La natura può diventare parte principale di una complicità poetica che si crea con la visione di un artista, offrendo, nonché aprendo, scenari evolutivi compositivi utili a dimostrare unʼeclettica concezione dellʼarte. Valentino Camiletti ama rendere le sue tele invase e pervase da visioni pittoriche universali e totali, quasi fossero aperture fisiche, e immaginifiche, su panorami reali, naturali, vivi e fatti di una limpidezza che solo lʼuso sapiente da parte dellʼautore del colore e delle tinte può offrire e donarci. Camiletti ama giocare con consapevolezza con la tecnica che, come in ogni artista di qualità e con un proprio percorso estetico e lirico, diventa parte fondante e fondamentale di una ricerca continua di alfabeti descrittivi e pittorici, funzionali a garantirci sensazioni incisive quanto penetranti e intense. Lʼautore ama studiare la migliore tecnica spaziando in diversi strumenti e materiali, impiegati in subordinazione allʼidea che lo stesso artista ha nellʼatto precedente la composizione: la cura dei dettagli, lʼapprezzamento per il particolare, la meticolosità investita nel definire la completezza del paesaggio quasi fantastico che va a definire, pur partendo da elementi realmente concepibili, ci donano ulteriore testimonianza dello studio accurato che lʼautore pone prima di stendere la tinta sulla tela. I passaggi tecnici ci offrono uno spettro complesso della capacità compositiva di Camiletti, che non si esime dallʼutilizzo di tecniche remote, il ritorno in molte sue opere alla tempera allʼuovo, oltre al consueto acquerello, al solito pastello, suggellando un incontro tra tratto della matita e la densa completezza estetica della pittura, allʼaerografo. Si assaporano nella produzione di Camiletti tratti di certa pittura rinascimentale e fiamminga, che evidenziano la formazione dellʼautore, cresciuto nel riproporre opere di grandi maestri di tali correnti culturali. Camiletti ha unʼossessione, non può rinunciare a questo aspetto se vuole definirsi artista a pieno titolo, e che consiste nel proporre soggetti del mondo della natura, la fauna celebrata in tutte le sue specie, dagli animali selvaggi a quelli regali, eleganti; dai volatili notturni agli animali più domestici. Lʼautore rappresenta in modo profondo e totale scenari verisimili: in essi si evidenzia un aspetto pittorico in cui può risaltare una luce, accennata con la sola stesura cromatica delle pennellate, qui il colore diventa unico elemento su cui elaborare le figure, che illumina, con la sua immensità coinvolgente, la tigre come fosse sotto il riflettore di un obiettivo fotografico nellʼoscurità della notte della Savana. Il realismo in questo ambito diventa iperrealismo, prospettiva di un insieme di elementi e soggetti affrontati nella loro particolarità, nelle parti costitutive di dettagli minimi. Camiletti non si accontenta delle narrazioni semplici del reale, ma propone visioni che diventano significanti di simboli e concetti quasi antichi, ancestrali, remoti, che si celano nellʼaspetto e nella portata dellʼanimale ritratto: il simbolismo si unisce e si contamina con lʼiperrealismo aprendoci visioni inattese e inaspettate, sorprendenti e coinvolgenti. La produzione di Camiletti si affaccia anche sulla narrazione fantastica e quasi immaginifica di paesaggi dal sapore mitologico e neoclassico, situazioni improbabili in cui un soggetto umano si trova a essere ritratto con un felino in unʼambientazione surreale dal sapore suggestivo. Suggestivi risultano essere gli ironici riferimenti e intelligenti accenni a opere rinascimentali in cui si immortalano azioni compiute da animali in contesti a noi noti della storia della letteratura artistica: vediamo dei volatili che vanno a rubare dal cesto della Natura morta di Michelangelo, nella strabiliante e affascinante opera dallʼironico titolo Furto in casa Merisi. In questo contesto si apprezza Camiletti in tutta la sua portata espressiva simbolista, trionfo di colori e abilità nel ridefinire, non semplicemente riproponendo, ma scherzandoci sopra, paesaggi di grandi maestri rinascimentali: nessuna rievocazione accademica didascalica, ma opera di una produzione che diventa densa di significati e di simboli, di immaginazioni e di possibilità di evasioni che portano lo spettatore a fermarsi e a rendersi complice con lʼartista in un viaggio divertente ma, allo stesso tempo, leggero e piacevole, esteticamente e poeticamente parlando.
Alessandro Rizzo
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