Esiste e sussiste un’imprescindibile connessione tra la pittura di Marica Zorkic e il moto emotivo che si esprime in modo prorompente nella sua individualità. Il fatto di sottolineare in Marica Zorkic una valenza istintuale, che traduce in poesia e in sintassi visive compositive i sentimenti che la stessa autrice prova, senza mai sconfinare nell’ingenua visione o composizione tecnica, comporta una richiesta di ipotesi di lavoro da parte dello spettatore. Marica Zorkic vive di un espressionismo fortemente interiore attraverso opere e lavori che suggestionano l’osservatore, quasi a renderlo protagonista di un itinerario poetico quanto onirico, fino a giungere a un’ampia prospettiva di panorami e di prospettive che si alimentano di una patina di mistero e di soffusa visione di un intero spettro dinamico, che si palesa nella progressione dell’indagine e dell’osservazione dell’opera stessa.
Marica Zorkic ha avuto un percorso formativo molto autonomo, continuativo e graduale nel suo avanzamento verso una definizione di una propria originale e autorale dimensione pittorica, corroborata da una tecnica molto attenta, ponderata, utilizzata senza sconti e senza supponente presunzione, finalizzata a dare un contenuto artistico concettuale all’opera nella sua definizione finale e completa. L’artista si libra nella sua ispirazione e nel suo impeto estroso tra diversi soggetti, sempre resi come linguaggi e sintassi di una propria interiorità e di un sentimento intimo che si perpetua in un lancio emotivo incisivo quanto intenso, che solo le pennellate possono reificare, rendere reali, vere, tangibili quanto visibili e concretamente presenti. In questo ambito si inserisce la sapienza istintuale di un’autrice, pronta a dare risalto a un moto intimo che si esprime in una liberata concezione del fare arte e di concepire l’arte visiva quale unico linguaggio interpretativo di un sentimento prorompente interiore. Marica sceglie con accortezza, ascoltando il proprio spirito, i colori e le cromie e le pone sulla tela con una certa immediatezza e una certa abilità donando all’opera nel suo complesso un afflato di onirica interpretazione visiva, attraverso la delicatezza e l’armonia dei colori, posti sulla tela con eleganza e gentilezza e, allo stesso tempo, con decisione e con determinazione. La produzione artistica di Marica vede, quindi, una certa spontaneità nella propria concezione compositiva ed estetica, scegliendo soggetti vari in base alla migliore opportunità comunicativa valutata. Marica procede, così, dal mare, soggetto che rimane quasi una costante nel percorso compositivo dell’artista, simbolo, quasi metafora, di un percorso interiore in cui la dinamica del turbamento si affaccia su un panorama universale, ricco e infinito, in una distesa che vede tormentati scenari tempestosi unirsi con momenti di pacifica armonia, con vele che si flettono sui marosi e con cieli che si aprono sugli orizzonti. La tela assume, così, una prospettiva infinita che si staglia lungo un punto di fuga che sembra lontano, dando alla complessiva visione dell’opera un senso di immensità e di assenza di limiti e confini. Il mare diventa, quindi, canone interpretativo utile a concederci una breccia raffinata che apre il nostro sguardo in una dimensione reale: risulta tale essendo lo stesso soggetto vero e naturale, ma ricco e portatore di significanti e di messaggi che solo i colori e le vive pennellate possono offrirci nella loro portata. Le cromie delle tinte utilizzate si calibrano perfettamente, rientrando in un’armoniosa visione che ci rende risalto quasi sobbalzante dei colori, e garantiscono un aspetto generale e complessivo ricco e composito, in cui il viola, il blu, quasi costante presente nelle serie di Marica, il bianco, il verde e il giallo, quest’ultimo colore si addentra come fosse parte di getti che graffiano la visione di insieme, creando delle fessure quasi fossero significati di lacerazioni interiori che si dipanano e si aprono su un’immensa panoramica, fatta di silenzi, di misteriosi canali introspettivi e di attese interpretative che ci colgono da osservatore e che ci fanno sentire parti integranti di questo percorso contemplativo. La città diventa, invece, parte narrativa di una serie che ci porta a guardare l’aspetto urbano da un punto di vista quasi esterno, coinvolgendoci in questa prospettiva in cui il cielo e le forme geometriche degli edifici si confondono in una concezione estetico visiva unica e complessa, quasi convergendo e compenetrandosi in dimensioni inattese e non previste: un insieme visionario in cui a un espressionismo si fa strada un intento concettuale che arricchisce di valenza poetica la complessiva interpretazione dell’opera. Le tonalità in questa serie dedicata alla città sono tali da vedere impiegate cromie delicate e decise, quasi offuscate, che si confondono e si fondono, non creando netti limiti alle figure, ma donando una continuità fluida dei colori e garantendo macchie che accennano, come in una vera e propria tendenza espressionista astratta, edifici ed elementi che fanno parte di una città, contesto collettivo affollato, caotico, spesso alienante, ma ricco e denso di un significato poetico intrinseco che si verifica come lirica in una visione universale e di insieme che stupisce e che affascina lo spettatore, libero di addentrarsi nell’opera tramite ottiche interpretative uniche e senza confini, in una prospettiva arcana, sibillina e indecifrabile. La serie dedicata all’astrattismo trova la purezza sincera di tale corrente culturale e ci apporta la veridicità, semplice quanto diretta, della spontaneità del sentimento dell’autrice, unica fonte di ispirazione e di prosecuzione nella composizione; estetiche cromatiche si avvicendano in modo alternato con linee e forme di figure concettuali, sintassi interiori di un impeto visionario che solo la raffinatezza tecnica dell’autrice può cogliere e concedere, giocando sempre con i colori, con le sfumature e con le tonalità, chiare e soffuse, ora più decise, ora più determinate. La produzione artistica di Marica è un reale percorso narrativo di emozioni e di sensazioni interiori che si esplica tramite una pittura sincera, convincente, spontanea e, soprattutto, viva e compiuta. Alessandro Rizzo
Scrivono in PASSPARnous:
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Fotografia
Un pittorialismo fotografico: l’arte di Francesco Ragno tra forme e geometrie. di Alessandro Rizzo L’art brut diventa arte grezza e
flusso di coscienza tempestoso nelle cromaticità visionarie di Marie-Claire Guyot. di Alessandro Rizzo Georg Schrimpf:
da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein. di Alessandro Rizzo Un esempio di architettura integrata: la Fondazione Maeght.
di Alessandro Rizzo |
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