La complessità formativa in una produzione artistica si traduce su due livelli che si compenetrano, donando alla visione poetica un’originalità tutta autorale: la duttilità e la contaminazione dei generi e degli stili. Questi aspetti sono imprescindibili nell’arte di Graziella Reggio, autrice che si forma a New York, dove studia presso l’Art Students League con Bruce Dorfman e Richard Pusette-Dart. Nel 1999 Graziella ottiene il Pollock-Krasner Foundation Grant, vive a Milano e ha abitato per un buon periodo a Venezia. Graziella Reggio non ha un genere specifico nel solco del quale proporre in modo omogeneo la propria produzione compositiva: è fotografa, è illustratrice, è installatrice, è scenografa ed è scultrice.
Sono passaggi, questi, che costellano tutta l’evoluzione estetica e contenutistica della sua arte e che vedono Graziella presente e attenta verso una tradizione specifica che si realizza visivamente in un alfabeto estetico interpretativo di una propria poetica, di un proprio contenuto ricco di messaggi e di una lirica, tanto da vedere impressi simboli e segni che definiscono un itinerario, estetico e compositivo, suggestivo, a cui difficile sarebbe rimanere come spettatori indifferenti. Graziella riesce a elevare la propria composizione visiva a mezzo di comunicazione e di narrazione di una storia, magari di storie, di tante storie, personali, intime o semplicemente collettive, dando rilevanza al paesaggio, a quella cultura artistica paesaggistica che fa del luogo, il locus amenus, lo spazio ideale, immenso quanto universale, infinito quanto atemporale e aspaziale e tale da donarci sensazioni che si elevano a sostanziali significati, che si definiscono come significanti attraverso la sapienza descrittiva dell’occhio interpretativo dell’autrice. Graziella Reggio è presente come artista nella fase compositiva finale di realizzazione dell’opera: è presente con una propria identità, fatta di un percorso formativo notevole, fatta di esperienze compositive, fatta di una conoscenza e di una capacità di trovare la giusta sintassi per poter esprimersi e fatta, infine, di una sapienza tecnica funzionale alla realizzazione dell’opera stessa. Proponiamo, come primo passaggio analitico e descrittivo della produzione di Graziella, la fotografia, quell’espressione che conduce da sempre l’autrice alla ripresa dei fiumi, di fiumi d’Europa, di corsi d’acqua, di luoghi di certo ameni in quanto si ipotizza che nelle loro vicinanze ci sia un rigoglio di risorse, ci sia vita. L’acqua è un elemento naturale e nel proprio scorrere porta a delineare tramite la fotografia una certa dinamica, un certo movimento che affida un senso di eterno fluire e scorrere, una metafora dell’energia naturale e panistica che si traspone in una realistica concezione della spazialità. Graziella quando scatta lo fa certamente non come semplice e mera fotografa di una ripresa iperrealistica e quasi documentativa di un luogo geografico, ma lo fa con il punto di vista di una pittrice, di una scenografa, di una scultrice, nutrendo quasi un senso consapevole della materia, della sostanza plastica degli oggetti che si presentano, accennati spesso, quasi introdotti in una propria caratteristica evocativa, e che diventano simboli realisti e oggettivi di un percorso narrativo e narrante, unico e immenso, anticipando, cosi, una storia fatta di umanità e di esperienze visive ad alto contenuto emotivo. La tecnica usata da Graziella vede ancora prevalere un analogico, una ripresa che attiva su di se gli strumenti ideali e utili a dare centralità al paesaggio ripreso, utili a dare profondità estetica e visiva agli elementi riportati, utili a dare una certa capacità prospettica, donando gradi vari e livelli molteplici che declinano in visioni i vari oggetti che sono presenti all’interno di una dimensione, quella fisica della fotografia, che non vede confini e che oltrepassa i limiti perimetrali della stessa, dando uno sguardo che supera nell’immensità la stessa visione oggettiva. Graziella Reggio è anche illustratrice e realizza disegni attraverso delle tonalità che rendono e che propongono atmosfere scure, giocando su elementi chiaroscurali e sulla contrapposizione tra una gamma di cromie nere che si calibrano in base alla distinzione delle figure, ora accenni di alberi, ora accenni di palazzi, ora, infine, accenni di case, in una visione che diventa chiaramente iperrealista e che ci conduce verso un surrealismo, visione quasi simbolica di segni interpretativi ed evocativi di alfabeti immaginari e fantastici, metaempirici, pur nel loro essere concreti e oggettivi, sostanziali e materialmente inscrivibili nella loro dimensione terrena. Il tratto dei disegni condotto da Graziella su carta, supporto non canonico ma, spesso, ricercato, inventato, utilizzato ad hoc e realizzato come base espressionista dell’intera rappresentazione in modo da definire una tecnica utile e funzionale alla realizzazione dell’impatto estetico compositivo, risulta essere deciso quanto delicato. La ricchezza di significanti visionari che si alimentano di oggetti reali e tangibili sono le basi sintattiche e alfabetiche di un disegno che sprigiona grande attrazione verso lo spettatore, introdotto in un itinerario misterioso da esplorare e da comprendere, nella semplicità e nitidezza del segno. Concludiamo la descrizione della produzione artistica di Graziella Reggio concedendoci uno sguardo sulle sculture, installazioni vere e proprie che prendono vita e forma all’interno di uno spazio fisico in un ciclo di confronto e di dialogo con le strutture interne all’ambiente in cui vengono collocate e in cui acquistano un significato proprio, una valenza espressiva quasi primordiale, attraverso la semplicità e la sobrietà delle linee e dei contorni che definiscono la struttura dell’immagine e della figura proposta nella propria essenzialità. Figure di umanoidi si assiepano lungo un percorso che sembra portarli verso un cammino di liberazione dalle costrizioni restrittive della quotidianità, un cammino collettivo e lungo un’intera storia, narrazione di narrazioni; cosi come l’intavolatura dove si apprestano a definirsi oggetti materici e plastici dalle più varie nature e che ci rendono il senso di complessità del reale condotto e ricondotto in un’armonia compositiva ed estetica unica. Ci affascina la capacità fisica che l’autrice pone nel produrre le sculture, tutte su base lignea, andando a invenire con destrezza e con capacità visionaria la figura, tradotta dal linguaggio immaginifico a quello plastico e concreto, oggettivo e tangibile. Alessandro Rizzo
Scrivono in PASSPARnous:
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Fotografia
Un pittorialismo fotografico: l’arte di Francesco Ragno tra forme e geometrie. di Alessandro Rizzo L’art brut diventa arte grezza e
flusso di coscienza tempestoso nelle cromaticità visionarie di Marie-Claire Guyot. di Alessandro Rizzo Georg Schrimpf:
da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein. di Alessandro Rizzo Un esempio di architettura integrata: la Fondazione Maeght.
di Alessandro Rizzo |
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