Anche
per lui venne l’ora di morire, ma non fu un trapasso veloce. In più
di un’occasione, il vecchio predicatore, ormai piegato dalla
malattia, stanco, con un respiro sibilante che esplodeva spesso in un
rantolo, accusò perfino i suoi familiari per la sua disgrazia.
«Miscredenti!» continuava ad apostrofare le persone che vegliavano al suo capezzale «Per colpa dei vostri peccati, io mi trovo in questo stato! Il Signore mi ha privato della forza per punirmi. Avrei dovuto abbandonare questo tetto molto tempo fa e invece mi sono comportato come uno sprovveduto. Ecco la conseguenza!» Alle 22 di un venerdì di inizio autunno, l’uomo infine morì, lasciando dietro di sé l’eco delle sue maledizioni e l’onere di una degna sepoltura. Riaprì gli occhi dopo un tempo indefinito. Non riuscì subito a mettere a fuoco la scena, ma capì di trovarsi disteso supino su una radura calda e silenziosa. Fece forza sui gomiti e cercò di alzare il busto per meglio osservare quell’ambiente. Tutt’intorno a lui si estendeva una distesa di terra brunastra, compatta come marmo, e all’orizzonte, separato di netto da una riga perfettamente orizzontale, iniziava un blocco ceruleo dai riflessi pallidi e sbiaditi, quasi come se il pittore, alla fine, avesse deciso di intingere il pennello anche nel barattolo del grigio. «Dove mi trovo?» si chiese sottovoce sperando di udire una risposta «Che razza di posto è mai questo?» Volse la testa in ogni direzione per sincerarsi di non stare sognando: vide solo terra ingiallita e spaccata dall’arsura, lo stesso cielo cinerino e alcuni mulinelli sabbiosi che roteavano a pochi centimetri dal suolo. Non un filo d’erba, una pozzanghera o un uccello in cerca di cibo. «Maledetti!» esclamò stringendo i pugni «Guarda in che luogo mi hanno portato! Altro che moribondo. Io ero vivo e vegeto. Sono stati loro a drogarmi per farmi questo scherzo!» Cercò di mettersi in piedi: si sentiva stanco, ma non al punto di non poter camminare. Si scrollò la polvere di dosso e, flettendosi sulle ginocchia, si accorse che accanto a lui era stata lasciata la sua Bibbia. La raccolse baciandola sulla copertina e inveì nuovamente contro i suoi familiari miscredenti e blasfemi. «E che abiti da pagliaccio mi hanno fatto indossare!» blaterò sputando la sabbia che aveva in bocca «Ridotto come un miserabile, senza neppure un paio di scarpe!» In effetti, era scalzo e vestiva un completo nero alquanto sui generis. In vita sua, non avrebbe mai speso un soldo per un capo tanto stravagante, ma evidentemente i suoi congiunti avevano voluto umiliarlo senza preoccuparsi delle conseguenze. Cominciò a camminare sperando di capire prima o poi dove si trovasse. Non ricordava di essere mai stato in quel luogo e, a dire il vero, non era neppure sicuro che in Italia esistesse una regione con quelle caratteristiche. Gli vennero in mente alcuni film western in cui il paesaggio assomigliava a quella landa desolata, ma era improbabile che fosse stato trasportato incosciente sino ai deserti del Messico o degli Stati Uniti. Dunque non c’era altro da fare che camminare, nella speranza che spuntasse all’orizzonte un punto di riferimento conosciuto. Percorse alcune centinaia di metri spostandosi a destra e sinistra come una mosca intrappolata in una scatola, sino a scorgere in lontananza un masso su cui era appoggiato un giovane biondo dal fisico esile. «Finalmente!» esclamò illuminandosi per quella scoperta «Quell’uomo saprà certamente dirmi dove mi trovo e quanto è distante il centro abitato più vicino». Accelerò il passo gesticolando per farsi notare, ma il viandante, vestito anch’egli in modo quanto mai bizzarro, parve non farci caso. Continuava a fissare il suolo e un gruppo di formiche che uscivano da una fenditura ed entravano in un’altra. «Mi scusi!» urlò il predicatore ormai a pochi metri dall’uomo «Dico a lei! Mi sente?» Il giovane finalmente alzò lo sguardo. Sorrideva leggermente e pareva bearsi di quello stato di ozio. «Eccoti qui!» gli disse per nulla sorpreso di quell’incontro «Ero sicuro che avresti continuato a dormire ancora per un bel pezzo e invece…» Il vecchio strabuzzò gli occhi: «Cosa? Non capisco. Ci conosciamo?» Silenzio. Si udiva solo la sabbia spinta dal vento strisciare in lontananza. «No, non dirmelo!» continuò dopo aver tossito come un tisico in preda a una crisi «Tu sei uno di quelli che ha organizzato questa messinscena! Sei complice dei miei familiari!» Il giovane non si scompose: si passò una mano tra i capelli e abbozzò un altro sorriso. «Fammi quella domanda» mormorò senza