La passione per la fotografia può rendere il puro documentarismo un’espressione di natura poetica e lirica tale da donare all’opera una visione che ci concede momenti di riflessione e di ponderazione di alcuni sentimenti interiori. Nella produzione fotografica di Pierfrancesco Celada l’aspetto sociale di testimonianza si unisce in un equilibrio armonioso con la veicolazione di un messaggio: inutile dire che è la narrazione a fare da sfondo a una serie di immagini che rappresentano la realtà in modo naturale, semplice, quotidiano, immediato e diretto. La progressione delle fotografie nei vari progetti. Si tratta di veri e propri studi quelli condotti da Pierfrancesco Celada che si innestano in un percorso di ricerca di natura sociologica che descrive l’uomo e la comunità sociale in rapporto con il contesto, ora urbano, ora agricolo, in cui si inseriscono e trovano quegli elementi estetici e contenutistici di conduzione e di sintonia.
Pierfrancesco Celada ha terminato un dottorato di ricerca in Ingegneria Biomeccanica e da qualche tempo si sta dedicando alla fotografia ma in una prospettiva e in una lettura che è decisamente propria, personale, originale e unica. Non possiamo considerare Pierfrancesco un mero autore di immagini di documentazione: non è un fotoreporter, ma possiamo definirlo, se proprio vi è la necessità di farlo, un fotografante, una persona che considera la fotografia come azione, come attività che deve essere intrapresa e che prevede delle fasi, dalla preparazione alla definizione degli obiettivi da raggiungere, dalla proposta estetica da condurre per meglio definire la sostanza che vuole essere comunicata alla ricerca della tecnica giusta nel saper immortalare quell’istante che è narrazione letteraria e non didascalica di uno scorcio di vita umana e sociale. La fotografia documentaria è niente altro per Celeda che la sintassi attraverso cui poter esprimere con determinazione e certezza la dimensione contestuale di quel legame inscindibile, quasi dialettico, tra uomo e ambiente circostante. In questa visione si esplica la proposta fotografica di Pierfrancesco Celada: non ci sono filtri che si impongono tra lo spettatore e l’opera, filtri che potrebbero essere creati surrettiziamente e in modo quasi artificiale nella fase della post produzione dove si apprezza anche la purezza e la limpidezza dello scatto, la chiarezza dell’immagine e la certezza della mano nell’atto dello scatto, qui il concetto di fotografia come azione che prosegue nel tempo. Pierfrancesco è fotografante e utilizza un participio presente per definire la continuità di un’impresa artistica, la sapienza e la consapevolezza degli strumenti tecnici da utilizzare e impoegare per poter definire in modo dettagliato e con più facilità la finalità da raggiungere attraverso la fotografia. Le opere di Celada ci offrono, pertanto, differenti e varie angolazioni attraverso cui lo stesso autore ha ripreso la realtà, proponendocela e riproponendocela nella sua indefessa veridicità documentaristica: lo stesso soggetto che il fotografante inquadra e immortala risulta essere complesso nella propria dimensione, aprendo strade interpretative differenti quanto varie e sconfinando in opportunità di elaborazione di intuizioni utili a prevedere un approfondimento di natura sociale, civile, culturale e antropologica del poliedrico rapporto intercorrente tra uomo e ambiente. Celada si dedica a un’osservazione tramite lo scatto, le sue sono quasi sempre fotografie a colori concepite attraverso un’apertura di diaframma tale da apprestarsi a tradurre la specificità della scena e del momento che deve essere narrato, tempi di esposizione utili e funzionali a dare un’interpretazione del rapporto tra contesto e persona, calibrandone luci e ombre e andando a descrivere in modo netto i contorni che definiscono le figure, e alta, infatti, risulta essere la risoluzione dello scatto, dando un senso altamente descrittivo e incidendo nella visione dello spettatore. L’indagine fotografica prosegue nel lavoro di Pierfrancesco: un’indagine condotta con la precisione e la sapienza di uno che ama viaggiare e che, viaggiando, ama attendere con pazienza nell’osservare l’ambiente e il contesto collettivo in cui la dimensione umana si innesta per meglio descriverne quella relazione che intercorre in modo preciso, tanto che sembra che lo scatto sia stato calibrato e che la scena risulti essere prefigurata e organizzata. Pierfrancesco Celada, è nato a Varese nel 1979, è laureato in biomeccanica e ha già vinto diversi premi, l’Ideastap e Magnum Photos Photographic Award, il West Collection Purchase Award e, da ultimo, il Premio Photolux Leica Awards. Ha partecipato a diverse mostre ed esposizioni internazionali: dalla Bawag Foundation di Vienna alla Newcastle College di Newcastle; dalla Magnum Print-Room di Londra alla Onward’11 di Tokyo e di Philadelphia, fino a giungere alla Gallery Carte Blanche di San Francisco. Risulta rilevante la serie dedicata a Tokyo, Japan, I wish knew your name, dove risalta il senso del viaggio come base poetica di ispirazione per un fotografante che ha voluto rilevare nella fascia occidentale del Giappone dove si concentrano le maggiori megalopoli nipponiche, Osaka, Kyoto e Tokyo, come l’incomunicabilità non riguardasse solo l’autore, straniero, nella sua impossibilità di comprendere appieno l’idioma linguistico e la cultura sociale del costume. Ha, inoltre, denunciato anche gli stessi abitanti di un epoca, quale la nostra, in cui nonostante l’aumento dei canali comunicativi tecnologici si avverta sempre di più la solitudine vissuta in un ambiente di forte concentrazione sociale. L’incapacità comunicativa dei contenuti viene risaltata attraverso la prontezza e la dinamica dello scatto, la nitidezza delle immagini, la trasparenza espressiva dei soggetti ripresi in una cornice cromatica intensa e definita nei propri elementi chiaroscurali e nelle determinazioni dei contrasti tra luce e ombra: la tecnica diventa ancora una volta la sintassi tramite cui saper comunicare l’impeto comunicativo dell’opera fotografica. Si apprezza, pertanto, nella produzione di Pierfrancesco Celada quel sapore narrativo interiore che, seppure parta da una dimensione esteticamente reale, si addentra in un’indagine sincera e onesta sulle problematiche della nostra contemporaneità e della quotidianità nella sua portata collettiva quanto individuale: è in questo passaggio che si scopre la valenza artistica delle opere di Pierfrancesco Celada. Alessandro Rizzo
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