La casualità,
fermezza e delicatezza: la creatività emotiva di Patrizio Vellucci Articolo di Alessandro Rizzo
Si legge una certa abilità compositiva nella produzione artistica di Patrizio Vellucci, nasce a Gaeta il 24/04/48, si laurea in ingegneria, si dedica a una professione manageriale, mentre si appassiona fin dalla giovanissima età al disegno e alla pittura figurativa e di nature morte, tanto da vederlo affrontare gli studi dedicati all’arte moderna e contemporanea, frequentando l’Accademia di Brera tra il 1982 e il 1986.
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La formazione di Vellucci porta l’autore a identificarsi su due livelli: un livello puramente autodidatta, esprimendo liberamente e in modo informale la propria poetica e comprensione della realtà, un altro fortemente consapevole dei pilastri e dei canoni, estetici e compositivi, dell’arte moderna, contemporanea e post moderna, fermezza nella conoscenza e nella sapienza illustrativa dell’autore stesso.
In questo solco si propone, con una certa dose di evoluzione nello stile e nella rappresentazione, la produzione di Patrizio Vellucci nella quale vediamo affermarsi un’espressione visiva molto ampia tanto da coprire l’aspetto pittorico, quello scultoreo e, infine, quello fotografico, adottando la tecnica del collage. In questi settori i vari ambiti nella produzione artistica di Patrizio si contaminano, quasi creando alfabeti visivi e immaginifici convergenti, pur differenziando le diverse declinazioni, infinite, di figure e di forme, di segni e di simboli, di immagini e di rappresentazioni, di linee e di contorni, attraverso cui l’autore va a proporre la propria opera. I passaggi sono molteplici nell’arte di Vellucci e sono tali da rendere, come dicevamo, dinamica la stessa fase di stesura, di ponderazione dei passaggi, di riflessione prefigurata che altro non è che l’ascolto di emozioni e di sentimenti interiori, di moti d’animo che si riverberano attraverso una sintassi semplice quanto coinvolgente: quella dei colori. Le cromie sono le parti principali nelle opere di Vellucci e solo attraverso esse si può raggiungere una definizione di panorami inattesi, proiezioni fantastiche della mente, disegni intimi che si definiscono matericamente attraverso la delicatezza delle tinte, attraverso un’estensione della tinta e della pennellata che diventa quasi inclusiva, fortemente pregnante, estrinsecamente totale e resa tale attraverso l’impeto che proviene da un’interiorità, viva e pulsante. Patrizio Vellucci è consapevole del fatto che il supporto, la carta, che utilizza per elaborare e comporre le proprie opere pittoriche, sia parte integrante e non semplicemente base della stessa opera e che con le immagini e le rappresentazioni che si stagliano con decisione sulla carta stessa il supporto interagisca, assorbendo e compenetrando le varie calibrazioni di colori e di tinte che vengono adagiate. Il colore nelle opere di Patrizio Vellucci diventa diafana raffigurazione di immagini trasparenti, immanenti presenze su uno sfondo armonico che delineano scenari immaginifici, astratti, concettuali e che si propongono tramite la sapienza compositiva dell’autore che conosce bene le regole fisiche e chimiche di interazione tra gli elementi, di interazione, in particolare, tra le tinte e la carta. L’astratto diventa parte principale di una narrazione di concetti che si differenziano nettamente dal semplice figurativo e che si propone nella propria profondità, nella propria portata concettuale, nella propria dimensione sostanziale, ricco di un simbolismo coinvolgente e penetrante. Lo stile di Patrizio Vellucci risulta essere, quindi, chiaro e unico nella propria concezione, portandoci a definire un’idea di astrattismo simbolico che compenetra in una visione di insieme figurativa, sorretto da una sapienza elevata della tecnica utilizzata e delle relazioni e delle reazioni dei materiali impiegati nella realizzazione dell’opera stessa. Il colore penetra fortemente il supporto su cui Vellucci va a comporre tanto da impregnare in modo puramente casuale, come casuale è il tratto della mano che va a definire forme e immagini del complesso astratto concettuale dell’opera, la carta davanti e dietro. Dalla combinazione, naturale e semplice, degli elementi e delle tinte delineate nell’opera promana l’intera opera e la valenza, alta e incisiva, della sua portata concettuale e suggestiva. Il colore risulta essere trasparente, quasi diafana apparizione cromatica dall’intensità utile a scaturire una visione di insieme energica e coinvolgente: la casualità dell’interazione delle cromie risulta essere testimonianza di una procedura, sapiente e consapevole, della fase elaborativa e di concezione dell’opera da parte dell’autore, tanto da rendere omaggio a quella notevole disponibilità dell’artista di saper bilanciare con destrezza e fermezza, le tonalità calde e le tonalità più fredde, al fine di donare un aspetto armonico e di equilibrio in un’impostazione segnica che trasferisce un concetto in un simbolo, forza astratta di un figurativo intenso e pieno di significanti, poetici e interiori. La scultura vede una procedura di lavorazione della polpa di cartapesta attraverso cui l’autore riesce a confermare la destrezza compositiva della dimensione pittorica e illustrativa, elementi, questi, sempre presenti nella produzione di Vellucci, altamente percepibili come modalità operative di genere artistico interagenti. L’immagine nella propria caratteristica iperrealistica e surrealistica è il soggetto prevalente di un materico plastico in cui la materia stessa diventa lo spartito sinfonico di visioni magistrali e spontanee nel loro divenire dinamiche interpretative di un’interiorità, intensa e viva. Patrizio Vellucci non si ferma nel proprio orizzonte sperimentale compositivo, tanto da vederlo utilizzare, nell’era della digitalizzazione dell’immagine e della computerizzazione come strumenti di azione compositiva, spaziare nel mondo dell’iperfoto e in quello dell’elaborazione multimediale della figura. Alessandro Rizzo
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