La poesia e la ricerca scientifica si possono trovare in una sintesi tale da creare un concetto, originale quanto unico, di composizione artistica e tale da affrontare un percorso di ricerca continua e di sperimentazione, non avulsa da una conoscenza della letteratura della storia dell’arte. In questa dimensione si inserisce a pieno titolo una figura di notevole rilievo nella storia del Novecento delle arti visive, Renzo Bergamo, nato a Portogruaro il 2 novembre 1934. Il padre, da subito, lo sprona a iniziare un percorso formativo e di maturazione nell’arte del disegno, intravedendo e comprendendo la spiccata predisposizione per questa espressione.
Renzo Bergamo rimarrà a soli 4 anni orfano di madre, mentre in adolescenza perderà il padre. La formazione di Renzo Bergamo lo vede da subito indirizzato nell’arte figurativa, accrescendo il contenuto culturale e lirico della sua espressività attraverso la frequentazione di esponenti importanti nel mondo letterario e culturale nostrano, da Giovanni Comisso, con cui si formerà un rapporto di forte sodalizio umano e letterario, lui scrittore, ad Andrea Zanzotto, da Pier Paolo Pasolini a Mario Soldati e Gian Francesco Malipiero, costitutori del cosiddetto “Veneto felice”, nella cui dimensione Bergamo verrà appellato come prodigio giovanile nell’arte pittorica. Renzo Bergamo si trasferirà alla fine degli anni 50 in Maremma per, poi, giungere a Milano, nel 1960, dove viene introdotto nel gruppo di intellettuali dell’epoca, del calibro di Giorgio Strehler, Bruno Munari e Franco Grignani, da Comisso stesso. In città Bergamo si stabilirà in via Madonnina, dove frequenterà il celeberrimo Bar Giamaica, posto in cui affronterà con personaggi della cultura meneghina e nazionale, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Gianni Dova, Emilio Scanavino, Cesare Peverelli e Roberto Crippa, discussioni sul concetto di arte astratta, nelle sue forme espressive e contenutistiche. In questo periodo Renzo Bergamo si sposterà decisamente nella propria produzione da un figurativo puro, periodo iniziale di formazione e di conoscenza approfondita dell’immagine nella sua portata stilistica, forme e linee che ne tratteggiano la rappresentazione, a un astrattismo concettuale, ambito in cui l’autore potrà pienamente affermare la propria tensione verso la ricerca, mai soddisfatta, di una sincerità di pensiero. Renzo Bergamo metterà a disposizione per affrontare questo nuovo processo, avvertito e sentito, tutto il patrimonio, culturale e tecnico, appreso nel già lungo percorso formativo e compositivo. Parliamo, infatti, delle tecniche eseguite e attuate da Bergamo: tecniche miste, come varie e diverse sono quelle parole e quelle sintassi che un poeta utilizza, questa caratteristica sarà presente nell’artista nei diversi scritti che affronterà anche come semplice studio e approfondimento, dalla tempera a olio all’acquerello, dall’acrilico alla chine e alle tecniche miste che vedono un impiego sperimentale e consapevole di un alfabeto che diventa non meramente superficiale né, tanto meno, esercizio contemplativo puro, ma, bensì, elevazione a significante di una visione generale e completa di un concetto di cosmo, naturale e scientificamente avvallato. Arte e scienza nelle opere di Renzo Bergamo si sposano perfettamente in un percorso tutto suggestivo e in cui si rileva fortemente la genialità dell’espressione di un’intuizione che si avvale di una scelta cromatica in cui prevale il bianco, quella sintesi di colori e di spettri caleidoscopici luminosi che ci inoltrano nella sostanza della ricerca condotta da Renzo Bergamo: ossia un espressionismo astratto che esalta e risalta, rivela e rileva, definisce e descrive, svela e rappresenta visioni cosmiche altre, inattese quanto immaginifiche. Nella produzione di Renzo Bergamo l’assoluto si traduce in espressione di un movimento di oggetti appartenenti a uno spazio e a un universo, infinito quanto immenso, rappresentando quel misterioso fascino di una scienza che si presenta complessa, tale risulta oggettivamente essere, in un’estetica che si manifesta come suggestione illuminante, sia a livello contenutistico concettuale, sia