Artista autodidatta e riservato, poliedrico nella scelta delle tecniche espressive e dei soggetti, Andrea Manfredini è prima di tutto un grandissimo interprete di quella forza dirompente che è la fantasia visionaria accompagnata dal talento.
Sui tecnigrafi ha studiato le regole della Geometria Descrittiva, le convenzioni grafiche dell’alfabeto tecnico, il tratto a china e l’uso del pastello su carta. Così introdotto alla comprensione dello spazio, inteso quale luogo nel quale esistono le forme del pensiero progettuale, ha orientato per diverso tempo l’interesse verso l’impiego delle più moderne tecniche di composizione digitale dedicandosi all’arte del decoupage virtuale. Alla continua ricerca di metodologie espressive ibride, si è occupato di animazione video fino a sperimentare l’impiego di campionatori, sintetizzatori e mixer video per creare proiezioni di immagini e flussi visivi in tempo reale. È cofondatore del collettivo artistico The Visual Sensation con cui si è esibito in numerose performance live sul territorio nazionale. Dal 2011 ha ripreso con maggior intensità il lavoro di disegno e pittura “analogica”. I suoi medium preferiti sono la china e gli acquarelli, ma non disdegna l’uso di oli, acrilici, pennarelli e gessetti. Dopo diverse esposizioni tra Cremona e Mantova, nasce in lui il desiderio di coniugare l’immagine e il racconto in una forma che possa superare il fumetto o l’illustrazione e possa avvicinarsi di più a una sequenza grafica “muta”. Nel 2014, con la curatrice Valentina Volpi, comincia a lavorare a un corposo progetto di studio e interpretazione de l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, grandiosa opera con cui si confrontarono artisti del calibro di Gustave Doré, Giovan Battista Tiepolo, Jean Auguste Dominique Ingres e Eugene Delacroix, per fare solo qualche nome. Ne è nata la mostra in fieri “Dirò d’Orlando in un medesmo tratto. Disegni in ottave da L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto”, inaugurata a Cremona il 12 dicembre 2015 e prorogata, visto il grande successo avuto, fino al 13 febbraio 2016. Una mostra che raccoglie una ventina di opere differenti mai esposte al pubblico - pittura, disegni, giustapposizione di livelli materici e digitali e installazioni sviluppate dalla Scenografa Margherita Bassini - che abbracciano il tema della follia di Orlando e del recupero del senno del paladino. Il tutto viene poi accompagnato dalle fotografie artistiche di Roberto Boccali, che ne testimoniano la genesi e lo sviluppo. Questa selezione evidenzia l’importanza dell’Orlando Furioso (la cui prima edizione celebra il quinto centenario nel 2016) nella cultura e nell’immaginario collettivo, e la dimensione poetica, ironica e straordinariamente attuale dello scritto. Un tributo a tutto tondo quindi, che si snoda tra un filologico rispetto del testo originale ritmato dalle Ottave d’oro, fino a suggestioni dell’opera in chiave contemporanea, o alle declinazioni del Teatro dei Pupi Siciliano. Ma non incanta e stupisce solo la creatività e rigore del tratto di Manfredini, che rimbalza tra echi di Milo Manara, Moebius, Albrecht Dürer, Pieter Paul Rubens e Agnolo Bronzino, bensì anche la location dell’esposizione, e la filosofia del progetto, che consiste nel dono di un sollievo e di un’alternativa, in chiave culturale, ai pazienti e ai loro accompagnatori negli spazi sanitari. Per questo il percorso immaginifico si sviluppa come un continuum che investe la totalità degli spazi dell’ambulatorio Medico MediCenter di Cremona, e immerge il visitatore nella profusione creativa dell’universo Ariosteo di Manfredini, privilegiando i giochi prospettici, i rimandi e le corrispondenze che alludono a epoche, tecniche e soggetti diversi. “Dirò d’Orlando in un medesmo tratto” è tutto questo: una mostra di arte senza tempo, un grandioso libro aperto (recitato e performato dagli attori della Associazione Culturale Fili d’Erba), un catalogo, una ricerca terapeutica, e una finalità benefica, poiché sono state coinvolte anche Associazioni senza fini di lucro (Associazione Giorgio Conti e Associazione MEDeA Onlus) che supportano, economicamente ed emotivamente, i pazienti e i loro familiari, tramite la donazione di due dipinti originali in mostra. Andrea Manfredini insomma tratteggia un incanto contemporaneo e antico allo stesso tempo, dove in punta di pennino i grandi maestri della pittura manierista incontrano le suggestioni del fumetto novecentesco e la grafica digitale, cantando la più immortale delle storie: la bellezza. Quella bellezza che salverà il mondo. Valentina Volpi
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