La complessità sia stilistica sia concettuale risulta essere la parte peculiare nell’arte di un autore cubano, giovane ma già affermato a livello internazionale, diverse sono le mostre a cui ha partecipato, nonché i musei e le gallerie in cui è stato ospitato: Luis Gomez Armenteros.
L’autore proviene da una formazione accademica, lui si è laureato all’Alta Scuola di Arte a Havana, denominata ISA, mentre tutt’oggi insegna laboratorio sui nuovi media presso lo stesso istituto, e questo lato formativo è esplicabile in modo palese attraverso la lettura delle tecniche utilizzate dall’artista: scelte compositive che non tralasciano margini alcuni a ripensamenti ma che, invece, rappresentano la capacità e la sapienza descrittive dello stesso autore, rendendo la tecnica un mero utilizzo linguistico visivo utile a esprimere quella poetica che egli vuole raffigurare e comunicare allo spettatore. Consideriamo, quindi, lo spettatore una figura che assume un ruolo apicale e centrale nella concezione dell’opera e nel significante che essa definisce e concepisce. L’autore propone un’ipotesi di lavoro, una proposta di analisi estetica, mentre è dello spettatore e dell’osservatore il compito di approfondire tale percorso iniziato dall’artista, lasciandosi trasportare in un lungo itinerario di interpretazione dei simboli e dei segni di cui l’opera stessa è composta. La produzione variopinta e variegata di Luis Gomez, quindi, complessa e incessante nel suo progredire, è tale anche da dare suggestiva presenza al simbolo, ossia a quell’insieme di concetti che si profilano attraverso l’immagine ripresa, una poetica filosofica che si esplica attraverso una lettura da parte dell’autore della realtà e delle dinamiche interpersonali che in essa si generano e vivono, concependo formule esistenziali inesplorate e tali da esprimere l’impeto e l’incisività della rappresentazione figurativa astratta. Attribuire un genere alla produzione di Luis Gomez risulta alquanto difficile, dato che sono anche i generi affrontati differenti e disparati, lui autore che possiamo dire completo per l’esperienza intrapresa ed eclettico per la capacità espositiva e narrativa. Luis Gomez è pittore, scultore, installatore e fotografo e riesce a riassumere in queste vie esecutive un’armonia dei canoni diversificati, calibrandoli nel modo più utile secondo la sintassi raffigurativa più prossima ed efficace: parlare di efficacia risulta un po’ dissonante nel contesto critico di un autore, ma in questa accezione possiamo considerare questo termine come meglio esplicativo della possibilità per l’artista di portare la sua arte a essere alfabeto comune, percorso di concepimento di sensazioni funzionali a esplorare quei dati estetici e sostanziali della raffigurazione da lui proposti. Nella plasticità si traccia quel solco di un segno che definisce la figura e che attraverso questa apporta verso significati intrinseci notevoli, che appartengono e si rivolgono alla nostra modernità, alla nostra contemporaneità: si evince un certo dinamismo che si coglie vivo e che pulsa dall’impiego dell’acrilico, quella tempera utile a dare rilievo al colore e alle cromie, donando a esse un volume certo e preciso, affidando a esse una matericità che sobbalza dal contesto, concedendoci una visione completa e coinvolgente. Il lato che più ci affascina della personalità artistica di Luis Gomez Armenteros è il suo eclettismo, la capacità di operare con disinvoltura, con sapienza descrittiva e, conseguentemente, tecnica, su più lati del versante compositivo visivo, partendo dalla pittura e procedendo verso la fotografia, non tralasciando le installazioni e la video arte. In ogni disciplina Luis Gomez riesce a sviluppare un’espressione estetica che raccoglie in sé più generi e correnti culturali artistiche, concependo opere che potrebbero essere ascrivibili al figurativo concettuale, opere che potrebbero appartenere all’espressionismo astratto, opere che potrebbero essere contenute nella dimensione onirica e visionaria, quella dimensione tipica di colui che affida all’impulso una certa dose di consapevolezza e di competenza artistica. L’impoderata ponderazione di suo gesto anticipa l’esecuzione del dipinto, della fotografia, dell’installazione e racchiude nella sua potenza tutta la forza poetica e la passione contenutistica di un messaggio che l’autore spera che lo spettatore si raffiguri grazie alle cromie messe in campo con le luci, se si tratta di fotografia, con la materia modellata come fosse un demiurgo, se si tratta di installazioni e di sculture. Pensare a cosa voglia esprimere Luis Gomez risulta alquanto relativo, nel senso che esiste una compenetrazione che è processo di