L’arte è un veicolo che apporta contenuti, messaggi attraverso quello che di più umano esiste in noi: l’emozione. È attraverso l’emozione che immagini e figure ci suggeriscono idee e rappresentazioni che stimolano le nostre coscienze, tramite l’universale senso della vista. Abbiamo diversi autori, di diversa età, tutti comunque appartenenti alla fascia generazionale giovanile, che esprimono, attraverso stili e tecniche differenti, poetiche di differente impostazione. È chiaro che la narrazione nella collettiva di artisti giovani che provengono dalla Corea del Sud, e che vivono il nostro Paese, interpretandolo sotto un’ottica e una formazione diversa la realtà di cui si compone la nostra contemporaneità. Alfabeti e linguaggi poliedrici ci portano verso un viaggio, armonico seppure complesso, che ci conduce ad assaporare non solo espressioni estetiche molteplici, ma anche poetiche nuove e stili disparati.
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Passiamo, così, dal simbolismo puro, al concettualismo, dall’iperrealismo al surrealismo, fino a giungere al neo impressionismo: si assaporano passaggi, interiori degli autori singoli, esterni della nostra letteratura artistica, che diventa codice mondiale, in un confronto attivo tra ragazzi che vengono dalla Corea del Sud, estremo oriente, e un ragazzo italiano, di qui il titolo della collettiva, in un confronto, quasi una contaminazione di idee e di ispirazioni, di finalità e di estetiche che si compe-netrano e si ricercano in una duttilità incessante che porta le giovani passioni a una sperimentazione. L’autonomia della propria arte e la consapevolezza della propria opera sono le parti distinte dei tratti e delle pennellate dei giovani pittori: sono questi lati che assicurano e affidando quell’autorevolezza compositiva e ideale che trova sempre un cambiamento progressivo della struttura e della proposta raffigurativa. Il simbolismo si legge nell’interposizione tra l’autore e la realtà, quasi metalinguaggio estetico, quasi significante; il concettualismo astratto che apporta visioni di panorami inesplorati e visionari; l’impressionismo, che manifesta le sensazioni dell’autore, suggerendone altre: il lato che unisce in un disegno artistico poetico armonico della composita collettiva è il dialogo tra due culture differenti, quella orientale e quella occidentale, pronte a dare vita a nuove poetiche, ricche quanto propulsive, non scontate e vitali: in evoluzione, in quanto Italia chiama Corea.
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La collettiva si è avuta allo Spazio Emmaus, a Milano, dal 3 al 10 febbraio. Sung-An Jang, uno degli artisti che ha ideato un collettivo di studenti coreani all’Accademia di Belle Arti di Brera, parte da un astrattismo che prova a definire sulla tela, attraverso un uso molto sperimentale del colore, rappresentando quel flusso del movimento dell’anima, fatto di attese e di passioni, di paure e di aspettative. |
Vediamo, così, un dinamismo eterno in un vortice di cromatismi che riempiono quegli spazi che vengono lasciati dal tratteggio, puro quanto minimale, primigenio della matita, del disegno multiforme che è spontaneo quanto l’andamento del flusso delle tinte. Si passa a Yu-ri Jang, decisamente uno stile più fumettistico, dove le immagini, le figure, le rappresentazioni si propongono sotto il moto naturale e diretto della fantasia dell’autore, tanto da non poterlo quasi fermare, limitato nella finitudine della tela, infinito ed eterno come movimento di una coscienza creativa che apprende il reale e lo rivisita sotto panorami e punti di vista inesplorati, irrag-giungibili, inesistenti, ma interiori.
Kwang-young Kim è di tutt’altro stile e rappresenta altra poetica, testimoniando quella contaminazione viva di passioni pittoriche e artistico figurative che si incontrano e si confrontano tra Oriente e Occidente: l’autore parte da una sua necessità personale, da un suo vissuto, da una sua esperienza autobiografica nel rapporto con la memoria e con tutto ciò che nega la stessa, iniziando, così, una ricerca di un passato perduto nel bisogno di sapere da dove veniamo e di conoscere la nostra storia, che è storia collettiva. Si respira nelle sue opere questa esigenza che diventa tributo continuo al ricordo: dipingere per ricordare e per testimoniare l’importanza della memoria, attraverso un tratto che apre spazi a un simbolismo ricco di significante idealista. Infine Raffaele
Riboni suggella questo confronto attivo e propositivo tra arti provenienti da
linguaggi e alfabeti estetici e compositivi differenti e ricchi: si ritorna,
dopo tanto astrattismo concettuale, a un figurativo classico, ma con una dose
di introspezione tale da andare oltre, quasi iperrealismo ritrattistico, l’elemento
tangibile e visibile, indagando e scandagliando le pieghe dell’essere umano, la
donna asiatica è la protagonista nella sua ultima collezione, attraverso un
tratto sicuro e deciso, esprimendo in modo forte le sensazioni che il soggetto
stesso, raffigurato, prova.
Alessandro Rizzo
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