Hamish MacDonald è artista del proprio tempo ed è artista del proprio contesto, quello territoriale, quello di una natura che si affaccia, genuina quanto diretta, schietta e brulla, su un paesaggio a volte ubertoso, spesso grezzo, ma che nella sua incontaminata autenticità esprime una visione di insieme suggestiva quanto penetrativa. Hamish MacDonald ha un proprio stile, una propria personalità artistica, una propria visione e una tendenza a individuare il punto di vista e di ripresa della realtà, nella sua interezza, senza filtri e senza mediazioni concettuali. Hamish MacDonald narra con passione la propria terra, la Scozia, e lo fa ponendo in essere la propria sapienza e la propria conoscenza artistiche di una letteratura complessa e completa, attraverso una sintassi che lui solo è riuscito a individuare e che lui solo la arricchisce di quella tensione cromatica e tale da donarci un caleidoscopio puramente figurativo.
La capacità artistica di Hamish sta proprio nella propria definizione lirica e nella propria conoscenza di saper tradurre questa visione, che è fatta di una consapevolezza di una tradizione culturale passata e appartenente alla propria terra, la Scozia, in un’opera che racconta il territorio e il paesaggio. Hamish MacDonald conosce bene il proprio tempo artistico e conosce anche il passato storico di un’arte fatta di contaminazioni e di correnti culturali in cui lui riesce a inserirsi con uno stile autorale, originale, proprio, unico e irripetibile. Possiamo dare una definizione alla pittura di Hamish MacDonald, una collocazione semplificante, si sa, ma che possa aiutarci a comprendere le linee guida, complesse e varie, molte e plurali, che si susseguono lungo una produzione fatta di colori scelti in base a una propria autonomia e a una lettura descrittiva e attenta di una Scozia che si presenta in una multiforme e caleidoscopica suggestione visiva. Hamish MacDonald ci esalta attraverso uno stile sicuro e una fluidità delle immagini e delle figure che rappresentano la bellezza di paesaggi, addentrandoci internamente nei meandri di letture prospettiche che ci aprono altre dimensioni, che sono quelle delle emozioni e delle sensazioni che, come delle mani, conducono il tratto dell’autore, che non diventa mai incerto e che non indugia ma, bensì, si protrae nella descrizione di una veduta e in una sua ricomprensione piena e viva. Hamish MacDonald è un impressionista, ma vede nell’evoluzione della propria estetica compositiva una dose di espressionismo, unendo e coniugando due culture differenti: da un lato l’intensità definitoria delle immagini e delle figure, dall’altro lato l’espressione di una sensazione che conduce le pennellate a esprimere la propria portata sostanziale in vibrazioni cromatiche uniche. Hamish MacDonald appartiene al movimento colorista scozzese, rossi papaveri e distese di verde, una ripresa continua del mare come soggetto che avanza nella produzione e che ci affascina per la tecnica utilizzata, mista con la lucentezza che solo l’acrilico può assicurare e con la volumetria che solo la tempera a olio garantisce. Si evidenzia nell’arte di Hamish MacDonald un limite molto labile tra impressionismo ed espressionismo proprio per il disinvolto utilizzo del colore, ora più ridimensionato, ora più vivo e acceso: un utilizzo che ricopre la vasta gamma di una produzione viva e intensa e che non ha sempre palesato un’intuizione costante che si riverbera in un’ispirazione sempre accesa in una tensione volta a una sperimentazione, non ingenua ma, bensì, consapevole e sapiente. Hamish nasce a Glasgow, in Scozia, e studia dal 1963 al 1967 alla Scuola d’Arte, sperimentando quella varietà di tecniche che lo porteranno, presto, a definire una propria autonomia estetica nelle opere che andrà a definire: la formazione non può essere definita se non accademica, formale magari, ma è lungi dall’essere formalista la sua produzione, in quanto non solo le copie delle opere sono uniche, ma anche il loro contenuto compositivo le rendono tali. In diversi tratti le opere di MacDonald assaporano di quel figurativo, impressionista con venature di confermato espressionismo, che si astrae dalla pura narrazione descrittiva del reale, l’iperrealismo fine a se stesso, ma che si addentra in una visione generale in cui possono intravvedersi nuovi scenari prospettici in una dimensione che non affronta in modo geometrico e matematico la prospettiva ma che, invece, propone una complessità compositiva tale da donare effetti di luce e di ombra, la limpidezza della tinta, la franchezza e freschezza del tratto e del disegno, in una situazione che può anche dirsi sintetizzante, per l’indefinitezza accennata delle tante immagini e per una loro proposizione in spazi aperti, che non trovano confini nei limiti fisici delimitanti della tela, sempre addensati in un’armonia ineccepibile all’interno dell’opera. Si apprezza, così, un certo simbolismo che consiste proprio nell’elevazione dell’immagine e dell’estetica a significanti puri e a sintassi interpretative di un’indagine interiore e di un’interpretazione del paesaggio, così come interpretativo è il percorso che Hamish MacDonald affronta nel confrontarsi con autori del passato e che riprende con una certa autoralità e autonomia, diventando lui stesso uno dei più importanti e autorevoli autori del Novecento. Molto presente come paesaggio proposto sono le prospettive di Isle of Skye e di Poppy Field dove ancora più intensi diventano quei colori che possono essere interpretati attraverso la lente di un punto di vista che diventa cono ottico visivo di una grande sapienza descrittiva e prospettica. Il naturalismo diventa forte nella sua proposizione all’interno della produzione di Hamish MacDonald in un’espressività libera e autonoma, narrando attraverso il tratto le sensazioni che diventano filtri di indagine e alfabeti che apportano a ogni oggetto ed entità un proprio spessore e una propria valenza simbolica nel magistrale utilizzo di tinte a olio che rendono la luminosità e la volumetria della visione. Alessandro Rizzo
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