E il suo è un indovinello o è un enigma? Per rispondere a queste domande occorre pendere in considerazione ciò che ha scritto Sigmund Freud intorno al mito di Edipo. La cosa davvero interessante che ha inventato Freud è il complesso di Edipo. E subito gli psicanalisti “freudiani” si sono precipitati a credere che il complesso fosse una complicazione, e che quindi andasse risolto. In altre parole hanno creduto che l’enigma della Sfinge fosse il mistero dell’incesto e che il complesso di Edipo implicasse davvero l’assassinio del padre e l’incesto con la madre. Davvero assurdo. Infatti la tragedia di Sofocle enuncia qualcosa di simbolico e di originario che occorre leggere e intendere non in modo pedissequo, ma facendo uno sforzo intellettuale che restituisca al testo la sua originalità. Detto questo il complesso di Edipo oltre ad essere un pretesto narrativo significa semplicemente che c’è arte e cultura della piega che prendono le parole nel corso di una conversazione. Ma allora chi è la Sfinge e come viene rappresentata nella tragedia di Sofocle? La Sfinge è la corda (la corda qui è da intendere come corda del tempo) che si mette al collo Giocasta, la mamma di Edipo, per impiccarsi alla sua idea di proteggere e tutelare il figlio dagli effetti del tempo e del fare. La Sfinge è, quindi, una fantasia materna, è la madre non vergine è, in altri termini, colei che sa “fare” l’amore . Ma ciò è assurdo perché nessuno sa “fare” l’amore. Infatti l’amore è assoluto e irrappresentabile anche nella cosiddetta coppia. Però c’è anche chi, realisticamente, si crede in grado di “fare” l’amore, ma questa è materia della prostituta sacra o della prostituta profana. La prostituzione, quindi, è la fantasia di poter "fare" l’amore con la Sfinge, ossia con la mamma non vergine. Una mamma che sa sempre come vanno a finire le cose in materia di sessualità. E siccome sa di sapere sa anche moralizzarle. Ossia sa renderle buone o cattive, secondo l’occorrenza. Quindi la Sfinge sarebbe l’altra madre, sarebbe colei che pone a Edipo non un enigma ma un indovinello sul potere delle Parche. Un indovinello, cioè, sul potere del sapere materno di avviare il filo della vita (Cloto), di tesserlo (Lachesi) e poi di tagliarlo (Atropo, l’inesorabile). Il potere materno è quindi il potere di tagliare il filo. E questa è un’idea di di padroneggiare il tempo e di renderlo finito. Ossia mortale. Quando, invece, la maschera della Sfinge si dilegua rimane il suo enigma. Un enigma che comporta sia la questione della nominazione (la questione del da dove vengono i nomi), sia l’enigma della donna, sia l’enigma della differenza sessuale. E, com’è noto, dell’enigma non è data soluzione. Quindi anche il complesso di Edipo è irrisolvibile.
Enrico Ratti
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