Diciotto racconti piuttosto eterogenei, surreali, sorprendenti, che toccano vari temi di attualità. Racconti che pongono domande, stimolano la riflessione: Di Matteo riunisce in Racconti del mondo rotto (uscito recentemente con Porto Seguro) testi brevi e brevissimi, accomunati – come dichiara lo stesso autore – dalla fuga dalla noia e dall’impossibilità di reggere a lungo la pazienza. Da autore di genere fantastico, quale sono, ho apprezzato molto l’inventiva di queste storie; da lettore e da editor lo stile fluido e immediato, “teatrale” (non a caso l’autore è attore professionista) che pure lascia molti sottintesi.
Le vicende e i personaggi si muovono “ai confini della realtà” (per citare una nota serie americana degli anni Sessanta) ma anche in situazioni assolutamente quotidiane, in piccoli borghi di provincia: una scultura che un artista misterioso ricava da un albero (Un fiore nel deserto), un uomo vede attorno a sé tutte persone col solito volto bovino (Tutti uguali), un sogno che coinvolge molte persone (Siamo ancora qui), una passeggiata di un bambino con la mamma (Ricordo di bimbo), un uomo che ricorda la vita del padre morente (Pompeo)… solo per citare i primi racconti. Si parla anche di immigrazione, di calcio, di proteste studentesche, e molto altro. I racconti che mi hanno colpito di più sono Lo scrittore e la Divina, dove si traccia un affascinante ritratto di chi, come me e Di Matteo, pratica questo affascinante “mestiere”, e l’inquietante Diario di un assessore, in cui il non proprio onesto protagonista scopre di aver perso la propria ombra e deve cercare di nascondere questo bizzarro e increscioso accidente, per evitare uno scandalo. Molto interessante anche Lettera a Pape Samba, in cui le usanze degli italiani sono osservate dal punto di vista straniante di un immigrato (mi fa pensare a quel delizioso libretto del 1920 di Tuiavii di Tiavea, in realtà un falso letterario di Erich Scheurmann, Papalagi) mentre l’ultimo racconto, A pezzi, mi porta alla mente una vecchia canzone di Gaber del 1973, Quello che perde i pezzi. Tante le suggestioni, i richiami, gli ammiccamenti alla letteratura. L’autore conosce bene la materia che tratta, come si evince dal suo curriculum; le sue ambientazioni sono convincenti e la lettura molto gradevole. Massimo Acciai Baggiani
Bibliografia:
Scrivono in PASSPARnous:
Bruno Benvenuto, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Alfonso Amendola, Mario Tirino, Vincenzo Del Gaudio, Alessandra Di Matteo, Paulo Fernando Lévano, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Aldo Pardi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Marco Maurizi, Gianluca De Fazio, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francesca Izzi, Nicola Candreva, Antonio Mastrogiacomo, Giulia Vencato, Alessandro Baito, Margherita Landi, Mirjana Nardelli, Stefano Oricchio, Manlio Palmieri, Maria D’Ugo, Giovanni Ferrazzi, Francesco Ferrazzi, Luigi Prestinenza Puglisi, Maurizio Oliviero, Francis kay, Bruna Monaco, Francesco Panizzo. |
Tra molti fiori selvaggi
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intellettuale di Enrico Ratti Sorella morte
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Saggio breve di Daniele Vergni |
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