La sensazione che Francesco Spatara vuole significare ed esprimere attraverso le proprie tele si traduce in cromie avvincenti e tali da dare spessore, quasi concettuale e contenutistico, agli stati d’animo dei soggetti ripresi e ritratti. Francesco Spatara è un autore originale, non c’è dubbio, se per originale intendiamo la visione di una propria personalità che si esplica attraverso le proprie rappresentazioni e i propri lavori. L’autore, nasce a Lamezia Terme (CZ), procede la propria formazione presso l’Accademia di Brera di Milano, dove si diploma per, poi, stabilirsi in Sardegna dove insegna presso il Liceo Artistico di Lanusei e dove prosegue nella propria attività artistica, in funzione anche di abbellimento e arricchimento di alcuni angoli di diversi comuni sardi attraverso murales urbani di notevole impatto riqualificante. Francesco Spatara non vuole terminare e concludere il proprio percorso di ricerca, seppure non possiamo nascondere gli ottimi punti raggiunti dalla capacità compositiva e da una propria comprensione estetica, alfabeto della lettura dell’interiorità del soggetto ripreso. Lui stesso afferma di voler proseguire nello sperimentare e nel definire nuovi percorsi stilistici e tecnici utili a evolvere dagli obiettivi artistici finora raggiunti in modo ottimo.
La pittura di Francesco Spatara è sincera, reale, forte, incisiva e onestamente consapevole del messaggio che vuole esprimere, senza filtri e senza mediazioni estetiche che potrebbero diventare meri orpelli decorativi. Francesco Spatara ritrae la donna, spesso, e la ritrae fuori da ogni convenzione strutturale funzionale a cui siamo abituati in tanta produzione artistica della nostra letteratura pittorica: il soggetto è denudato nella propria interiorità e intimità e vede una propria riproposizione attraverso una deformazione della figura e a un suo superamento, tale da rendere la visione allo spettatore decisamente turbante e conturbante, invitando lo stesso osservatore a introdursi nella dimensione psicologica del soggetto raffigurato. La donna nella pittura di Francesco Spatara è una donna che rivela il proprio dramma esistenziale e quotidiano: è una donna che non nasconde il proprio dolore e la propria sofferenza in quanto traspare dalla stessa dimensione estetica narrativa l’interiorità esacerbata della persona. Francesco Spatara riesce a condurre questo itinerario esplorativo grazie alle linee e alle forme, l’autore non segue regole anatomiche fedeli ma, anzi, le ribalta e le propone in modo totalmente inatteso nella propria portata e in una struttura suggestiva dal sapore quasi grottesco, deformato e deformante, destabilizzato e destabilizzante. L’immagine è schematizzata e nella propria schematizzazione si apprezza il suo sviluppo orizzontale e appiattito, senza limiti e confini per lo meno concettuali: le figure di Francesco Spatara si delineano attraverso le cromie, divenendo il colore e la tinta gli unici lessici esplicativi di messaggi intimi e interiori finora celati e nascosti da una rappresentazione canonica, che avvantaggia il lato puramente sensuale della superficiale raffigurazione, a scapito di quella carica intima che accresce nell’osservatore la curiosità e l’attrazione nell’approfondire il lato psicologico della persona. L’espressione si rivela tramite la tinta e la tecnica utilizzata da Francesco Spatara: l’acrilico consente in modo indefesso a dare lucentezza e luminosità ai colori, quelle pennellate che assumono quasi una propria dose e valenza tangibile e volumetrica, adagiata con fermezza e decisione dall’artista su un supporto quale è, spesso, la pellicola trasparente, in modo tale da dare un’idea allo spettatore di strati differenti e di piani vari e diversi su cui si dimensiona la figura stessa. Francesco Spatara unisce, così, nella propria irripetibile soggettiva, quindi a lui riconducibile, pittura, l’espressionismo con un aspetto figurativo dalla natura e inclinazione necessariamente astratta concettuale: la realtà viene piegata e rivisitata dell’autore per dare messaggi interiori, irraggiungibili tramite una mera rappresentazione puramente figurativa e ritrattistica. Si intravede nella produzione di Francesco Spatara una nudità del soggetto rappresentato in modo irrimediabilmente indefesso e tale da concederci una dimensione visiva in cui la donna si esprime attraverso il proprio corpo e il proprio fisico senza nessuna espressività, che potrebbe risultare distorsiva e distogliente l’attenzione dello spettatore su quel dolore inespresso, su quella passione nascosta, su quel desiderio negato, su cui l’estetica compositiva delle opere di Francesco Spatara, che si esplicano in tonalità cobalto fino a giungere a quelle linee descrittive di intensità purpurea, si incentra. Il rosso e il blu fanno da sfondo, quasi continuativo e costante, nella produzione di Francesco Spatara, essendo due tonalità che ci rendono la dimensione di un impressionismo alla Derain, la semplificazione della figura e l’utilizzo di colori caldi accompagnati con colori più freddi in un contrasto suggetisvo unico, e di un espressionismo alla Kirchner, i ritmi pittorici che si esprimono in modo perentorio e convulso, così come l’uso interiore ed emotivo del colore come sintassi psicologica di introspezione del soggetto, rivalutando anche riferimenti a tanta pittura di un Francis Bacon, per quanto concerne soprattutto la definizione di un’immagine scomposta e deformata del soggetto. Si assapora nell’arte di Francesco Spatara molta eredità del fauvismo francese, il movimento culturale di una corrente antinaturalistica che gioca essenzialmente con le cromie e che si distingue per il superamento di ogni forma prospettica in una visione di scorcio dell’immagine, la figura in questo senso, e in una sua decomposizione tale da suggerirci anche una certa influenza cubista nella produzione. Si apprezza, infine, una certa dose di valenza espressionista tedesca, quella proposta nella corrente Brucke attraverso pennellate violente e decise che marcano linee e contorni spigolosi e presenti in un’accezione d’avanguardia e di superamento del naturalismo, del realismo e dell’impressionismo puro. Proseguiamo in una produzione che ci apporta il carattere graffiante del colore, la particolarità incisiva delle linee delle forme delle figure rappresentate e, infine, il continuo rimando a un significante estetico compositivo unico. Siamo all’interno della produzione di Spatara in un continuo accenno, attraverso il colore come forma visiva basilare, all’interiorità. Apprezziamo quella capacità di Francesco Spatara a saper fotografare la realtà quotidiana e semplice e saperla riproporre in una dimensione meramente concettuale e psicologica senza risultare scontata e prefigurata. Alessandro Rizzo
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da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein. di Alessandro Rizzo Un esempio di architettura integrata: la Fondazione Maeght.
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