Il percorso artistico nella produzione di Neda Shafiee trova una maturazione in termini di ricerca estetica, di evoluzione concettuale e di esperienza viva e vissuta attraverso il linguaggio visivo. Neda nasce a Teheran, si laurea in Scultura alla Facoltà di Belle Arti di Teheran per, poi, trasferirsi nel 2002 a Roma, dove consegue lo stesso titolo all’Accademia di Belle Arti. Neda nasce come pittrice, tanto da vedere la prima fase della sua evoluzione ispirarsi ad alcune serie di opere che evidenziano esse stesse una certa progressione, utile a darci un caleidoscopio di stili e di visioni, funzionali a garantire quel processo di formazione che porterà Neda ad abbracciare l’arte materica, plastica e scultorea.
In diverse opere di Neda si trova il figurativo come parte iniziale di un itinerario di riflessione e di approfondimento condotto dall’artista sullo studio del corpo umano, nelle sue forme, nelle sue linee e nelle sue misure, donando a esso un canale espressivo di un astrattismo concettuale, che porta il messaggio intrinseco e interiore a essere parte portante di una contemplazione che lo spettatore affida al momento dell’osservazione dello stesso dipinto. La tecnica diventa da subito in Neda Shafiee un percorso sintattico fondamentale, che porta a garantire quella finalità estetica contenutistica, sostanza di una definizione artistica utile a dare e a concepire una rottura con le categorie consuete e canoniche della letteratura artistica e funzionale a dare un messaggio, ipotizzato e idealizzato dalla stessa artista: l’utilizzo originale e fortemente suggestivo della china unita al caffè ci porta a vedere una sostituzione autorale dell’acquerello, offrendoci la stessa luminosità e nitidezza, pur dando una certa consistenza alla tinta e alle pennellate adagiate sulla tela. Neda nella sua serie pittorica si affaccia in una fase intermedia alla dimensione puramente materica e plastica, vedendo impiegare la tenuità delle tinte e delle cromie, che affidano alla dimensione compositiva generale un’idea di astrazione e di onirica atmosfera. Figure umane vengono accennate all’interno di uno spazio, stilizzato e semplificato attraverso l’utilizzo dei colori, delle tinte e di materiali di diversa portata che sporgono come sobbalzi dalla tela, riferimenti iconografici di un itinerario poetico e concettuale che ci conduce verso una concezione dell’opera in una stretta visione di relazione tra il soggetto e l’ambiente circostante. La relazione del soggetto viene spesso rivisitata e riletta sotto un’ottica puramente autobiografica, come testimoniano le sculture di Neda, passando, ora, alla fase di evoluzione, non definitiva, ma di certo elaborata e convinta, che vede l’artista approdare al linguaggio scultoreo, prima procedendo con uno studio e una conseguente proposta della figura in forma molto essenziale, minimale, quasi stilizzata, per, poi, delinearla in una visione solitaria, singola, individuale, espressione di un percorso esperienziale ed emotivo unico e soggettivo. In questa fase Neda affiderà alla sua manualità e alla sua poetica gli elementi assoluti di un approccio esecutivo e compositivo che ci porta a vedere realizzata e concretizzata in modo sostanziale il percorso interiore e personale dell’autrice elevato a concetto generale e universale: figure sottili, allungate, attentamente delineate e disegnate, tali da darci una descrizione della fase esperienziale dell’autrice, in cui si trova a vivere con intensità la propria vita, piena di misteri, silenzi e di prove con una sensibilità unica e un aspetto emotivo interiore irripetibile in quanto personale. Un cubo, infatti, assume in una scultura di Neda un valore allegorico, metaforico, alludendo in modo perfetto e dettagliato alla costruzione di un contenitore che custodisce e che racchiude un mistero, una verità nascosta, seppure consapevolmente ritenuta esistente, che deve essere espressa tramite l’accenno suggestivo del linguaggio delle forme, delle linee e delle volumetrie della figura. L’ultima fase compositiva scultorea di Neda vede sorgere un’altra idea di figura, come soggetto individuale, ponendo quest’ultima in uno spazio, certamente struttura che allude a un ambiente, in cui il soggetto stesso si pone in relazione e in comunicazione con altri soggetti, con l’ambiente stesso, con una situazione. La forma geometrica, sempre presente come materia che si eleva a significante nella produzione di Neda, avanza oltre all’ambito individuale e strutturale del soggetto per procedere, infine, oltre ai limiti della scultura dell’individuo e delineare, pertanto, la dimensione spaziale, l’ambientazione e il contesto, sempre di grande portata suggestiva, in cui lo stesso soggetto si trova ed è inserito, non più solitario e solingo, ma parte e componente di un ambito molto più complesso, ricco di interrelazioni e di presenze, anche solamente evocative, di fatti e di vicissitudini che interessano un’esistenza. Non sussiste più la visione ierocratica e assoluta del soggetto, quasi concepito nella sua unicità e nella sua autosufficiente intuizione. Risulta essere molto evocativa la scultura, Flusso 2, esposta a Palazzo Taverna, realizzata in cartapesta e che vede un cubo racchiudere una figura stilizzata, mentre all’interno della stessa struttura geometrica, visione quasi femminile di un corpo che accoglie altri elementi, si trovano oggetti sospesi, esempi allegorici degli accadimenti della vita e delle vicissitudini che si presentano in modo imponderabile nella grande dimensione dello spazio temporale di un’esistenza. Alessandro Rizzo
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Fotografia
Un pittorialismo fotografico: l’arte di Francesco Ragno tra forme e geometrie. di Alessandro Rizzo L’art brut diventa arte grezza e
flusso di coscienza tempestoso nelle cromaticità visionarie di Marie-Claire Guyot. di Alessandro Rizzo Georg Schrimpf:
da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein. di Alessandro Rizzo Un esempio di architettura integrata: la Fondazione Maeght.
di Alessandro Rizzo |
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