Alcune opere d’arte, spesso, ci portano, ci conducono e ci pongono diverse domande e quesiti su temi filosofico esistenziali di grande portata, soprattutto quando a essere descritto all’interno della tela risulta essere un moto perpetuo di forme, di figure, di linee e di spazi che si intrecciano, come fossimo in un lavoro costruttivistico partorito da tanto astrattismo e concettualismo. La tecnica utilizzata da Fabio Andronaco non si pone come elemento unico oscurante l’impatto estetico e visivo dell’opera nel suo complesso, ma come parte funzionale di un percorso narrativo che non può essere licenziato come pura visione del reale, o di parti di esso, a volte destrutturare e destrutturanti. Esiste una visione organica, complessa e continua, un tutto divenire, un passaggio continuo in trasformazione e in progressiva maturazione nella produzione dell’autore: una produzione eclettica che vede la fotografia e la pittura autoalimentarsi e intrecciarsi nel percorso, sempre volto alla sperimentazione e ricerca, artistico di Fabio Andronaco. Le visioni e le sensazioni che le sue opere richiamano in modo diretto e non filtrato sono tali da donarci una filosofia quasi esistenziale, misteriosa nel contenuto, ma intima nel suo processo di manifestazione. La produzione delle opere avviene in Andronaco in una fase di istinto, mediato da una conoscenza accurata e attenta all’utilizzo dei colori, delle variazioni cromatiche e delle tinte che quasi diventano alfabeti interiori di quella forza e di quel potere che si legge nel significato etimologico del termine “dinamico”. La tecnica utilizzata dall’autore è composta e parte sempre da colori elementari, basilari, naturali e quindi non derivati, tali da donarci visioni prospettiche interiori e intime, introspettive, quasi primitive e primordiali, semplici e sincere, in un’armonia ed equilibrio unici con la natura e la terra. Le linee e le forme sobbalzano quasi diventando materiche, intersezioni che assumono valore di un significante del pensiero e del suo flusso, delle energie, tante, che si presentano nei contrasti interiori e umani. In questi contrasti e in queste contraddizioni si costruiscono sintassi cromatiche di una forte incisività, utili a leggere le pieghe insindacabili dell’umano essere ed esprimerle, spiegarle, dispiegarle, rendendole visibili attraverso un’armonia e tale da costruire osmotici pensieri, sensazioni interagenti ed energie nuove e potenti, appunto. I colori si intrecciano e diventano espressione interiore, quasi accedendo verso un espressionismo astratto e intimo, tale da donarci una prospettiva mistica e metafisica, vibrazione spirituale universale, pur partendo dalla natura interiore e inconscia dell’essere umano. L’evoluzione e la lettura del progredire della natura, del mondo, dell’essere umano, dell’umanità in generale sono gli elementi portanti della produzione di Andronaco, il suo contenuto e la sua sostanza, e questi elementi sono tali da definirsi attraverso l’utilizzo di due generi artistico visivi, pittorico e fotografico, funzionali a scandagliare con maggiore completezza quelle “forze elementari” che dolcemente si esplicano attraverso la mano dell’autore. Nelle fotografie notiamo prevalere la tenerezza e la delicatezza, saturazione molto debole, assenza quasi assoluta di una post produzione, luminosità vibrante ed estesa, contrasti addolciti, di certo figurativo ritrattistico femminile. L’autore trova, così, diverse modalità per dare espressività alla sua “arte dinamica” dove si liberano quelle “forze mentali” che definiscono e determinano l’arte stessa. Certe tendenze di movimento, la pittura di Andronaco è necessariamente dinamica, mobile, ci portano alla luce uno stile tra un naïf e un astratto concettuale, sempre pronto a intercettare quei significanti esistenziali riportati in una visione complessiva, donando nella carica spirituale presente nell’atto della composizione all’opera una valenza espressiva senza pari, coinvolgendoci e lasciandoci trascinare come spettatori da un turbinio di linee, forme e tendenze cromatiche. Le opere di Andronaco ci pongono quesiti, in quanto ci interrogano su quella ricerca infinita di un nostro rapporto con la vita, l’esistenza, il mondo, la natura: esse ci chiamano in causa, ci rendono partecipi e da questo richiamo non possiamo sfuggire, rimanendo niente altro che analizzare i complesso sistemi del concetto esistenziale. La natura femminile, la sua essenza, la sua poliedrica complessità, quasi ripresa nella sua valenza allegorica di madre terra, sono altri quesiti che ci vengono proposti nell’osservare le fotografie dell’autore, dove compaiono, quasi accennati, visi di donne in un’atmosfera onirica, un sogno che interroga il nostro inconscio. Torniamo, invece, totalmente e integralmente al moto psichico tanto da donarci quell’impetuoso movimento che ci porta a scandagliare, attraverso le unità cromatiche elementari, la progressione dell’animo, che si delinea anche tramite un andamento curvilineo e ondoso delle linee e delle forme, elementi che spaziano e riempiono la tela, inondandola, diventando totalizzanti, diventando strutture estetiche portanti significanti forti e incisivi. In questo si trova e si ripropone la densità quasi magica e concettuale della produzione di Andronaco, che si conferma nella sua fotografia dove i volti si affacciano delicatamente,si pongono al centro senza invadere i nostri campi ottici, si propongono e si presentano senza invasioni e senza eccentricità, pur avendo il potere di catturare la nostra attenzione, la nostra curiosità, quasi anime passeggere pronte a condurci in un percorso interiore e onirico. Le sue pitture, quindi, che si classificano con una loro matericità leggera e leggiadra, e le sue fotografie, dai riflessi chiaroscurali intensi e utili a portarci alla memoria certo figurativo visionario, sono “parti di un immenso” come citava il sottotitolo di una sua personale tenutasi presso la Plaumann Art Gallery di Milano sotto la cura di Valentina Cavera: la sua produzione ci conduce e ci fa immergere, quindi, in questo immenso, in una ricerca di un equilibrio olistico con la dinamicità dell’universo e dell’io nell’universo, osservando e addentrandoci in dimensioni filosofiche esistenziali che solo una sapienza artistica visiva, intima e istintiva, dell’autore ci può garantire, scegliendo una tecnica come conseguente al fine contemplativo della sua arte.
Alessandro Rizzo
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Fotografia
Un pittorialismo fotografico: l’arte di Francesco Ragno tra forme e geometrie. di Alessandro Rizzo L’art brut diventa arte grezza e
flusso di coscienza tempestoso nelle cromaticità visionarie di Marie-Claire Guyot. di Alessandro Rizzo Georg Schrimpf:
da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein. di Alessandro Rizzo Un esempio di architettura integrata: la Fondazione Maeght.
di Alessandro Rizzo |
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