Rivista d'arte
diretta da F. Panizzo |
GENEALOGIE dell’UNPLUGGED L’editoriale di questo mese mi stimola a riflettere sul prevaricare di
certune scelte artistiche chiedendomi, nello specifico della musica rock, quale
stile abbia in realtà più rilevanza di un altro. Così scendo ancor di più nel dettaglio
e scopro una valenza di base su cui non ci si sofferma spesso a riflettere.
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Osservo un approccio alla musica rock: l’Unplugged, o anche detto “rock acustico”
(forse, carico di tutto il peso del suono di un ossimoro), è un genere musicale
“tutto proprio” (torneremo più avanti sul significato di queste parole!) che a
prima vista sembrerebbe derivato dalla normale routine musicale del rock,
almeno così come siamo stati abituati a vederla (da) sempre; ma se, invece,
fosse la stessa origine di ogni performance rock che meriti questo nome?
Insomma, se i famigerati pezzi rock che hanno fatto la storia della musica
internazionale, fossero stati studiati, messi alla prova e “strimpellati”
proprio in modalità unplugged? Ecco perché prima ho caratterizzato, forse troppo frettolosamente, il genere unplugged come un genere “tutto proprio”! Forse non ogni pezzo musicale è nato unplugged, ma sicuramente si tratta di un riadattamento per un genere musicale, e rock allo stesso tempo, che detta condizioni differenti di sistemazione, arrangiamento ed esecuzione del brano. Nella musica rock, in generale, il termine (e a questo punto possiamo intenderlo come un concetto che prende posto all’interno della vasta gamma dei generi musicali) unplugged è detto di un brano concepito per le sonorità degli strumenti elettrici, quindi pensato per essere eseguito in grande stile, in elettrico, ma che poi verrà eseguito in versione acustica. Si tratta infatti di suonare in modo acustico, ovvero senza amplificatori, senza strumenti elettronici, solo con gli strumenti nudi e crudi. Su questo punto ci sono delle vere e proprie scuole di pensiero: c’è chi vorrebbe un’esecuzione del tutto acustica, senza microfoni (o al massimo quelli direzionali, per intenderci), e chi invece si accontenta dei soliti pick-up e amplificatori, ma con le dovute attenzioni ai settaggi e alle accordature! Sì, sembra proprio che uno dei fattori che fa di un pezzo rock, e non solo, un brano da unplugged siano i settaggi delle accordature (di solito molto più basse come sonorità), per quanto riguarda gli strumenti a corda (chitarra, basso, ecc…) e l’utilizzo di particolari tecniche di suono per gli strumenti a percussione (mi riferisco all’utilizzo delle cosìddette “spazzole” per la batteria soprattutto). La domanda a questo punto è: da cosa deriva questo genere?
All’origine
del rock intanto il nome: Unplugged è il participio passato del verbo to
unplug, che significa letteralmente “staccare la spina”, a sottolineare che
le esecuzioni dei musicisti sono tutte in versione rigoro-samente acustica,
senza gli strumenti elettrici (almeno senza i loro abusi). Tutto iniziò nel
1989, quando Jon Bon Jovi e Richie Sambora dei Bon Jovi furono chiamati a
partecipare ai Video Music Awards; Bon Jovi e Sam- bora però decisero di stupire
il pubblico presentandosi con solo due chitarre acustiche, anziché riproporre
la so- lita performance tipica degli anni ‘80 con grandi sce- nografie, luci, band
al completo ed esibizione in elettrico grande stile. L’esibizione riscosse così tanto successo che i dirigenti di Mtv USA presero la decisione di creare un programma tutto nuovo, Unplugged appunto.
