CECITÀ:
l’Ashram di Gandhi e le Scuole per ciechi di Ahmbedabad
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Eppure c’è chi, dagli occhi, non riesce a ricavare quel senso che per la maggior parte è a noi noto: la vista. La cecità, tanto occultata quanto nota, è una caratteristica disfunzione dell’apparato visivo che non conosce razza. In India, come in tutto il mondo, numerosissimi sono i casi, e pochissimi i centri in grado di dare un supporto a coloro che ne sono affetti. Siamo a marzo del 2017. L’avventura asiatica trasporta la mia persona, con un bus di discutibile dignità, ma pur sempre funzionale, da Udaipur, la città dei laghi, ad Ahmedabad, tra i più importanti siti dello stato del Gujurat. Qui ha inizio la mia meravigliosa esperienza all’interno dell’Associazione Manav Sadhna, che ha sede nell’ultimo Ashram in cui ha vissuto l’emblematica personalità nota per la “non-violenza”: Mahatma Gandhi. Il loro mantra è infatti “Love all, Serve all”.
L’onore e l’emozione sono indescrivibili: accarezzano il mio spirito stuzzicato dall’idea di poter fare del volontariato all’interno del nucleo di un uomo che è stato in grado di lasciare un messaggio di pace dentro uno scenario di guerra e conflitto. Le orme prendono forma in termini di spazi verdi, armonia solare, sorrisi disinteressati e una bontà d’animo che non può che riaccendere quella fiducia nell’essere umano, che, oramai inquinata dai media di cronache nere, stava man mano affievolendo la sua fiamma. L’accoglienza presso il centro associativo, collocato dopo il museo di memorie del guru indiano, culla ogni turbamento. La cerimonia consiste in una serie di preghiere prive di religione collocabile, recitate in varie lingue, per poi essere coronate da canti solenni e ristoratori.
Al termine della stessa un messaggio di benvenuto viene recitato dal direttore della Manav Sadhna, con tanto di invito a presentarmi ed esternare le mie aspettative. Un clima così radioso raramente ha avvolto la mia esistenza, e mai avrei immaginato di poter andare, di lì a qualche giorno, in quella che è la scuola per “blind people”, situata nella città di Gandhinagar, capitale dello stato. Siamo in macchina con il direttore, un architetto e un altro volontario. Era impossibile avere la benché minima aspettativa poiché nel mio bagaglio esperienziale non ho avuto modo di incontrare simili realtà. La scuola è fuori città, immersa in un terreno sterrato e polveroso. L’afa rallenta il respiro e rende ancor più particolare la conoscenza degli studenti cechi. I ragazzi, con sorpresa dettata dalla mia ingenuità, si comportano in maniera assolutamente normale e disinteressata.
Scherzano, giocano, passeggiano e percepiscono immediatamente la mia presenza. La pelle bianca non è fondamentale nel momento in cui la voce è straniera, per riconoscere di aver una visita inusuale. In loro nasce una spiccata curiosità: mi toccano le braccia e i capelli, mi chiedono da dove io provenissi. Il dubbio sull’immaginazione di una mente con occhi ciechi permane, e anzi, si incrementa proprio in questo momento. La ricreazione è terminata, la campana globale suona e i ragazzi, maschi e femmine, corrono rispettivamente nelle proprie aule. Il giro per assistere a qualche lezione ha inizio. A qualcuno viene chiesto di scrivere il mio nome e qualche frase, seguendo quel metodo per cui con una superficie puntinata e un foglio di carta si imprimono lettere e parole, mentre per “noi” paiono solamente dei pallini in rilievo su carta. Il fonosimbolismo della cecità non mi è noto, ma, all’atto della lettura da parte del maestro, tutto m’è chiaro.
La significazione ha avuto luogo, quei pallini hanno un sapore di stupore, gioia, sensibilità e umiltà. Sapere che la mia visita ha per loro un valore di stupefacenza e imbarazzo, rende ancor più sentito quella forma di scambio e condivisione. Concluso il giro delle aule torniamo al Gandhi Ashram per il pranzo condiviso. I pensieri e le riflessioni non si fermano dopo la forza di quel nuovo ricordo. La conclusione della giornata mi vede riflettere sul fatto che in realtà anche loro sanno vedere, hanno una potenza di visione così forte che quella oculare non può comprendere, se non percepire. Mi hanno vista, e questo, appaga ogni desiderio di donarsi. “Love all, Serve all”.
