R.Z.:
Massimo Carlentini, direttore artistico di di_stanze
- Festival Comunitario delle Arti Sonore, ci
racconti come nasce l’idea di questo Festival e con quali intenti?
M.C: di_stanze nasce con l’intento di “unire”, nel campo delle arti, la Sicilia al resto del mondo. Unire, si intende, in modo virtuale. Infatti, alla prima edizione sono stati invitati a partecipare al festival, tramite collegamento skype, alcuni noti compositori italiani, i quali, prima che si procedesse alla fase di ascolto dei loro brani musicali, hanno presentato e illustrato al pubblico le loro opere e le peculiarità della ricerca musicale effettuata. Questo si è rivelato un modo molto gradito ed efficace di mettere in contatto vari compositori tra loro e con chi assisteva all’evento. L’idea del festival è nata all’interno della classe di musica elettronica dell’Istituto Musicale “V. Bellini” di Catania, dove quell’anno insegnavo. I miei studenti mi avevano più volte manifestato il desiderio di conoscere personalmente gli autori più importanti del panorama nazionale ed internazionale della musica elettroacustica. Per realizzare il loro sogno sarebbero occorse molte risorse economiche, in quanto avremmo dovuto invitare i compositori con una masterclass o realizzare un concerto dedicato a loro. Sia nel primo che nel secondo caso il numero di artisti da poter invitare sarebbe risultato sempre limitato. Grazie al festival di_stanze ed alla sua formula altamente innovativa, invece, è stato possibile far conoscere agli studenti questa realtà, e, cosa di non poco conto, senza nessun costo. È stato anche possibile consentire di seguire questo spettacolo a tutte le persone che si collegavano al nostro sito web, grazie al live streaming che è stato realizzato all’interno del Dipartimento di Matematica ed Informatica dell’Università di Catania. Durante la prima edizione di di_stanze sono stati organizzati tre concerti in tre giorni consecutivi. Un altro dei progetti che avrei voluto portare a termine era la costituzione di una rete dell’Ateneo catanese, impresa che è riuscita parzialmente e che, purtroppo, ha avuto vita breve. R.Z.: Dal punto di vista delle estetiche di_stanze mostra una varietà, una molteplicità di espressioni e di forme ibride, puntando molto sulla qualità e, nello stesso tempo, sulla ricchezza anche numerica di Istituti, Associazioni e artisti che collaborano al progetto. È così? M.C: Tengo a precisare che di_stanze è una piattaforma in continua evoluzione, che, in questi anni, sta subendo notevoli cambiamenti strutturali. Infatti, dopo la prima esperienza si è avvertita subito la necessità di ancorare questi concerti a un bando internazionale, puntando il nostro cannocchiale sulla comunità mondiale. Come già detto in precedenza, secondo il mio progetto, la Sicilia avrebbe dovuto unire il campo delle arti. Un altro motivo che mi ha spinto a tessere questa tela che si imbratta sempre di più è il fatto che, a mio avviso, oggi parlare di cose univoche non ha senso. I social network insegnano! Oggi non credo più nell’individualismo di Bach o in quello di Proust. Oggi, piuttosto, credo nel gruppo, nell’insieme/assieme, credo nella multidisciplinarietà. Come è possibile, nell’era delle “azioni contemporanee” (il nostro cervello immagazzina e fagocita contemporaneamente mille impulsi diversi), ascoltare, vedere, toccare etc. in maniera univoca? L’individuo si annoierebbe! Ecco, per lo stesso principio, credo che di_stanze debba essere un grande contenitore che metta insieme tutto ciò che riguarda il mondo delle arti tecnologiche contemporanee e non solo. Questo mega-contenitore deve, inoltre, restituire, in parte o in toto, ciò che è disperso nei meandri del web. So che è un’impresa non indifferente, ma le imprese impossibili mi hanno sempre affascinato. Ovviamente per realizzare questo devi poter contare su tanti Istituti, ognuno specializzato nel proprio settore. Questo è lo scopo che sta cercando di perseguire il festival di_stanze. Non appena sarà possibile mi piacerebbe mettere insieme tra di loro questi Istituti, in una sorta di “melange”, di rete/labirinto. Follia? Vedremo! R.Z.: Quali sono le difficoltà principali che incontri nel portare avanti questo progetto? M.C: Innumerevoli! Immaginate un grattacielo di 100 piani realizzato senza soldi. Impossibile! Il festival è quel grattacielo. Devo ammettere che i miei interlocutori (Istituti) si sono dimostrati sempre molto disponibili nell’offrire il loro sostegno in termini di risorse umane e tecniche per la realizzazione di di_stanze nella loro sede. Ciò mi ha permesso di abbattere totalmente i costi. Sicuramente questo è stato possibile per la prima fase, ma se di_stanze deve crescere ed espandersi nei prossimi anni, ha bisogno di fondi. Senza di questi, rischi di essere un dilettante! Devi amplificare ma devi anche legarti a figure che professionalmente ti diano degli input diversi e, per poter contare sulla collaborazione di tali figure, devi retribuirle. Vi immaginate facebook senza fondi? Sarebbe rimasto un contenitore per gli amici di Zuckerberg! R.Z.: Ci illustri le caratteristiche previste per l’edizione 2014? Conferme? Novità? M.C: La 4° edizione del festival sarà ancora più ricca di categorie. Infatti, l’anno scorso, oltre alle categorie tradizionali della musica elettroacustica con opere acusmatiche, audiovisuali, strumenti ed elettronica, si sono aggiunte anche categorie per opere di recitazione musicata, improvvisazione elettroacustica, reactable, laptop ensemble. Quest’anno tali categorie sono state quasi tutte confermate dagli stessi Istituti dell’anno scorso e in più se ne sono aggiunte delle altre. Le novità di quest’anno sono: opere per disklavier, turntables, live coding e … il resto lo scoprirete tra qualche giorno nel nuovo bando che sarà on line a fine aprile sul sito del festival: www.distanze.org R.Z.: Che cosa ti immagini per il festival in futuro? Credi possibile che negli anni a venire il festival possa conservare queste caratteristiche e, anzi, amplificarle, magari fornendo anche un sostegno a nuove produzioni nell’ambito della musica legata alle nuove tecnologie?
M.C: Per il futuro prevedo un gran lavoro. Mi auguro che tutto ciò che stiamo sviluppando in questi anni porti buoni frutti. La piattaforma web per me è lo strumento di lavoro principale e spero che, per il futuro, possa essere una piattaforma totalmente interattiva. Altrimenti il lavoro che stiamo conducendo non avrebbe alcun senso! Il palcoscenico, il nuovo palcoscenico è il web. Spesso le sale sono vuote, spesso non c’è tempo per raggiungere il luogo dello spettacolo. Allora, in futuro, dobbiamo “attrezzarci” per avere un luogo, a casa, sempre più invasivo con il web. Solo così riusciremo ad essere sempre aggiornati sugli sviluppi culturali, senza perdere nessuna delle bellezze/ricchezze che, velocissimamente, accadono nel mondo in questi anni pregni di “tecnologia”. NON CREDO NELLA TELEVISIONE! La considero come il Circo, un luogo del passato. Sicuramente, l’ampliamento lo vedo possibile solo nella mescolanza dei generi. Vorrei ancora più “insieme”, cioè più generi che dialogano tra di loro in una sorta di lavoro collettivo. Quindi auspico la nascita di nuove forme di spettacolo sia da costruire in un luogo reale che PENSATE PROPRIO PER IL WEB. Sapete cosa è web installation concept …SEGUITECI E MOLTIPLICATEVI! Roberto Zanata
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