mediazione continua tra l’interpretazione dell’autore e la lettura dello spettatore: la relatività può essere un dato che si presenta universalmente nella produzione di ogni autore, ma in Luis Gomez vediamo sottoposto l’osservatore alla richiesta di una dose di attenzione tale da garantire una change per un’interpretazione dei segni, dei simboli o semplicemente delle figure poste in contesti decontestualizzati e decontestualizzabili che diventano metatesti di un poema sulla nostra contemporaneità. Un diario di viaggio di indagine sociale e culturale che ci mostra nella sua dirompente veridicità e fondatezza la contraddizione e il contrasto insanabile esistente e intercorrente tra convenzioni, che omologano i lati comportamentali umani e che si impongono in modo eterodiretto generando preconcetti e pregiudizi insormontabili e ingabbianti, e la sincera origine delle umane inclinazioni, dell’umana natura, dell’umano pensiero e dell’umano relazionarsi con l’ambiente, con la natura e con i propri simili. Esiste, quindi, nella lettura poetica di Luis Gomez una dose notevole e ponderale di analisi della comunicazione e dei sistemi di comunicazione, moltiplicatisi incessantemente, più attivi, più diretti, più incisivi e anche più frenetici nella nostra contemporaneità: questo canale comunicativo, sia esso istituzionale (la cultura declinata e accolta dalla massa), sia esso civico, sociale e individuale (chiaramente influenzato dal primo canale), diventa oggetto di indagine attraverso le frammentarie ricostruzioni di testi, alcuni visibili in diverse sue opere, o il suo lavoro sulla decomposizione delle parole, quasi a ritornare con fede, devozione e vigore su certa tradizione di avanguardia artistica, quella novecentesca, e i lati ideologici che attingono alla corrente secessionista. La razionalità illuminista di stampo depersonalizzante è un elemento su cui Luis Gomez si sofferma sia attraverso la pittura: figure che si susseguono in ambientazioni metafisiche e improbabili e vagano alla ricerca di un’identità - dove il disegno quasi accenna il profilo dell’immagine e la sagoma nella sua interezza -, sia attraverso la fotografia: scenari macrofotografici si intervallano con riprese di luoghi naturali, di situazioni archeologiche e di siti architettonici e ci offrono un ventaglio narrativo dove l’io narrante prevale sull’immagine attraverso il suo pensiero e tramite il messaggio introspettivo che vuole comunicare, donando alla fotografia una portata di rilevanza concettuale e comunicativa universale. Non manca il lato sperimentale, tecnico e compositivo estetico, in Luis Gomez: il web e le nuove tecnologie sono state utilizzate nel disegno, nella pittura e nella fotografia, dove poco si avverte un lavoro di post produzione, ma in cui convince il possibile intervento a posteriori indirizzato ad accentuare le cromie e i contrasti chiaroscurali nella funzione di rendere l’immagine portatrice di messaggi reconditi e interpretativi. Una valenza di denuncia politica si palesa nell’interpretazione critica della produzione di Luis Gomez e tale risulta fondata quando si contempla l’installazione site specific disposta presso il Padiglione Cubano all’ultima Biennale di Venezia e consistente in due semplici pallets che ospitavano 250mila biglietti da visita dell’artista, in modo da significare la disponibilità dell’artista a essere contattato da qualsiasi gruppo sociale o collettivo avente il progetto di cambiare il mondo. L’installazione riportava una frase di colui che da sempre è stato un riferimento nella produzione poetica e nel pensiero artistico estetico di Luis Gomez, Joseph Beuys, la cui produzione si basava su una lettura di concetti rivolti alla contemporaneità occidentale, in cui l’intellettuale artista avvertiva un senso di colpa per una storia e un presente fatti di alienazione, di contraddizioni e di contrasti sociali notevoli. Questi principi, abbiamo visto, sono presenti anche nella produzione di Luis Gomez e sono tali da donarle quella caratteristica di composizione concettuale europea, caratteristica questa, totalmente remota da quell’atteggiamento caustico, divertente ed esaltante di accettazione del conformismo tipico della Pop Art, principi quindi, che diventando i fili conduttori e narrazione di un diario di viaggio che parla di collettività e ’umanità, avvallati e avvantaggiati da una dose di ironia, di gioco e di autocritica scherzosa, che fa dell’arte di Luis Gomez la dimensione estetica sperimentale, vivace e pulsante di un itinerario mai completo e sempre in movimento, sia a livello esecutivo, sia a livello interpretativo poetico. Alessandro Rizzo
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