Namasté
L’onore e l’emozione sono indescrivibili: accarezzano il mio spirito stuzzicato dall’idea di poter fare del volontariato all’interno del nucleo di un uomo che è stato in grado di lasciare un messaggio di pace dentro uno scenario di guerra e conflitto. Le orme prendono forma in termini di spazi verdi, armonia solare, sorrisi disinteressati e una bontà d’animo che non può che riaccendere quella fiducia nell’essere umano, che, oramai inquinata dai media di cronache nere, stava man mano affievolendo la sua fiamma. L’accoglienza presso il centro associativo, collocato dopo il museo di memorie del guru indiano, culla ogni turbamento. La cerimonia consiste in una serie di preghiere prive di religione collocabile, recitate in varie lingue, per poi essere coronate da canti solenni e ristoratori.
Al termine della stessa un messaggio di benvenuto viene recitato dal direttore della Manav Sadhna, con tanto di invito a presentarmi ed esternare le mie aspettative. Un clima così radioso raramente ha avvolto la mia esistenza, e mai avrei immaginato di poter andare, di lì a qualche giorno, in quella che è la scuola per “blind people”, situata nella città di Gandhinagar, capitale dello stato. Siamo in macchina con il direttore, un architetto e un altro volontario. Era impossibile avere la benché minima aspettativa poiché nel mio bagaglio esperienziale non ho avuto modo di incontrare simili realtà. La scuola è fuori città, immersa in un terreno sterrato e polveroso. L’afa rallenta il respiro e rende ancor più particolare la conoscenza degli studenti cechi. I ragazzi, con sorpresa dettata dalla mia ingenuità, si comportano in maniera assolutamente normale e disinteressata.
Scherzano, giocano, passeggiano e percepiscono immediatamente la mia presenza. La pelle bianca non è fondamentale nel momento in cui la voce è straniera, per riconoscere di aver una visita inusuale. In loro nasce una spiccata curiosità: mi toccano le braccia e i capelli, mi chiedono da dove io provenissi. Il dubbio sull’immaginazione di una mente con occhi ciechi permane, e anzi, si incrementa proprio in questo momento. La ricreazione è terminata, la campana globale suona e i ragazzi, maschi e femmine, corrono rispettivamente nelle proprie aule. Il giro per assistere a qualche lezione ha inizio. A qualcuno viene chiesto di scrivere il mio nome e qualche frase, seguendo quel metodo per cui con una superficie puntinata e un foglio di carta si imprimono lettere e parole, mentre per “noi” paiono solamente dei pallini in rilievo su carta. Il fonosimbolismo della cecità non mi è noto, ma, all’atto della lettura da parte del maestro, tutto m’è chiaro.
La significazione ha avuto luogo, quei pallini hanno un sapore di stupore, gioia, sensibilità e umiltà. Sapere che la mia visita ha per loro un valore di stupefacenza e imbarazzo, rende ancor più sentito quella forma di scambio e condivisione. Concluso il giro delle aule torniamo al Gandhi Ashram per il pranzo condiviso. I pensieri e le riflessioni non si fermano dopo la forza di quel nuovo ricordo. La conclusione della giornata mi vede riflettere sul fatto che in realtà anche loro sanno vedere, hanno una potenza di visione così forte che quella oculare non può comprendere, se non percepire. Mi hanno vista, e questo, appaga ogni desiderio di donarsi. “Love all, Serve all”.
Namasté
Giulia Vencato
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Bruno Benvenuto, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Alfonso Amendola, Mario Tirino, Vincenzo Del Gaudio, Alessandra Di Matteo, Paulo Fernando Lévano, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Aldo Pardi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Marco Maurizi, Gianluca De Fazio, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francesca Izzi, Antonio Mastrogiacomo, Giulia Vencato, Alessandro Baito, Margherita Landi, Mirjana Nardelli, Giovanni Ferrazzi, Francesco Ferrazzi, Stefano Oricchio, Manlio Palmieri, Francesco Panizzo.
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