muovere lo sguardo «Non mi piacciono i giri di parole. Fammela e basta». «Ma quale domanda?» urlò il predicatore «Ormai ho capito tutto. Non solo siete dei peccatori, ma non brillate neppure per astuzia». I due rimasero muti a fissarsi vicendevolmente. Il giovane immobile e il vecchio percorso da un tremito che partiva dai piedi e risaliva sino all’ultima vena della fronte. «È da quando hai ripreso i sensi che ti stai chiedendo la stessa cosa, ma forse preferisci continuare a illuderti». «Ma di cosa stai parlando? Non ti capisco!» Il viandante, senza neppure flettere un muscolo, alzò bruscamente il tono della voce: «Sto parlando del fatto che sei morto! Morto! Questo non è uno scherzo e i tuoi familiari sono ancora sulla Terra a piangere per te». Il predicatore si passò una mano sulla fronte: sentiva caldo ma non era sudato. «Sono morto? È questo che vuoi dirmi?» «Esattamente». «Ma allora cos’è questo posto? Qui non c’è scritto che…» Si interruppe e iniziò a sfogliare la Bibbia saltando da una parte all’altra. «Qui… Qui…» Il giovane si spinse in avanti, afferrandolo delicatamente per un braccio: «Getta via quel libro» gli disse con un tono quasi compassionevole «Dove ti trovi non serve più». «Blasfemo!» strepitò il vecchio «Come ti permetti di definire inutile la Parola di Dio?» «Dio…» ripeté quella che parve un’eco lontana «Per voi Dio è soltanto un egemone o un creatore privo di volontà». «Non…» iniziò a dire il vecchio, ma venne subito bloccato dallo sguardo del suo interlocutore. «Un egemone responsabile di tutti i mali e quindi un oggetto di continua bestemmia o, molto più spesso, un essere di paglia che dovrebbe attenersi a ciò che è scritto in quel libro! E tu? Tu da che parte stai?» «Ma io…» «Vorresti inveire contro di lui o rimproverarlo per le sue disattenzioni?» Il vecchio iniziò ad articolare una frase, ma incespicò come un bambino alle prime armi. Riuscì solo a chiedere: «Sono forse all’Inferno? Ho peccato senza rendermene conto?» «Paradiso, Inferno, Limbo, Purgatorio… Nomi, sono soltanto nomi» rispose il giovane gesticolando «Dimentica tutto ciò e non ti aspettare che qualcuno ti spieghi ciò che solo il tuo cuore potrà mostrarti. Guarda quante formiche…» «Questa è follia satanica!» strepitò il predicatore schiacciando involontariamente una fila di insetti «Dio non può lasciare che un suo pastore vaghi in questo deserto» e, senza volerlo, si guardò intorno, seguendo con gli occhi la linea dritta dell’orizzonte «Che orrore! Nemmeno i caproni riuscirebbero a viverci!» «Portagli le tue rimostranze» disse il giovane toccandolo sulla spalla «In fondo è un tuo diritto. Sei o non sei uno dei suoi figli?». Il vecchio sbuffò come una locomotiva a vapore. I capelli bianchi erano ormai scompigliati e assomigliavano a fili di fumo pietrificati dal sole. «Puoi starne certo!» gli rispose «Prima o poi Lui o un suo emissario dovranno per forza venire a farmi visita e allora tutto sarà più chiaro». Si fermò per calibrare le parole e alla fine esplose: «E se proprio merito l’Inferno, che almeno ne conosca la ragione!» Subito dopo si toccò la schiena, fece una smorfia di dolore e riprese il cammino. Non sapeva dove andare, ma restare a parlare con quel matto non aveva più senso. Osservò il cielo un’altra volta e si accorse finalmente che quel colore strano, impregnato di pulviscolo, era dovuto al fatto che non c’era alcun sole. Senza neppure provare a ripararsi gli occhi, scrutò in ogni angolo della volta celeste: nulla. Solo azzurro grigiastro e delle nuvolaglie sottili che si muovevano vorticando lentamente. «Sono morto» disse sottovoce facendo oscillare il capo «Non c’è alcun dubbio. E forse davvero i miei familiari stanno piangendo per me…» Si avvicinò ad una collinetta grande appena per sostenere un alberello e si sedette all’interno di un incavo naturale dove la polvere non arrivava. Era stanco, ma non riusciva più ad avere sonno e questo acuiva ancor di più la sua angoscia. Rimase immobile per qualche minuto sperando in un miracolo, sino a che, annoiato anche da quell’attesa, afferrò la Bibbia e iniziò a sfogliarla. Non voleva farsi trovare impreparato ed era quindi necessario trovare tutti i versetti che descrivevano le meraviglie del Paradiso. Avrebbe controbattuto portando avanti delle prove certe e inequivocabili e magari avrebbe anche accettato un compromesso, ma quella landa evitata pure dai serpenti, no! Iniziò da principio, sfogliando ogni singola pagina e appuntando per terra il nome del libro, il capitolo e il versetto. Anche la stanchezza