Edipsy ha organizzato un evento che possiamo definire multidisciplinare perché ha toccato diverse arti, da quella musicale a quella pittorica e fotografica per un’esposizione collettiva di visual art grazie a tre autori: Daniele Bassi, Ivano Boselli e Cristian Erdas. Il suono della visione, dal 27 novembre al 17 dicembre allestita presso l’Hotel Villa Aurora di Fiesole, è un itinerario affascinante e intrigante che ci porta a partire da un presupposto esperienziale quanto interiore che solo l’arte può suscitare attraverso le proprie sintassi. Le vibrazioni che solo le note possono trasmettere si assommano a quei fremiti che solo figure, forme e immagini riportate su una tela o immortalate in uno scatto fotografico ci possono dare.
A questa presentazione di commistioni d’arte fa capolino una conferenza inaugurale per la nascita dell’Associazione EdiPsy a cui hanno partecipato Giuseppe Panella, Silverio Zanobetti e Francesco Panizzo. Il tema è quello della matericità viva tra spazialità del suono e temporalità della visione. I musicisti Luka Boskovic, Nevena Majdevac e Dusan Mamula, il Trio Fiati Danubio, arrivano dritti dal Museo Nazionale del Bargello dove hanno musicato dal vivo Inferno 900 della compagnia Lombardi/Tiezzi. In questa occasione suonano pezzi dimostrativi di Poulenc durante la conferenza e pezzi balcanici rivisitati. Idea piacevole la scelta di proporre Picture at an exhibition di Mussorgsky per clarinetti alto e basso con oboe, mentre i presenti alla conferenza raggiungono lo spazio espositivo dell’Hotel Villa Aurora di Fiesole dove continua l’aperitivo e l’integrazione fra spazio e tempo, ora, è il cibo e la musica a unire la visione dei quadri in esposizione e gli astanti. L’dea è quella dei quadri fra i tavoli, come a dire che anche mangiare è un atto creativo prima che di sussistenza. I quadri sono appesi ai lunghi braccioli delle lampade invadendo lo spazio ristorativo, oppure sono collocati su cavalletti fra un tavolo e l’altro. Una collettiva di tre autori, ognuno di genere diverso, di stile differente, dalla poetica varia e dalla capacità compositiva immensa, proveniente da canali esperienziali molteplici, ci apre uno sguardo, complesso e articolato, su un caleidoscopio di visioni che ci addentra a pieno titolo in un itinerario che ci coinvolge, gli autori sono presenti con una propria personalità artistica nelle serie esposte, e che ci porta a contemplare in modo unico un’originalità riconducibile allo stesso autore, il quale diventa, così, riconoscibile. Le prospettive formative ci confermano l’aspetto di ricerca e di sperimentazione in una sintonia di alfabeti visivi che vanno a dettagliare aspetti del reale per, poi, ricavare un avanzamento concettuale superlativo e molto puntuale. In questo si assapora un figurativo che si eleva a espressione di una ricerca visionaria che trova fondamento in un tratto, leggero e deciso, delicato e fermo, di uno puro grafismo: parliamo della proposta artistica di Cristian Erdas. Sembra quasi di addentrarci in una serie di immagini elaborate tecnologicamente, ma che riprendono la semplicità, la sobrietà e la pulizia di un tratto di grafite che accenna figure, volti, che si specchiano, qui un lato quasi onirico dell’opera, in una dimensione altra, che si apre, dividendo l’opera stessa in due situazioni, equilibrate e armoniche, tra un aldiquà e un aldilà, tra uno spazio e un nuovo spazio, in cui si modificano, progrediscono i tratti compositivi della figura, quasi emergesse, quasi nascesse e quasi sorgesse. Le due dimensioni adagiate con attenzione e leggerezza sulla tela ci portano a inoltrarci non solo nella nostra interiorità, ma si pongono come aree inattese, prospettive sconosciute, dimensioni inaspettate e quasi surreali, tanto che a rendere la definizione aerea della spazialità in rapporto con la figura è la sapienza del disegno dell’autore, la consapevolezza della superficie e la cura della figura che si estende quasi fosse promanazione di una fonte non tangibile, metafisica, eterea. Il figurativo disegnato dal calibro delicato di un grafismo tutto contemporaneo e moderno risalta la seconda produzione presente nella collettiva, quella proposta da Daniele Bassi. Daniele si affaccia su uno stile che lo porta, dopo diversi anni di esperienza e di tensione verso la ricerca, a intensificare un genere pittorico appartenente pienamente all’età moderna, ma certamente con una dose di autoralità e di rivisitazione propria che segnano il lato distintivo dell’artista. Ci appassiona in Daniele la sapienza, non priva di una certa istintualità nella composizione, descrittiva dei colori, delle cromature e delle tinte che vengono a disporsi sulla tela donano all’opera una rappresentazione ritrattistica dal sapore iperrealistico, con una caratteristica originale e unica nella propria dimensione tecnica ed estetica. Narrazione di volti e di figure in contesti ambientali reali si incentrano in opere che vedono la scena centrale contornata da una diffusione calibrata di atmosfere neoespressioniste, vive quanto leggiadre, di un’intensità tale da definire l’aspetto quasi onirico della prospettiva rappresentata. Si conclude l’itinerario di spessore culturale della mostra con un genere totalmente diverso, dalla pittura al grafismo ecco che ci inoltriamo nella fotografia: Ivano Boselli. Le vibrazioni si ripercuotono in una produzione che va oltre la dimensione realistica della fotografia per dare risalto al protagonista principale in questa produzione per un’arte che da sempre conquista grande autonomia disciplinare ed esperienziale: la luce. È attraverso la luce che Ivano riesce a comporre e realizzare visioni che vibrano in una perfetta sintonia grazie alla sintassi cromatica dei colori che sembrano tinte di un’immensa opera caravaggesca. Calibrati sono i tempi di esposizione e l’apertura del diaframma in modo tale da impressionare la pellicola e da renderla terreno di coltura di dimensioni prospettiche forse gravi e cupe ma anche di rappresentazioni di immagini dai toni accesi e dal forte e affascinante contrasto chiaroscurale: in tutto questo possiamo benissimo considerare la fotografia di Ivano Boselli un’arte pittorica in ogni suo lato e in ogni sua dimensione visiva. La serata si conclude con una cena tipica della tradizione culinaria toscana dove si uniscono sacro e profano, sussistenza del corpo e vibrazione dei sensi nella matericità della visione, del suono e del cibo. Alessandro Rizzo
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Fotografia
Un pittorialismo fotografico: l’arte di Francesco Ragno tra forme e geometrie. di Alessandro Rizzo L’art brut diventa arte grezza e
flusso di coscienza tempestoso nelle cromaticità visionarie di Marie-Claire Guyot. di Alessandro Rizzo Georg Schrimpf:
da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein. di Alessandro Rizzo Un esempio di architettura integrata: la Fondazione Maeght.
di Alessandro Rizzo |
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