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MTV Unplugged è tutt’ora un programma televisivo di MTV, in onda
in tutto il mondo e ideato da Beth McCarty, che trasmette dei concerti
rigorosamente live, in versione acustica, di cantanti famosi (quasi
sempre dalle esibizioni si ricavano degli album e, da qualche tempo, anche i
corrispettivi DVD). Questo genere, di difficile collocazione nella mastodontica
mole di performance musicali, si viene a trovare in una duplice situazione: da
un lato potrebbe appartenere all’età originaria del rock e quindi, risiedendo
alle radici, dettarne gli sviluppi; dall’altro esserne un (non tanto) comune
derivato. S’impone sottolineare a questo punto come, seppur partiti da una
“necessità” musicale, di genere, è stato lanciato dalla tv un nuovo modo di
fare musica. Al di là della possibile genealogia del genere un- plugged, possiamo
affermare che, di sicuro, ha avuto un ruolo non indifferente nella storia della
musica rock. Memorabili sono state le esibizioni dei Nirvana (1994), Eric
Clapton (1992), Alice in Chains (1996), Pearl Jam (1992), R.E.M. (1991). Ma
ecco due casi celebri di questo genere che vale la pena ascoltare (e fatevelo dire da un musicista a tempo perso: provocano
sensazioni stupende a suonarli!).
PRIMO CASO:
MTV Unplugged in New York è il primo album “postumo” dei Nirvana, pubblicato il 1° novembre 1994. Si tratta della registrazione di un concerto acustico tenutosi un anno prima, il 18 novemre 1993 per la celebre serie Unplugged di MTV. Ai normali componenti della band (Kurt D. Cobain, KKrist Novoselic, Dave Grohl), sono affiancati Pat Smear - ex chitarrista dei Germs già aggiuntosi al gruppo in qualità di seconda chitarra a partire dal tour di In Utero (1993) - e la violoncellista Lori Goldson. Considerato da gran parte della critica e del pubblico una pietra miliare della musica degli anni ‘90, soprattutto grazie all’intensa interpretazione di Kurt Cobain, l’Unplugged vede i Nirvana rivisitare iin ichiave iacustica alcuni loro successi, amalgamati con |
cover di canzoni di vario genere, dal punk rivisitato dei Vaselines in Jesus Don’t Want Me for a Sunbeam al blues di Where Did You Sleep Last Night?, passando da David Bowie (The Man Who Sold The World).
Cobain inserisce in scaletta anche tre pezzi dei Meat Puppets, band di cui si è sempre dichiarato appassionato fan, facendosi affiancare nell’esecuzione dagli stessi fratelli Kirkwood, fondatori del gruppo. Nel 2007 esce il DVD del concerto in edizione restaurata e con l’aggiunta di 5 brani eseguiti durante le prove dello show vero e proprio, come extra, ovvero: Come As You Are, Polly, Plateau, Pennyroyal Tea e The Man Who Sold The World. I Nirvana, acustici per MTV, nella loro ultima registrazione ufficiale, regalano l’innegabile fascino delle loro canzoni, anche senza l’apporto elettrico. Il fortunatissimo Unplugged in New York, testimonianza di un concerto che svela l’anima sofferente delle canzoni di Cobain, spoglia la band degli orpelli hard-rock, rivelando brani struggenti come confessioni di un incurabile disagio esistenziale. Un’atmosfera di tragedia imminente pervade le rivisitazioni e la scenografia che è degna dell’atmosfera.
SECONDO CASO:
Unplugged è un album live del gruppo musicale grunge statunitense Alice in Chains, pubblicato nel 1996. Registrato il 10 aprile 1996 al Majestic Theatre della Brooklyn Academy of Music come parte della serie di concerti MTV Unplugged (contiene versioni acustiche delle canzoni della band). Lo show fu trasmesso per la prima volta su MTV il 28 maggio e fu il primo concerto degli Alice in Chains dopo oltre due anni e mezzo dal precedente, nonché una delle ultime apparizioni della band dal vivo con il cantante Layne Staley. Nel luglio dello stesso anno venne pubblicato il relativo album, oltre alla versione video contenente alcune parti non incluse nello show mandato in onda da MTV, compresi interi brani, i quali si trovano però sul disco. Per l’occasione la band si presenta con cinque elementi (Layne Staley, Mike Starr, Jerry Cantrell, Sean Kinney), con l’aggiunta di Scott Olson, allora membro della band Heart, come seconda chitarra e al basso nella traccia finale. La band esegue la maggior parte dei propri successi e il concerto termina con l’unico inedito: Killer Is Me. Staley, in piena lotta contro la propria dipendenza da eroina, appare dimagrito, visibilmente affaticato e, malgrado l’ottima prova vocale, fuori allenamento: confonde infatti le parole dei brani in diversi momenti. Durante l’esecuzione di Sludge Factory, inverte i versi e interrompe immediatamente la canzone con un sonoro “F**k!”. Jerry Cantrell e lo stesso Layne sdrammatizzano, scherzando con un paio di battute e ricevendo gli applausi di un pubblico divertito dal piccolo incidente, prima di rieseguire da capo il brano. Anche sul finale di Down in a Hole, Staley sembra confondersi al momento di ripetere il ritornello, lasciando cantare solo Jerry.