sembrò dissolversi e, nel giro di qualche ora, si ritrovò completamente contornato da appunti tracciati sulla sabbia. Non c’era più spazio nemmeno per muovere le gambe e se avesse provato ad alzarsi in piedi, avrebbe certamente cancellato una parte del suo lavoro. Chiuse la Bibbia e la strinse al petto cercando di non farla scivolare. Per sua fortuna quell'insenatura era abbastanza riparata e poté chiudere gli occhi senza timore che il suo lavoro venisse vanificato da un refolo improvviso. Mentre cercava di farsi forza ripetendo sottovoce le parole: «Arriverà. Arriverà di sicuro!», udì un rumore di passi provenire dalla sua sinistra. Il cuore sobbalzò, ma non appena volse lo sguardo in direzione del sentiero che egli stesso aveva percorso, una nota di delusione si dipinse sul suo viso. «Ah, sei tu…» mormorò al biondo che avanzava verso la collinetta. «Non mi aspettavi?» chiese lui fingendosi stupito «E che bel lavoro hai fatto durante la mia assenza. Davvero degno di lode!» Il predicatore non si mosse, anche se avrebbe voluto farlo. Si limitò a rispondergli: «Mi dispiace, ma non ti aspettavo. Sai bene che voglio parlare solo con Dio o con un suo diretto emissario». «Appunto!» rispose distrattamente l’uomo chinandosi verso la distesa di appunti «Isaia, Geremia, Salmi, Re, Giovanni, Paolo… Non manca proprio nessuno!» Il vecchio parve non prestare attenzione a quello scherno bonario: nella sua memoria continuava a risuonare soltanto una parola. «Cosa hai detto?» gli chiese alzando progressivamente il tono della voce. «Che hai fatto un bel lavoro!» «Prima, prima…» «Ah già» esclamò il giovane dandosi un colpetto sulla fronte «Ho detto “appunto”». Il predicatore sbiancò: «E cosa vorrebbe significare? Che tu sei un emissario di Dio? Proprio tu, con quell’aria licenziosa?» «Oh no. Sei fuori strada, caro amico». «Volevo ben dire…» sospirò il vecchio. «Quella degli emissari è una vecchia storia che non mi è mai andata giù. Vuoi sapere la verità? Dio non ha alcun emissario!» «Ci risiamo con la blasfemia!» tuonò l’uomo ricordando alcuni suoi sermoni «E mi sorprende che io abbia potuto pensare che un miscredente come te potesse aver ricevuto un tale onore». «Ecclesiaste, Sapienza, Proverbi…» continuò il giovane come se non avesse udito nulla «E dove stanno tutti i filosofi, gli scienziati, i saggi? Mi sembra che tu abbia ristretto un po’ troppo il campo. Non ti pare?» «Adesso basta!» urlò il predicatore sbattendo il pugno contro la Bibbia «Vattene via e lasciami in pace. Non ho tempo da perdere con te». Il giovane si rimise in piedi e fece qualche passo indietro come se si fosse spaventato. «Che incoerenza!» mormorò strizzando l’occhio «Prima fai fuoco e fiamme per vedermi, prepari quella lista di cui nemmeno io ho più memoria e adesso mi cacci via?» Un tremito percorse la schiena del vecchio, mentre la Bibbia, scivolata dalle sue mani, cadeva a terra cancellando alcuni tra gli ultimi versetti. «Tu…» iniziò a balbettare muovendo la testa come un epilettico «Tu no! No! No!» Scattò in piedi e, incurante dei suoi sforzi, si diresse verso il giovane, afferrandolo per il bavero. Era ubriaco pur non avendo bevuto nemmeno una goccia di vino. «Tu non sei il mio Dio!» gridò con tutto il fiato che aveva in gola «Non lo sei e mai lo sarai!» Lo strattonò diverse volte, mentre i suoi piedi calpestavano le parole dei profeti, dei saggi e degli evangelisti. Corse verso la collinetta, si chinò sentendo una fitta alla base della schiena e raccolse una grossa pietra dal bordo tagliente. I suoi occhi erano rossi e le mani gli tremavano per lo sforzo, ma non ci pensò due volte. Si scagliò in avanti e colpì il giovane in pieno viso facendolo sobbalzare. Era furibondo e vedere la sua vittima ferma, incapace di opporre qualsiasi resistenza, lo rese ancora più feroce. «Tu non sei Dio! Non lo sei!» continuò a ripetere lasciando cadere il sasso sulla fronte insanguinata «L’hai capito adesso? Muori e lasciami qui! Meglio il deserto che la tua maledetta volontà! Meglio il deserto!» Subito dopo cadde anch’egli riverso a terra, ansimando, a pochi centimetri dal corpo esanime del viandante. In lontananza, un mulinello di sabbia vorticava sibilando, mentre l’azzurro cinerino della volta celeste rimaneva immobile, come un vecchio crocifisso al capezzale d’un moribondo. Giuseppe Bonaccorso
Scrivono in PASSPARnous: k
Aldo Pardi, Claudia Landolfi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo. |
Tra molti fiori selvaggi e pochi fiori rari.
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