Trickster Rubrica diretta da Alessandro Rizzo
Stiamo parlando di
Caterina Tosoni e delle sue “Mutazioni plastiche”, un percorso che è
stato messo in mostra e in esposizione allo Spazio Oberdan di Milano e
che ha visto una narrativa che si esplica nel cambiamento fluente delle
sensazioni dello spettatore, giocando fortemente sui valori e sugli
elementi del vivere quotidiano.
La caducità della natura si congiunge con la trasformazione, ritornando a una filosofia tutta ellenistica del “nulla si crea e nulla si distrugge”, fondativo di parte del nostro pensiero occidentale. La chiave di volta espressiva che Caterina Tosoni utilizza è quella di una rivisitazione della realtà e delle sue dinamiche in una concezione che oltrepassa lo sguardo alienato, quasi subordinato, dell’individuo al culto feticista dell’oggetto materico: nulla di fisico viene mitizzato ma, bensì, relativizzato, quasi scomposto, decomposto e riproposto in un’ottica più dinamica e in- trospettiva, funzionale a studiare e ponderare le pieghe intime dell’umanità e della sua dimensione. In Caterina Tosoni troviamo diverse eredità storico artistiche: impressionismo, iperrealismo, espressionismo, astrat-tismo, calibrate in un unicum non contraddittorio per superarne la portata e l’unicità delle singole correnti. Stiamo parlando della tridimensionalità delle opere dell’autrice, la cui composizione, l’impaginazione in cornici da muro di vere e proprie sculture, ci conduce visibilmente e percettibilmente alla tangibilità concreta di uno sbalzo e di una struttura funzionale al nostro vivere quotidiano e alle nostre necessità. Gli oggetti, così, acquisiscono una loro compo- nente autonoma tanto da rilevarne quelle potenzialità che portano a renderli fonti di ispirazione e di ricerca estetica.
La caducità della natura si congiunge con la trasformazione, ritornando a una filosofia tutta ellenistica del “nulla si crea e nulla si distrugge”, fondativo di parte del nostro pensiero occidentale. La chiave di volta espressiva che Caterina Tosoni utilizza è quella di una rivisitazione della realtà e delle sue dinamiche in una concezione che oltrepassa lo sguardo alienato, quasi subordinato, dell’individuo al culto feticista dell’oggetto materico: nulla di fisico viene mitizzato ma, bensì, relativizzato, quasi scomposto, decomposto e riproposto in un’ottica più dinamica e in- trospettiva, funzionale a studiare e ponderare le pieghe intime dell’umanità e della sua dimensione. In Caterina Tosoni troviamo diverse eredità storico artistiche: impressionismo, iperrealismo, espressionismo, astrat-tismo, calibrate in un unicum non contraddittorio per superarne la portata e l’unicità delle singole correnti. Stiamo parlando della tridimensionalità delle opere dell’autrice, la cui composizione, l’impaginazione in cornici da muro di vere e proprie sculture, ci conduce visibilmente e percettibilmente alla tangibilità concreta di uno sbalzo e di una struttura funzionale al nostro vivere quotidiano e alle nostre necessità. Gli oggetti, così, acquisiscono una loro compo- nente autonoma tanto da rilevarne quelle potenzialità che portano a renderli fonti di ispirazione e di ricerca estetica.
La plastica nella personale di Caterina Tosoni è il soggetto principe delle installazioni tanto da evidenziare in modo rilevante la costruzione di un materiale inorganico che si fa organico, percorrendo quell’immane spazio che sembra dividere l’esistenza in due massimi sistemi incomunicabili, non comunicanti, non legati da nessun rapporto di causa ed effetto ma che, bensì, nella realtà oggettiva sono vincolati da un cambiamento e una modificazione della nostra azione, appunto, quotidiana e che diventa esistenziale in un’esperienza comune e collettiva.
