Apparizioni rubrica diretta da Francesco Panizzo
Questi postulati vengono dissipati nella Patristica, in molti scritti dei Concilii e ancor più nella poesia, nell’arte e nelle invenzioni che hanno caratterizzato e contraddistinto il secondo millennio. Un secondo millennio che si è qualificato prima attraverso le Repubbliche marinare e i Comuni e poi attraverso le banche. Ma anche attraverso il viaggio di San Francesco, di Dante Alighieri e di Marco Polo. Tutto ciò che segue, vale a dire l’Europa, è in seguito al viaggio di questi tre viandanti. L’Europa, dunque, risente dell’opera e della scrittura di questi tre viandanti. Sicché noi, oggi, per esempio, siamo in grado di leggere l’opera di San Francesco senza più stupore e meraviglia.
Prendiamo, allora, il Cantico delle creature là dove San Francesco dice: “Laudato sì, mì Signore/ per sora nostra morte (...)”. Questa formula adoperata da San Francesco è del tutto insolita perché non annuncia la madre morte, né la donna morte i(la donna fatale) ima ici iparla, invece, di sorella morte. E questo è un bellissimo motto di spirito che toglie al figlio il destino di dannarsi per diventare il figlio ideale; il figlio unico e ideale.
|
Mi spiego. Su che cosa si fonda la presunzione di unicità a proposito del figlio? La presunzione di unicità ruota tutta intorno alla sintesi ideale di figlio. Ossia, se il figlio è ritenuto difettoso questo è un figlio che si divide in due: ha una parte buona e una parte difettosa. E allora qual è il suo destino? Quello di diventare l’uno ideale.
Tutta la gnosi (la conoscenza) ruota intorno a questa sintesi ideale. Una sintesi che ricostruisce l’unità. Il viaggio di San Francesco, invece, si pone agli antipodi da questo figlio ideale che, a ben guardare, è il frutto di una fantasia di infanticidio. San Francesco, infatti, non fa questo viaggio per ricostituirsi come uno unitario, e nemmeno Dante fa questo viaggio verso la sintesi ideale. Per San Francesco e per Dante il figlio che non si divide tra buono e difettoso non è più figlio della morte.
Tutta la gnosi (la conoscenza) ruota intorno a questa sintesi ideale. Una sintesi che ricostruisce l’unità. Il viaggio di San Francesco, invece, si pone agli antipodi da questo figlio ideale che, a ben guardare, è il frutto di una fantasia di infanticidio. San Francesco, infatti, non fa questo viaggio per ricostituirsi come uno unitario, e nemmeno Dante fa questo viaggio verso la sintesi ideale. Per San Francesco e per Dante il figlio che non si divide tra buono e difettoso non è più figlio della morte.
Non è più il figlio che soggiace al fantasma di morte materno. Solo così San Francesco può scrivere sorella morte e non madre morte.
Questo di San Francesco è quindi un modo di dissipare il panico legato all’idea che la madre porti la morte. Ma quel è la madre che porta la morte? È a tutti nota la vicenda delle due madri che reclama- no lo stesso figlio davanti al re Salomone. |
Nell’Antico Testamento, nel
Primo libro dei Re (1 Re 3, 26-27) leggiamo: “La madre del bimbo vivo
si rivolse al re, poiché le sue viscere si erano commosse per suo
figlio e disse: “Signore date a lei il bambino vivo: non uccidetelo!”.
L’altra disse: “Non sia né mio né tuo; dividetelo in due!”. Quest’ultima è la madre morte sventata da re Salomone. Ebbene, la madre morte vuol dire la madre che piuttosto di non possedere più il figlio preferisce che muoia. Ma San Francesco dice sorella morte e sulla punta della sua lingua arriva una frase strana che dissipa questa fantasia di padronanza e di morte. Sicché non c’è più madre che possa dire al figlio: “Piuttosto morto!”. Forse San Francesco non sapeva quello che diceva. Malgrado ciò dice sorella morte. Ma da dove gli viene questa frase? Se ripercorriamo la sua storia non possiamo itralasciare iil ifatto iche ilui ia sua madre e alla sua famiglia gliene ha combinate di tutti i colori.