a livello puramente visivo, fatta di luci astrali e siderali, quei frammenti di universo che, se uniti nella loro definizione, ci apportano verso uno sguardo unico sulla natura, costituita da dinamiche di oggetti che non sono completi nella loro definizione visiva ma che, invece, diventano espressioni universali che sprigionano vibrazioni estetiche e immaginifiche di grande valenza suggestiva. Segni e simboli in rilievo ci conducono in visioni cosmiche altre, inattese quanto immaginifiche, l’assoluto che diventa espressione di un movimento di elementi appartenenti a uno spazio e a un universo, infinito quanto immenso. Le cromie sono tali da liberare circuiti nuovi e inattesi, intervallati da apposizioni di segni e di simboli grafici posti in rilievo e che irrompono dando un effetto di plasticità e una volumetria a visioni quantistiche di un’indagine e di un’intuizione che generano un nuovo punto di osservazione, tale da apportarci in una dimensione atemporale e aspaziale, cosmogonica, che ci propone una nuova percezione concettuale e fisica di spazio, rinnovata quanto inattesa. n questo percorso si inserisce quella corrente culturale, “Archeologia cosmica”, originale e autorale, fondata e concepita dallo stesso Renzo Bergamo, che ha voluto, così, non proseguire nella continua e alienante ricerca del consenso di mercato, ascrivendosi in una propria autonomia filosofica, poetica ed estetico compositiva, e proseguendo in una lettura che definisce una concezione di scienza e di caos che si riverbera nelle intensità cromatiche proposte. Attraverso l’intuizione estetica, Renzo Bergamo riesce a elevare le descrizioni dettata dai colori a migliori sintassi per concepire un rapporto con la scienza e con la visione del cosmo, dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande, dei campi gravitazionali, delle galassie, della loro origine e genesi esemplificate, degli atomi e dei loro incontri e scontri che generano altre dimensioni spaziali surreali, seppure attestabili come verificabili in teorie scientifiche e astronomiche. Diverse sono le esposizioni a cui Renzo Bergamo ha partecipato, partendo proprio da una prima, dedicata al figurativo, lui ancora molto piccolo, promossa dal padre, per giungere nel 1965 a New York con una collettiva, “Avanguardia Italiana”, patrocinata dal Ministero degli Esteri e promossa dal Comune di Milano, occasione per portare Oltreoceano l’avanguardia artistica nostrana. Bergamo discuterà di arte e scienza nel gruppo di Via Carpoforo a Milano, discussioni in cui si cercano mezzi espressivi che possano dare risposte a quesiti sul rapporto tra tempo e spazio, sulla separazione tra presente, passato e futuro, mentre nel 1979 partecipa alla mostra sulle avanguardie del Novecento, “Futurismo – Spazialismo – AstrArte” con Promoter Art, grazie al patrocinio del Comune di Milano, presentando il gruppo di AstrArte. Si trasferirà in Sardegna, terra che gli apporta nuovi spunti di indagine e di ispirazione artistica, avvicinandosi nel suo scibile variegato alla composizione musicale, aprendogli dinamiche di concezione artistica nuove e rinnovate, estetiche mai esplorate e mai affrontate. I pensieri dell’autore che conducono alla verifica di una produzione complessa e autorevole, tesa alla ricerca sempre viva e alla conoscenza dei fenomeni cosmogonici e universali, sono raccolti in scritti che rivelano il mistero, lo affrontano e lo percepiscono, traducendolo in sintassi cromatiche e compositive uniche perché ponderate e, allo stesso momento, istintuali e percettive di un’energia che si sprigiona da circuiti cromatici di forte impatto. Alessandro Rizzo
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Fotografia
Un pittorialismo fotografico: l’arte di Francesco Ragno tra forme e geometrie. di Alessandro Rizzo L’art brut diventa arte grezza e
flusso di coscienza tempestoso nelle cromaticità visionarie di Marie-Claire Guyot. di Alessandro Rizzo Georg Schrimpf:
da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein. di Alessandro Rizzo Un esempio di architettura integrata: la Fondazione Maeght.
di Alessandro Rizzo |
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