Una formazione ancora autodidatta che presenta diverse poliedriche e complesse sfaccettature disciplinari contaminarsi in una celebrazione estetica di sintesi che acquista un peso ponderale nella valutazione sostanziale e contenutistica della narrazione espressa: parliamo di Lorenzo Bonamassa, nasce come illustratore fumettista, passione che coltiva dai 16 ai 19 anni per, poi, affidarsi totalmente al disegno attraverso la delicatezza e la leggerezza del tratto pastellato. Si avvicina, cosi, diventando la scelta tecnica maggiore nella propria produzione, alla tecnica a olio su tela, su carta, su cartone e su stoffa: i supporti sono variegati, certamente per dare maggiore rilievo e risalto allo stile, reso proprio attraverso anche a una rielaborazione di citazioni del passato, al genere, un pittorico fumettistico di un ritratto riproposto e ridefinito, alla poetica, l’introspezione personale che diventa e si eleva ad analisi generale sul destino dell’uomo, sulla condizione esistenziale delle persone, sulla natura dell’umanità nella propria universalità.In questo frangente si colloca una scelta, perché tale diventa nella produzione di un artista, quale quella operata da Lorenzo, fiorentino di 38 anni, che porta a rendere strumento quasi lessicale la tecnica perseguita per dare voce, realizzazione, e tangibile conoscenza a una narrazione interiore che si fa espressione pura, ponderata e istintuale allo stesso tempo, di un ritrattismo senza filtri, di un figurativo sincero quanto complesso, sia nelle forme, la decomposizione delle figure per poi ricomporle in una visione inattesa quasi surreale, di un cubismo rivisitato, fatto proprio e ricelebrato, unica sintassi analitica dell’interiorità psicologica comportamentale del soggetto, la poliedricità della natura, spesso contraddittoria e complessa, della figura umana. Lorenzo rende tutto questo, messaggio piuttosto difficile e impegnativo da comunicare, tramite la delicatezza e la leggiadria di un tratto, quello della sua mano, che rivive ancora della sua inclinazione primigenia e giovanile per il disegno, percependone l’ironia sostanziale di un fumettismo che rende paradossale la visione e la situazione riportata: in questa sintesi si trova l’originalità e l’autonomia dell’autore, seppure vi sia presente una fase ancora di elaborazione di alcuni passaggi che devono essere confermati, esteticamente quanto tecnicamente, come lo devono essere in quelle fasi di evoluzione che fanno della produzione di un artista un percorso individuale di ricerca e di messa in discussione di alcuni elementi realizzati. Lorenzo ha sempre nutrito l’interesse, con la conseguente dedizione, verso l’arte del caligramma: niente altro che un’altra disciplina che rende la sua arte rinforzata e rinvigorita da un supporto lirico e poetico, dalla parola che diventa elemento di una visione estetica forte e incisiva, un’immagine visionaria che si avvale del significato che si astrae dal pretto contesto lessicale per diventare e trasformarsi in significante unico. L’arte di Lorenzo ci porta ad addentrarci e ad apprezzare, in modo profondo e totale, un percorso proprio, la presenza dell’autore è qui caratterizzante e presente, quasi pervadente la tela e l’opera nel suo complesso, in un equilibrio, che rimane, tra forme e figure ricavate da una decomposizione del reale e da una sua ricomposizione non filtrata, espressività diretta di un flusso interiore: lui dipinge e disegna, due modalità estetico compositive inscindibili, per non concedersi all’alienazione, a quella spersonalizzazione che risulta essere presente in chi si affida alle mode, alle correnti prevalenti, per chi si adegua a un qualcosa di eteroimposto, rendendosi omologato in un collettivo processo. La pittura disegnata di Lorenzo vuole esorcizzare questo timore: e lo fa attraverso una reinterpretazione estetica che scarnifica, quasi, se utilizziamo un termine che si ripete e rinnova in molte critiche riguardanti, una figura che, a parere del sottoscritto, risulta, forse inconsciamente, di certo non frutto di un pedissequo esercizio accademico, sarebbe l’antitesi colossale di un’identità autorale che si fa vivace prova di un io narrativo e narrante nella propria opera, citazione ricorrente quale quella di Francis Bacon. È l’intimità a diventare l’ossessione della ricerca della forma, della figura, del ritratto, di un figurativo che si apre con una certa dose di trasparenza, di decomposizione e di caleidoscopica visione prismatica di sfaccettature della complessità dell’individuo. Il sentimento si propone in modo gioioso e vivido nelle tele di Lorenzo: è l’emotività a prendere l’autore nella sua fase di ideazione e di ispirazione tanto da indurlo a tradurre in atto, la mano che getta la tinta, la pennellata, il tratto del disegno, la sua visione iniziale. La figura si staglia, tale la rende anche l’organizzazione non riflettuta ma avvertita della tela, in un contesto generale che risulta essere psichica introspezione di un inconscio visionario e onirico tanto da rendere quest’ultimo, l’ambientazione circostante, quasi ripercussione e ridondante sottolineatura della dimensione intima e psicologica del soggetto, messaggio collettivo di una personalità propria di un ritrattismo dal sapore espressionista. Lorenzo Bonamassa è esposto presso la Galleria Puzzle di Firenze.
Alessandro Rizzo
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