SPECIALE TACT FESTIVAL:
QUINTETTO di Marco Chenevier
Articolo di Enrico Pastore
Il 23 maggio al TACT Festival di Trieste è andato in scena Quintetto di Marco Chenevier. Lo spettacolo prende spunto dalla polemica di Emilio Fede che coinvolse, suo malgrado, Rita Levi Montalcini in seguito ai tagli alla ricerca scientifica e dai clamorosi tagli alla cultura in seguito alla crisi economica, tagli che nel caso della Valle D’Aosta hanno raggiunto percentuali insostenibili dell’80%, e che in media nazionale sono state pari al 35%. La realtà irrompe sul palcoscenico senza mezzi termini. Non siamo nella rappresentazione, né nella simulazione, siamo di fronte piuttosto a un’operazione critica attraverso le armi della rappresentazione.
Quintetto di Marco Chenevier si palesa fin dal suo apparire in scena come un gesto politico e insieme artistico. Nel raccontare la vicenda di Rita Levi Montalcini, protagonista evocata dallo spettacolo e impersonata dallo stesso Chenevier, si illustra la grave situazione del mondo culturale italiano i cui stipendi, causa i tagli, si vedono ridotti dell’80%. Cosa comporta? Che un quintetto è insostenibile, così come il tecnico luci e audio. Chenevier è dunque solo in scena. Cosa possiamo fare dunque visto che ormai un biglietto è stato pagato. Proviamo a farlo insieme. Il pubblico è chiamato in scena a collaborare a un’improvvisata messa in scena. Chenevier racconta la sua idea di coreografia, che vuole rappresnetare gli effetti dei tagli alla ricerca scientifica sul corpo vetusto della Montalcini, agli spaesati volontari che non solo devono intervenire sulla scena, ma gestire i cambi luci da mixer, scegliere le musiche di accompagnamento e diffonderle al momento giusto. Cosa può succedere? Tutto e il contrario di tutto. Errori esilaranti, incomprensioni, gaffe clamorose, perfino momenti commoventi, inaspettati, fulminei come un temporale estivo. Marco Chenevier si mette nelle mani dell’imponderabile, niente è sotto il suo controllo, nemmeno i suoi assoli che si trovano a coesistere con luci imprevedibili e una colonna sonora alquanto bizzarra (si passa dai Carmina Burana alla colonna sonora de Il Signore degli anelli). Il tutto è ovviamente esilarante, dirompente e soprattutto azione politica efficace, in quanto vengono palesati gli effetti dei tagli alla cultura e la reazione che l’arte sa opporre per la sua perpetua rinascita. Marco Chenevier in Quintetto, non piange sul fiume di Babilonia, reagisce, risponde colpo su colpo. Utilizza il dato drammatico, che permane, per costruire un meccanismo intelligente e fine di rivolta politica ed eccellenza artistica. Gli errori dovuti alla mancanza di danzatori professionisti e di tecnici qualificati diventa materia significante, comica, dirompente. L’errore non è più tale, è segno, è resistenza, è sberleffo, è l’arte che trova sempre il modo di sopravvivere anche di fronte all’estremo. Attenzione: non è che si dica che il finanziamento pubblico non sia necessario, che si vive anche senza. Se così fosse sarebbe solo un gesto infantile, non artistico-politico. Quintetto è un gesto di reazione che grida una necessità e in cui si utilizza quello che il dato di realtà pone davanti all’artista, capace di trasformarlo in azione efficace e significante nonostante tutto. E tale operazione è anche una presa di coscienza del pubblico di quanto il dato di realtà pesi sull’azione culturale, e come questa sia capace di mantenersi viva e vegeta, il tutto attraverso l’arma tagliente dell’ironia dissacrante. Si ride in faccia al potere che misconosce l’utilità e l’azione dell’arte, considerandola superflua e quindi sacrificabile. L’arte è una necessità imprescindibile nell’uomo che si è evoluto anche e soprattutto grazie alle storie che ha saputo creare. Vedendo Quintetto di Marco Chenevier sul palco del Teatro Stabile Sloveno di Trieste ho potuto apprezzare una volta di più l’incisività dell’agire scenico di un artista che non scinde mai l’arte dalla politica, e come questo non sia mai il classico lamento all’italiana ma sempre azione propositiva, positiva, irriverente. E soprattutto, in un ambiente che non si schiera quasi mai, la sua è una scelta di parte. Come il Partigiano Johnny di Fenoglio sceglie un fronte di combattimento, anche a costo di trovarsi in the wrong sector of the right side. L’azione culturale non sempre è oppositiva ma lo è spesso. È quasi una necessità il prendere posizione perché è la realtà in cui viviamo che è in gioco. Anche quando l’autore scompare dietro la sua opera essa si staglia sempre come gesto politico. Per quanto Shakespeare non si schieri con o contro Riccardo III, il discorso è sempre politico e mette in scena il potere e la lotta per il trono. Quintetto di Marco Chenevier, nonostante tutto va in scena, e lo fa in un certo modo, con quello che c’è a disposizione. La pochezza di mezzi non è però scusante e diviene motore e protagonista di resistenza efficace. Come nella migliore commedia di Moliere ridiamo delle miserie della nostra società, ma quando la risata è finita siamo costretti a farci i conti e a prendere una decisione da che parte stare. Non possiamo esimerci. Fare nulla è già fare qualcosa. È già una scelta di parte. Enrico Pastore
Scrivono in PASSPARnous:
Bruno Benvenuto, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Alfonso Amendola, Mario Tirino, Vincenzo Del Gaudio, Alessandra Di Matteo, Paulo Fernando Lévano, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Gianluca de Fazio, Marco Maurizi, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francesca Izzi, Libera Aiello, Antonio Mastrogiacomo, Giulia Vencato, Alessandro Baito, Margherita Landi, Nicola Candreva, Patrizia Beatini, Mirjana Nardelli, Stefano Oricchio, Manlio Palmieri, Maria D’Ugo, Giovanni Ferrazzi, Francesco Ferrazzi, Luigi Prestinenza Puglisi, Davide Palmentiero, Francesco Panizzo. |
Intervista a
Enrico Pastore sul suo Imaginary landscapes: tale on invisible cities di Francesco Panizzo Intervista a
Cosimo Cinieri di Francesco Panizzo Intervista a Irene Russolillo
di Enrico Pastore Un grande particolare.
A Novi Cad con il Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards di Francesco Panizzo Incontri verticali
con Jurij Alschitz di Mariella Soldo Sottrazioni -
Conferenza in commemorazione di Carmelo Bene al Caffè Letteraio Le Murate di Francesco Panizzo |
|
Vuoi diventare pubblicista presso la nostra rivista?
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
Psychodream Theater - © 2012 Tutti i
diritti riservati