L’altra disse: “Non sia né mio né tuo; dividetelo in due!”. Quest’ultima è la madre morte sventata da re Salomone. Ebbene, la madre morte vuol dire la madre che piuttosto di non possedere più il figlio preferisce che muoia. Ma San Francesco dice sorella morte e sulla punta della sua lingua arriva una frase strana che dissipa questa fantasia di padronanza e di morte. Sicché non c’è più madre che possa dire al figlio: “Piuttosto morto!”. Forse San Francesco non sapeva quello che diceva. Malgrado ciò dice sorella morte. Ma da dove gli viene questa frase? Se ripercorriamo la sua storia non possiamo itralasciare iil ifatto iche ilui ia sua madre e alla sua famiglia gliene ha combinate di tutti i colori.
Tant’è
che suo padre l’ha portato in tribunale per farlo interdire. E magari
sua madre, vedendolo nudo davanti ai giudici, avrà pensato: “Piuttosto
che faccia questa fine, una fine che ci ha rovinato la vita e distrutto
il patrimonio, meglio morto!”. E lui dice sorella morte. Dicendo questa
frase San Francesco inaugura un viaggio che non lo porta più a diventare
il figlio ideale di sua ma- dre. Insomma, San Francesco non aderendo più
al sogno di sua madre dissipa questa questione del figlio ideale proprio
come fa Gesù. Ricordate cosa fece Gesù a dodici anni? Rimase a Gerusalemme senza che i genitori lo sapessero.
|
Lo cercarono per tre giorni, poi lo trovarono nel tempio seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interro gava. E allora leggiamo il Vangelo di Luca al capitolo 2, versetti 48-50. “Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio perché ci hai fatto così? Ecco tuo padre ed io angosciati ti cercavamo”. Ed egli rispose. “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Con questo gesto Gesù spezza questo sogno di essere il figlio ideale di suo padre e di sua madre. San Francesco, a suo modo, rinnova l’atto di Gesù proprio perché dissipa questo dovere di essere il figlio ideale. Il figlio soggetto alla morte. L’uno che si divide in due. Ed è proprio per questo che San Francesco continua, ancora oggi, ad essere una questione aperta per i giovani che colgono nel suo messaggio come il figlio non abbia da compiere quel viaggio di ritorno che lo porti a diventare l’ideale di papà e di mamma. Ebbene, lungo questo varco inaugurato dal gesto di Gesù si colloca anche il viaggio di San Francesco. Un viaggio la cui caratteristica non è quella di essere circolare ma a spirale, ossia spirituale. E nella spirale, com’è noto, il viaggio è senza ritorno perché il punto di partenza non coincide mai con il punto di arrivo.
Enrico Ratti
|
Vuoi diventare pubblicista presso la nostra rivista?
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall'immagine sottostante.
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall'immagine sottostante.
Click here to edit.
Vuoi entrare nella redazione di Edizioni Psychodream,
o collaborare con Psychodream Theater?
Direttore: Francesco Luigi Panizzo | [email protected]
Responsabili di redazione: Viviana Vacca | Fabio Treppiedi | Massimo Acciai | Anna Novello | Gaia Grassi | Alessandro Rizzo | Daniel Montigiani
Per affiliazioni pubblicitarie | [email protected]
Per collaborazioni e progetti | [email protected]
Tutti i contenuti di questo sito possono essere utilizzati da altri media e siti internet, giornali o televisioni con la clausola
di esporre a citazione, tramite il seguente link, la Edizioni Psychodream oppure la pagina di riferimento.
Per info: ooooooooooooooooooooooooo
[email protected]
[email protected]
Psychodream Theater - © 2012 Tutti i
diritti riservati