedere? Mi ha tolto dagli occhi il velo dell’astrazione impropria che impalca le discipline, forse tutte. Parlava dei secoli passati con cautela, perché spiegava che a essi ci è ormai per sempre impedito l’accesso. Sul vetro in cui si disegnano ipotesi e quadri c’è la condensa inevitabile delle nostre forme di trascrizione, che sono in un linguaggio diverso dall’antico dettato. Qualsivoglia passato, coi suoi rumori pastosi, è irrevocabilmente altrove. Come del resto, anche nel nostro presente, mi viene da pensare, che difficilmente dalla finestra di una cultura si sia in grado di comprendere le culture altre giù dall’abitato. È una storia virtuale quella che gli storici presentano, come è un’astronomia virtuale quella che passiamo in rassegna sugli atlanti. Questo è quello che mi ha fatto sentire sulla pelle Daniela De Paulis nella proposta artistica al 16 Civico, SCIPIO’S DREAM, curata da Silvia Moretta. Si sentiva lì dentro, fra le stanze, la presenza del cielo, che non aveva nulla a che vedere con l’idea azzurra e lieve che si posa sulle colline, né con quella lacuna di sostanza verso cui l’esosfera sfuma, oltre le bande luminose delle aurore polari. Dai monitor pervenivano dei vortici di suono, rumori pastosi mi piace chiamarli, stonati e di forte contrasto, un urtarsi di farfalle dentro bozzoli, lo sfarsi e il liquefarsi per struggersi in sfarfallamento. Era come accorgersi all’improvviso d’una connessione densa fra la terra e la luna fatta di strati di metallo pesante, rimbalzi di frequenze, blu notte scuro sentivo essere il suo colore. Ne ho parlato con lei, Daniela, quella sera, «e sì, lo spazio fra la terra e la luna è pieno d’alchimia» diceva, “addensato di sogni, richiami, rumori di rugiada”. Lì, che a far mostra erano dei monitor in ogni stanza, o fotografie d’ampio formato, tutto quello spazio del cielo oltre il cielo era avvertito come condensato, materico quasi a dire. Le impronte dei suoni catturati sentivamo rimbalzare e delle immagini, che andavano e venivano, vedevamo i loro riflessi corrotti. Insomma, l’abisso piantato in cielo, altro regno, era ancora nostro e fluttuava su trame di cera d’api in quel luogo di ricerca attiva ai confini della città di Pescara, a pochi metri dal Mar Adriatico.
Non c’è strappo nell’universo, nulla che si slabbri, niente che sia nulla o infinito; l’απειρον, o polvere cosmica, ha sempre l’impronta del finito, per Anassimandro, che era assolutamente dotato di senso concreto e dinamico della realtà: terra che si adagia su terra e germina tinte e toni senza fine. L’intelletto conoscitivo astratto, ormai sempre più specchio in frantumi, non è più in grado di farcelo comprendere. Altro è l’organo, di libido universale, che, fermo ai confini delle cose, ode il richiamo diretto e profondo del lucente Sfero, “serrato nella stretta di una beatitudine compiuta”.
Pochi giorni dopo aver sperimentato l’operazione artistica di Daniela De Paulis al 16 Civico, punto vivo di riferimento per gli artisti, al di fuori dei sistemi convenzionali, ho visto l’opera di un’altra artista, anch’essa intimamente alchemica, Claire Morard, di grande profondità e purezza, Montagne blanche, se non ricordo male il suo titolo, esposta nella Galleria E20 al centro della città, in occasione di una sua personale “l’éphémère”. L’artista delle “Voies d’encre”, che usa darsi guidata dall’inchiostro, è anche tanto silenziosa nelle lievi sue sfumature d’un medesimo colore, come il bianco accanto al bianco, di cielo e di montagna, pastoso e più materico quasi quello del cielo rispetto a quello della montagna, liscio come la superficie d’un tavolo. E tra le sue chine, le ceneri e i pigmenti, la Morard invita ad avanzare verso il quadro per rivelare quanto da uno sguardo arretrato non si vede affatto: i toni rappresi e brillanti, le nuances, le sottigliezze. L’aeriforme che soffice ci avvolge e che chiamiamo cielo è in questo quadro più carico della materia stessa delle cose solide o liquide che ci attorniano, più consistente di una montagna. Così forse lo sentivamo quegli uomini del passato a cui non possiamo attingere o quelli delle culture altre, animisti in gran parte, quelli che sanno che tra le nevi e l’alto ghiaccio le renne ci afferrano, perché l’invisibile da cui apparentemente ci siamo separati è più forte di noi. E l’arte che lo attinge tocca l’identità originaria delle cose, che non è l’origine perduta. All’attraenza rapinosa dell’infinito, cercato saltando oltre il finito, si contrappone questo invito all’onesta voluttà che è nel finito, un qualcosa di casto e misterioso. Natalia Anzalone
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Fotografia
Un pittorialismo fotografico: l’arte di Francesco Ragno tra forme e geometrie. di Alessandro Rizzo L’art brut diventa arte grezza e
flusso di coscienza tempestoso nelle cromaticità visionarie di Marie-Claire Guyot. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein. di Alessandro Rizzo |
Scrivono in PASSPARnous:
Bruno Benvenuto, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Alfonso Amendola, Mario Tirino, Vincenzo Del Gaudio, Alessandra Di Matteo, Paulo Fernando Lévano, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Gianluca de Fazio, Marco Maurizi, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francesca Izzi, Libera Aiello, Antonio Mastrogiacomo, Giulia Vencato, Alessandro Baito, Margherita Landi, Nicola Candreva, Patrizia Beatini, Mirjana Nardelli, Stefano Oricchio, Manlio Palmieri, Maria D’Ugo, Giovanni Ferrazzi, Francesco Ferrazzi, Luigi Prestinenza Puglisi, Davide Palmentiero, Francesco Panizzo.
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