La plastica nell’opera di Caterina Tosoni diventa, invece, protagonista utile a leggere poeti-camente ed esteticamente la narrativa del quotidiano portandoci a riflettere sull’esistenziale individuale e sociale e sul destino umano. Questo materiale è stato riutilizzato e nel suo riutilizzo si esplica la sostanza, il significante di tutta la produzione artistica dell’autrice. Un’opera fatta di opere che vengono unite da spazi cromatici in un itinerario che meglio esemplifica la portata del messaggio dei lavori di Caterina Tosoni. Non immagineremmo mai di percepire nel file rouge della pittura acrilica monocromatica esplicarsi quella narrativa unitaria e universale di elementi e oggetti scissi nella nostra realtà, ma combinate nei tre concetti-princìpi ideali che muovono il nostro vivere: la metamorfosi come trasformazione, appunto, l’emergenza nella sua duplice veste di agire per tutelare il nostro ambiente ma anche di saper apprezzare le varietà e le complessità che si presentano nei nostri percorsi esistenziali; infine la caducità del corpo umano, la preoccupante necessità di intervenire sul suo invecchiamento attraverso la plastica e tutte le forme, che permettono di realizzare quella chirurgia estetica falsificante e, nello stesso tempo, la necessaria utilità di conoscere la natura senza forzarne il percorso, costruendo armonicamente con essa nuove dimensioni utili per un progresso civile universale.
Il continuum quasi fisico tra le varie dimensioni della realtà, dall’universo animale a quello umano, da quello vegetale a quello inorganico, ci porta a trapassare i diversi strati socio esistenziali per giungere a una comprensione innovativa della nostra materialità.
Il continuum quasi fisico tra le varie dimensioni della realtà, dall’universo animale a quello umano, da quello vegetale a quello inorganico, ci porta a trapassare i diversi strati socio esistenziali per giungere a una comprensione innovativa della nostra materialità.
Innesti, inserti, incisività, inclusioni si sovrappongono alla figura che si esplica nella sua portata dinamica pur se circoscritta all’interno di una cornice. Il ciclo diventa infinito nel percorso poetico e lirico della raffigurazione di Caterina Tosoni: un continuo diventare e mutarsi che si ripropone nella visione umana di una collettività, che pro- pone e impone quella vitalità dell’ente soggettivo e sos- tanziale che si fa immateriale per poi ridiventare materico. |
L’omogeneità cromatica ci porta a interpretare in modo più accurato il panorama complessivo dell’esistente in una sostituzione continuativa del visibile per condurci a ciò che si intravede in una concezione metatestuale. Nella produzione di Caterina Tosoni si innesta la ricerca con l’epica, la visione con la metavisione, l’intuizione con la concretezza, la poesia con la prosa, l’indagine con la ferma determinazione concettuale. In questi contrasti che si propongono a pieno titolo in un’art nouveau con una propria autonoma determinazione artistica si coltivano emozioni e sensazioni complesse e variegate, così come complesse e variegate risultano le strutture narrative dell’opera di Caterina Tosoni. Il prodotto, manufatto umano, diventa feticcio in una visione eterna dell’uomo, quell’angolo e quel rifugio che se non annulla almeno lenisce la nostra sensazione di finitudine e di limitatezza.
L’arte di Caterina Tosoni non è solo contemplativa, seppur sostanziale, ma di- venta anche denuncia sociale come in un’altra creazione intitolata “N-euro”, visione sempre scultorea pittorica di una moneta che, evidentemente e percettibilmente, palesa la propria frantumazione pur riversando uno spiraglio di rinascita e di nuovo inizio energico quanto esaltante. |
La produzione di Caterina Tosoni non si abbandona quasi mai alla visione e percezione pessimistica dell’esistente ma, bensì, si alimenta di oggetti estetici per rifondare e riproporre un’u- manità più estesa e più comprensiva, una realtà che nella sua frammentazione trova quel filo unitario che unisce diverse soggettività.
Alessandro Rizzo
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