L’Aula Columbus, spazio teatrale gestito dal DAMS di Roma, ospita a maggio 2014 Akira Kasai nell’incontro “Il corpo e la parola - Costruire il corpo che danza: dal butō all’euritmia.”
Un’occasione straordinaria per incontrare il danzatore e coreografo giapponese di fama mondiale, che in un appassionato discorso con il pubblico esprime alcuni punti fondamentali del suo pensiero. Partendo dall’Euritmia di Rudolf Steiner, che ha studiato il modo di esprimere le leggi della parola e della musica attraverso il movimento corporeo, Akira Kasai si interroga sul legame tra forza della parola e del corpo: quando la danza ha terminato di essere legata alle parola? Abbiamo perso il vero potere della voce e di comprenderlo? La voce non aveva forse persino il potere di guarire? La parola non è solo un mezzo per trasmettere un concetto, bensì una vera e propria azione generatrice. Il legame tra danza e parola è potente e attraversa tutte le epoche, riguarda tutto il mondo, dai poeti greci che cantavano i loro versi danzando, ai cantastorie africani, alla commedia della arte, al teatro Nō e Kabuki, alla danza Saman. Il coreografo insiste più volte su quest’ultimo esempio, quale emblematico punto di contatto tra danza e oralità, come dichiarato anche dall’Unesco che l’ha riconosciuta patrimonio dell’umanità. Quindi Akira Kasai parla delle vocali e delle consonanti, della loro capacità “di dare vita al corpo, di generare gli organi di senso per entrare in contatto con il mondo esterno.” E fa una dimostrazione di lavoro in cui ad ogni lettera corrisponde un preciso movimento del corpo, quindi, combinandole, ad ogni nome, ad ogni parola, una danza. Non si può non rammentare a questo proposito lo spettacolo Fake For Gun No You della compagnia italiana Kinkaleri che ha creato un codice gestuale in cui ad ogni movimento corrisponde una lettera dell’alfabeto o un segno di interpunzione, e in questo modo, grazie alla composizione coreografica del tutto, arriva a danzare una poesia. E del resto Diderot non diceva forse che “La danza è una poesia”? Il danzatore nipponico sottolinea poi come la danza che nasce solo dall’allenamento fisico mostra inevitabilmente i suoi limiti: basta dunque agli inutili virtuosismi, è molto più interessante il modo in cui il danzatore si esprime. Ricordando sempre che “la vera realtà è l’immaginazione. Nell’istante in cui creo una cosa essa diviene reale: la danza nasce nel momento in cui l’immaginazione si lega al corpo e lo trasforma, in qualsiasi cosa”. E infatti, Emmanuelle Huynh, una danzatrice che ha avuto modo di lavorare con Akira Kasai, ricorda che “ciò che ho trovato straordinario in lui è questa immaginazione vitale che lo porta a pensare il corpo in una sorta di trasformazione perpetua, in cui i confini tra animale, vegetale, umano, essere vivente e non, sono del tutto aboliti”. Passando dalla teoria alla pratica, al termine dell’incontro gli spettatori vengono invitati ad assistere alla prova aperta della Akira Kasai Dance Company “Euritmia/La corona della farfalla” in cui dieci danzatori, uomini e donne, dalle lunghe tuniche colorate e leggere, danzano su momenti di musica, silenzio e parola, in particolare poemi tedeschi. Spettacolo poetico, elegante, ottima sintesi di quanto precedentemente teorizzato. Sara Maddalena
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