Trickster Rubrica diretta da Alessandro Rizzo
Parlare di Georg Schrimpf pittore è come parlare del panorama sperimentale che caratterizzò il secolo scorso in un fervido incontro e intreccio di correnti e di poetiche che portarono a un’elaborazione fervida e fertile di identità artistiche differenti e variegate, unite e legate dall’intensità culturale di una proposta sempre pronta a rinnovarsi e a confrontarsi. |
Georg Schrimpf, di certo grazie a una vita che lo vide attraversare i vari centri artistici europei, girando per il vecchio continente, dal Belgio alla Francia, dalla Svizzera all’Italia, partendo dalla già avanzata ed effervescente Monaco di Baviera, sua città di origine, ha saputo tradurre nella sua produzione artistico figurativa un cammino intero e intergenerazionale che lo ha portato a identificarsi in quella celebrazione del realismo magico, seppure risulti alquanto riduttiva e semplificante la definizione. Nasce a Monaco il 13 febbraio 1889 e la sua formazione avviene tra gallerie e studi di artisti nelle varie città europee, dove inizierà un lungo viaggio nel 1905, portandolo a maturare una coscienza sempre più espressionista, seppure già comprendente evoluzioni artistiche e poetiche che lo porteranno ad abbracciare stili decorativi e mai avulsi dal contesto in cui opera, caratterizzati da una rappresentazione consapevole e cosciente, seppure inizialmente di taglio chiaramente soggettivista.
In Italia ammira Michelangelo e Raffaello, si avvicina al movimento anarchico in Svizzera e, una volta ritornato nella sua città natia, si mette a lavorare come operaio per poter sopravvivere e mantenersi, dato che la sua attività artistica, che più tardi, con l’avvento del nazismo, verrà bandita e vedrà addirittura una sua esposizione nell’ambito della mostra di arte degenerata, tenutasi a Monaco nel 1937, non gli portava nessun tipo di entrata. |
Prosegue imperterrito e con determinazione nella sua attività, tanto da dedicarsi interamente alla pittura in acquarello, giungendo a frequentare assiduamente Heinrich Campendonk, uno dei capostipiti tedeschi della scuola espressionista, appunto, da cui trarrà beneficio per una contaminazione generata da uno stile “modernista”, con attenzione particolare al linguaggio fatto da severe e compatte forme geometriche, con varie influenze che potrebbero portare alla mente filoni futuristi, seppure venisse ampiamente superato nella sua produzione posteriore.
Schrimpf inizia in questo momento un viatico complesso che lo porterà ad accrescere la sua attività e a intensificarla, giungendo a celebrare una “nuova oggettività” di matrice neoclassica e funzionale a dare risalto alla sobrietà dell’oggetto rappresentato nelle forme plastiche, dedicandosi, così, anche alla scultura lignea, esprimendo l’essenzialità dell’oggetto rappresentato nella sua semplicità e conducendoci a un’intensa visione armonica della composizione nella sua interezza e integrità.
Schrimpf inizia in questo momento un viatico complesso che lo porterà ad accrescere la sua attività e a intensificarla, giungendo a celebrare una “nuova oggettività” di matrice neoclassica e funzionale a dare risalto alla sobrietà dell’oggetto rappresentato nelle forme plastiche, dedicandosi, così, anche alla scultura lignea, esprimendo l’essenzialità dell’oggetto rappresentato nella sua semplicità e conducendoci a un’intensa visione armonica della composizione nella sua interezza e integrità.
Ogni orpello decorativo nell’arte di Schrimpf verrà sfrondato, in quanto un suo utilizzo potrebbe inevitabilmente a rendere stucchevole ogni tipo di raffigurazione. Tutto questo riassume l’avvicinamento dell’autore al cosiddetto stile Biedermeier, caratterizzato da un taglio e un segno uniforme quanto universale.
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Il decesso prematuro della moglie Maria Uhden, anche lei pittrice, influenzerà le successive produzioni dell’artista, tanto da sconfinare in una visione lirica e poetica della soggettivistica.
Si è, così, in piena affermazione di una “Nuova Oggettività” che riassume in sé due influenze artistiche, quella del classicismo e quella del realismo, viste e proposte sotto forma di una rappresentazione cinica e quasi brutale della realtà, senza dimenticarne il lato emotivo che l’oggetto ritratto può esprimere, oltrepassandolo e giungendo, quasi, a una dimensione poetica intimista e lirica.