Ciò nonostante, l’intera performance è destinata ad entrare nella storia e ad essere considerata tra le migliori della serie di MTV Unplugged, al pari di quella dei Nirvana.
Cobain inserisce in scaletta anche tre pezzi dei Meat Puppets, band di cui si è sempre dichiarato appassionato fan, facendosi affiancare nell’esecuzione dagli stessi fratelli Kirkwood, fondatori del gruppo. Nel 2007 esce il DVD del concerto in edizione restaurata e con l’aggiunta di 5 brani eseguiti durante le prove dello show vero e proprio, come extra, ovvero: Come As You Are, Polly, Plateau, Pennyroyal Tea e The Man Who Sold The World. I Nirvana, acustici per MTV, nella loro ultima registrazione ufficiale, regalano l’innegabile fascino delle loro canzoni, anche senza l’apporto elettrico. Il fortunatissimo Unplugged in New York, testimonianza di un concerto che svela l’anima sofferente delle canzoni di Cobain, spoglia la band degli orpelli hard-rock, rivelando brani struggenti come confessioni di un incurabile disagio esistenziale. Un’atmosfera di tragedia imminente pervade le rivisitazioni e la scenografia che è degna dell’atmosfera.
SECONDO CASO:
Unplugged è un album live del gruppo musicale grunge statunitense Alice in Chains, pubblicato nel 1996. Registrato il 10 aprile 1996 al Majestic Theatre della Brooklyn Academy of Music come parte della serie di concerti MTV Unplugged (contiene versioni acustiche delle canzoni della band). Lo show fu trasmesso per la prima volta su MTV il 28 maggio e fu il primo concerto degli Alice in Chains dopo oltre due anni e mezzo dal precedente, nonché una delle ultime apparizioni della band dal vivo con il cantante Layne Staley. Nel luglio dello stesso anno venne pubblicato il relativo album, oltre alla versione video contenente alcune parti non incluse nello show mandato in onda da MTV, compresi interi brani, i quali si trovano però sul disco. Per l’occasione la band si presenta con cinque elementi (Layne Staley, Mike Starr, Jerry Cantrell, Sean Kinney), con l’aggiunta di Scott Olson, allora membro della band Heart, come seconda chitarra e al basso nella traccia finale. La band esegue la maggior parte dei propri successi e il concerto termina con l’unico inedito: Killer Is Me. Staley, in piena lotta contro la propria dipendenza da eroina, appare dimagrito, visibilmente affaticato e, malgrado l’ottima prova vocale, fuori allenamento: confonde infatti le parole dei brani in diversi momenti. Durante l’esecuzione di Sludge Factory, inverte i versi e interrompe immediatamente la canzone con un sonoro “F**k!”. Jerry Cantrell e lo stesso Layne sdrammatizzano, scherzando con un paio di battute e ricevendo gli applausi di un pubblico divertito dal piccolo incidente, prima di rieseguire da capo il brano. Anche sul finale di Down in a Hole, Staley sembra confondersi al momento di ripetere il ritornello, lasciando cantare solo Jerry.
Ciò nonostante, l’intera performance è destinata ad entrare nella storia e ad essere considerata tra le migliori della serie di MTV Unplugged, al pari di quella dei Nirvana.
Pietro Camarda
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