Per la rassegna Corpi Celesti organizzata da Francesco Gabrielli e Alessandra Dell’Atti negli spazi della Casa del Quartiere PiùSpazioQuattro è andato in scena il Faustbuch di Enrico Casale prodotto da Gli Scarti.
Faustbuch è un esempio virtuoso di come rapportarsi con il repertorio classico e i miti che hanno attraversato la grande drammaturgia teatrale. Il confronto è con il Faust di Marlowe che viene riscritto e ripensato adattandolo all’oggi e alle sue dinamiche sociali. Chi è Faust oggi? Come si declina il patto con il diavolo all’interno delle dinamiche social nelle nostre società turbocapitaliste? Faust è uno di noi, siamo noi che per apparire per tre minuti in un Talent Show oppure per ottenere una manciata di Mi Piace su Facebook siamo pronti a venderci la mamma. In questo Faustbuch, il mago che vuole conoscere i segreti e le meraviglie del mondo, non è altro che Fausto, uno che vuole solo essere riconosciuto dagli altri quando cammina per strada, uno che vuole essere una rockstar partorita da X Factor, uno che vuole fare colpo su Elena, la ragazza dei suoi sogni. E così la strada per l’inferno non è più lastricata di buone intenzioni, ma è un tappeto rosso che porta alle serate di gala, con i riflettori puntati, i colpi di flash, i fans urlanti, le conferenze stampa affollate di giornalisti. Faust(o) ormai solo, lui che per il successo aveva rinunciato anche all’amicizia del suo unico servitore Wagner, scopre alla fine che tutto ciò che ha sognato, quei tre minuti di notorietà, non sono altro che una bolla di sapone, la maschera di un’illusione. Faust(o) scopre il vuoto dentro di sé, la mancanza di un’anima svenduta per pochi Mi Piace, e il diavolo ride della sua ingenuità, perché tutta la notorietà promessa era solo una fugace apparenza proiettata sugli squallidi muri della stanzetta di Faust(o). Persino Elena non è altro che un travestimento di Mefistofele. E così non resta che scomparire per sempre, lasciando tutto al povero Wagner che a diventar famoso non ci pensa per niente. Per molti versi Faustbuch di Enrico Casale ricorda l’episodio Caduta Liberanella terza serie di Black Mirror, dove la protagonista scende a qualsiasi compromesso per ottenere una più florida social reputation per sprofondare negli abissi di dell’indifferenza. In quel caso però lei scopre un’imprevista e impensata libertà, invece per Faust(o) non resta che scomparire nel nulla ed essere dimenticato da tutti. Faustbuch è un congegno ben progettato, divertente, fresco, salubre attraversato da varie declinazioni del mito di Faust, da quello di Gounod che si spande da un vecchio giradischi, a quello di Murnau che appare proiettato alle sue spalle, a Sympathy for the Devil dei Rolling Stones, perfino al Doktor Faustus di Mann (in fondo noi teatranti non siamo tutti un po’ Adrian Leverkühn disposti a creare una qualsiasi novità che ottenga qualche data in più? Un sottile refrein metateatrale attraversa tutta la piéce senza appesantirla). Tutte queste citazioni non sono presentate come spocchiosa manifestazione di cultura ma rimandi a universi paralleli, un gioco di specchi pieno di spassoso divertimento. Bravi tutti gli attori Enrico Casale, Andrea Burgalassi, Michael Decillis e Ivano Cellaro. Riescono a dare a questa favola nera seppur giocosa una freschezza che tocca il cuore e la mente. Non serve dire che alcuni di loro hanno disabilità mentali. Sono performer che agiscono sulla scena con i loro corpi e le loro voci in maniera efficace con un ritmo incalzante e suggestivo in un spazio animato da immagini forti che stimolano il pensiero facendoci riflettere seriamente su chi stiamo diventando. Faustbuch di Enrico Casale ha avuto una menzione speciale nello scorso Premio Scenario ed è ancora un percorso in divenire e ampi sono i margini di miglioramento nell’affiatamento degli attori e nel trovare i ritmi giusti tra le varie sezioni. La strada è quella giusta, soprattutto nel concepire un rapporto sano con il repertorio. Non interpretazione e nemmeno un inscatolamento del mito in una figura specifica, ma un farlo rivivere in un nuovo tempo e in un nuovo contesto senza perder nulla della sua magica universalità. Enrico Pastore
Scrivono in PASSPARnous:
Bruno Benvenuto, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Alfonso Amendola, Mario Tirino, Vincenzo Del Gaudio, Alessandra Di Matteo, Paulo Fernando Lévano, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Aldo Pardi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Marco Maurizi, Gianluca De Fazio, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francesca Izzi, Nicola Candreva, Antonio Mastrogiacomo, Giulia Vencato, Alessandro Baito, Margherita Landi, Mirjana Nardelli, Stefano Oricchio, Manlio Palmieri, Maria D’Ugo, Giovanni Ferrazzi, Francesco Ferrazzi, Luigi Prestinenza Puglisi, Francesco Panizzo. |
Intervista a
Enrico Pastore sul suo Imaginary landscapes: tale on invisible cities di Francesco Panizzo Intervista a Irene Russolillo
di Enrico Pastore Un grande particolare.
A Novi Cad con il Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards di Francesco Panizzo Incontri verticali
con Jurij Alschitz di Mariella Soldo Sottrazioni -
Conferenza in commemorazione di Carmelo Bene al Caffè Letteraio Le Murate di Francesco Panizzo |
|
Vuoi diventare pubblicista presso la nostra rivista?
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
Psychodream Theater - © 2012 Tutti i
diritti riservati