L’angolatura di un’ottica più romantica della corrente pittorica porta Schrimpf a inserirsi totalmente nel solco della cultura artistica tedesca, dando una visione quasi accentuata, a volte scientemente esasperata, dei particolari dell’oggetto raffigurato. Schrimpf prenderà, così, contatti con il gruppo “Valori plastici” che si addentrano attraverso la loro produzione in una dimensione tipica della pittura metafisica, dando valore, appunto, all’elemento oggettivo, chiaramente astratto dal contesto temporale e sociale in cui si inserisce. Consegue da tutto questo una visione infinita e quasi eterna del soggetto.
Si è, così, in piena affermazione di una “Nuova Oggettività” che riassume in sé due influenze artistiche, quella del classicismo e quella del realismo, viste e proposte sotto forma di una rappresentazione cinica e quasi brutale della realtà, senza dimenticarne il lato emotivo che l’oggetto ritratto può esprimere, oltrepassandolo e giungendo, quasi, a una dimensione poetica intimista e lirica.
L’angolatura di un’ottica più romantica della corrente pittorica porta Schrimpf a inserirsi totalmente nel solco della cultura artistica tedesca, dando una visione quasi accentuata, a volte scientemente esasperata, dei particolari dell’oggetto raffigurato. Schrimpf prenderà, così, contatti con il gruppo “Valori plastici” che si addentrano attraverso la loro produzione in una dimensione tipica della pittura metafisica, dando valore, appunto, all’elemento oggettivo, chiaramente astratto dal contesto temporale e sociale in cui si inserisce. Consegue da tutto questo una visione infinita e quasi eterna del soggetto.
La metafisica nell’arte di Schrimpf si identifica nella capacità di andare oltre l’elemento tangibile, il dato di fatto, il puro estetismo quasi feticista dell’oggetto rappresentato: la visione consiste, quindi, nell’abbracciare la poeticità del percorso che conduce oltre il dato raffigurato, superficialmente visibile, procedendo verso una
La magia della lirica poetica prova a farsi spazio, così, in una nuova didattica accademica nelle varie scuole d’arte in cui Schrimpf insegnerà per tutto il periodo della Repubblica di Weimar, allontanato, poi, dal regime sanguinario e repressivo nazista che bandì in un elenco tutte quelle forme d’arte che si discostavano dalla pura celebrazione squallida, tetra e inquietante del reich. |
La metafisica nell’arte di Schrimpf si identifica nella capacità di andare oltre l’elemento tangibile, il dato di fatto, il puro estetismo quasi feticista dell’oggetto rappresentato: la visione consiste, quindi, nell’abbracciare la poeticità del percorso che conduce oltre il dato raffigurato, superficialmente visibile, procedendo verso una visione quasi unica, fortemente emotiva, altamente sensazionale ed emotiva della composizione pittorica nella sua dimensione armonica, astratta da quell’esasperazione soggettivista che era proprio componente dell’espressionismo, caratterizzato spesso dall’eccessiva riproposizione del quotidiano e del contingente. Questo aspetto dona alla produzione di Schrimpf un lato estetico eterno, quasi universale, in un’ottica sovrumana, attraversando tutte le componenti sensazionali dell’individuo, in un percorso singolo, non più quindi collettivo e comune, tipica caratteristica quest’ultima di una certa impostazione propedeutica dell’arte.
La tecnica viene identificata nell’“auto-matismo psichico puro” che induce a considerare fortemente il meccanismo del pensiero nella sua logicità e nel suo procedere razionale, fuori da ogni tentativo moraleggiante o educativo. Il mondo e la sua raffigurazione ci propongono aspetti quasi immaginifici ed enigmatici di un costrutto apparentemente realistico, in un’ottica lirica neoclassica.
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La psicologia viene azionata da una raffigurazione non meramente allegorica, ma fautrice di un pensiero che nasce e si nutre di quel significante che solo dalla visione complessa dell’aspetto oggettivo si può ricavare, tramite un processo di vera e propria astrazione.
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Alessandro Rizzo
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