Trickster Rubrica diretta da Alessandro Rizzo
UNO SGUARDO
ALLE NOSTRE PAURE L’obiettivo di Fear Time, evento multimediale ideato e diretto da Francesca Merli e Ehsan Mehrbakhsh, è quello di raccogliere alcuni aspetti della paura attraverso una nuova visione contemporanea, “a metà strada tra realtà e suggestione”. L’intento è pienamente raggiunto, il 13 gennaio, a Roma.
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In attesa dell’inizio delle performance gli spettatori si aggirano nelle sale del Circolo degli Artisti tra opere di giovani autori iraniani, ungheresi, italiani sul tema della paura: alle pareti dipinti, disegni, fotografie di Salvatore Insana, Morteza Rokshat Panah,Valerio Compagnone, Zolt N Krizs. Nella sala attigua a quella dove si trova il palcoscenico il pubblico si disperde tra tavolini, poltroncine e candele e nel frattempo vengono proiettati dei corti, alcuni muti, altri sonorizzati con effetti acustici e frammenti di conversazione.
L’indefinitezza delle immagini e dei suoni crea angoscia, lo spettatore riempie i vuoti di comunicazione con le proprie fobie. Affisse al muro sono a disposizione lavagne e relativi gessetti, perché chiunque possa lasciare una testimonianza visiva delle proprie paure, da condividere con gli altri fino alla prossima cancellatura, che spazzerà i disegni, ma non le ansie più profonde che rappresentano. Apre la serata Giuseppe Mortelliti, bombetta nera e abito scuro senza camicia, con un monologo recitato al microfono.
L’indefinitezza delle immagini e dei suoni crea angoscia, lo spettatore riempie i vuoti di comunicazione con le proprie fobie. Affisse al muro sono a disposizione lavagne e relativi gessetti, perché chiunque possa lasciare una testimonianza visiva delle proprie paure, da condividere con gli altri fino alla prossima cancellatura, che spazzerà i disegni, ma non le ansie più profonde che rappresentano. Apre la serata Giuseppe Mortelliti, bombetta nera e abito scuro senza camicia, con un monologo recitato al microfono.
Una storia dai tratti tanto tristi quanto agghiaccianti, raccontata dall’attore con voce impostata, profonda, poi distorta; mette i brividi la calma, lucida, perversa alienazione di quel tormentato e folle personaggio. La performance di Simone Ruggero e Ludovica Avetrani è introdotta da una danza, a momenti quasi burlesque, della performer, avvolta in una luce blu, sulle note di un contemporaneo Miserere. Il tema da loro affrontato riconduce a questioni inerenti la chirurgia estetica, l’ideale di bellezza, la costruzione di un corpo immortale, nel tentativo di esorcizzare la paura della vecchiaia e della morte.
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Sul viso di Eva una maschera trasparente evidenzia le labbra rifatte ed eccessive, sul suo corpo i segni di operazioni chirurgiche estetiche che troppo assomigliano ai tratti di macellazione delle carni. La donna è succube delle perversioni del sadico Adamo, che la distrugge nel tentativo di renderla sempre più bella, perfetta, per andare incontro ai propri modelli di donna, soddisfare il proprio desiderio sessuale e farla divenire eterna.
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Successivamente viene messo in scena “il mascherarsi, essere qualcun altro per il timore di non essere in grado di mostrare se stessi, quattro caratteri o prototipi della nostra società, personaggi che tutti noi abbiamo nel nostro immaginario.
Inquietanti ombre si nascondono dietro i loro mascheramenti.” Il mimo Guido Targetti, - che già precedentemente, travestito da moderno Pantalone, si aggirava tra il pubblico, interagendo con esso e giocando con un cappio da impiccato - si muove per il palcoscenico con il viso coperto da una grande maschera deforme e mostruosa cui poi aggiunge e sostituisce altre identità, appoggiandole su un tavolino illuminato al centro del palco, ottenendo così un angoscioso risultato finale: quelle maschere per quanto immobili sembrano guardare in modo assai sinistro gli spettatori, messi di fronte alle proprie beffarde finzioni. Le performance sono supportate da video illustrazioni di Ehsan Mehrbakhsh: i disegni eseguiti al momento dall’artista iraniano e proiettati sullo sfondo, creano un ulteriore piano di visione, che va oltre un concetto scenografico divenendo essi stessi azione e presenza.
Inquietanti ombre si nascondono dietro i loro mascheramenti.” Il mimo Guido Targetti, - che già precedentemente, travestito da moderno Pantalone, si aggirava tra il pubblico, interagendo con esso e giocando con un cappio da impiccato - si muove per il palcoscenico con il viso coperto da una grande maschera deforme e mostruosa cui poi aggiunge e sostituisce altre identità, appoggiandole su un tavolino illuminato al centro del palco, ottenendo così un angoscioso risultato finale: quelle maschere per quanto immobili sembrano guardare in modo assai sinistro gli spettatori, messi di fronte alle proprie beffarde finzioni. Le performance sono supportate da video illustrazioni di Ehsan Mehrbakhsh: i disegni eseguiti al momento dall’artista iraniano e proiettati sullo sfondo, creano un ulteriore piano di visione, che va oltre un concetto scenografico divenendo essi stessi azione e presenza.
Le composizioni originali e inquietanti dei due eccellenti musicisti accompagnano anche le proiezioni di opere di videoarte che chiudono l’evento performativo, sicuramente riuscito, interessante e innovativo.
Sara Maddalena
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