Due buddisti in Casentino
Questo è un libro che avrei voluto leggere un anno fa, mentre insieme a mio cugino Pino e all’amico fotografo Italo Magnelli stavo scrivendo Cercatori di storie e misteri. Sto parlando di Per le Foreste Sacre. Un buddista nei luoghi di San Romualdo e San Francesco di Paolo Ciampi: un viaggio in alcuni luoghi chiave del Casentino che si sovrappone – in alcuni punti – alla geografia del nostro e che è in qualche modo complementare, affrontando temi analoghi da un’altra prospettiva. Innanzitutto Ciampi e i suoi compagni di viaggio nella Valle Santa ci sono giunti a piedi, come pellegrini d’altri tempi, mentre noi comodamente in fuoristrada (il che già cambia molto nella percezione del luogo). Inoltre Ciampi affronta il tema più da una prospettiva spirituale – con frequenti e interessanti accostamenti tra il buddismo di Nichiren e l’esperienza monastica cristiana – mentre il nostro terzetto è andato a caccia di storie raccontate dalla viva voce delle persone, per scavare nella memoria storica e nella leggenda, oltre che nel mio passato personale (in Casentino ci sono le radici paterne della mia famiglia). In comune io e Ciampi abbiamo la fede buddista sokana, il piacere della narrazione e della scoperta, e il rifuggire dai soliti itinerari ormai scontati, o quantomeno di dare un taglio personale alla nostra rispettiva esperienza di viaggio (anche se lui scrive molto meglio di me, che tendo un po’ ad appesantire la mia narrazione con note e noterelle).
Paolo Ciampi l’ho incontrato di persona proprio ad un incontro su come scrivere narrativa di viaggio, organizzato presso l’ASD Laurenziana di Firenze dal GSF[1] (di cui sono socio). In quell’occasione ho avuto in regalo questo libro insieme ad un altro libretto che Ciampi ha firmato insieme ad altri due autori di questo particolare genere letterario: Parole in viaggio. Piccola guida di scrittura per viaggiatori veri e immaginari. Ho letto prima quest’ultimo, il quale mi ha dato in qualche modo le coordinate per leggere anche il secondo nella giusta prospettiva dell’“addetto ai lavori”. La scrittura di Ciampi è scorrevole, molto visiva, romanzesca. L’autore ama la citazione letteraria e l’adatta alla sua esperienza del momento: con un piede nella geografia e nell’attuale e l’altro nel mondo dei libri, accompagna il lettore nel suo viaggio (spesso a piedi o in bicicletta, nelle sue opere) con grande maestria. Nelle sue pagine si avverte la fatica del cammino, insieme alle percezioni che gli arrivano dai cinque sensi e che trasmette efficacemente al lettore, rendendolo partecipe di ciò che sta vivendo: ogni cosa vista, magari piccola e umile, suscita una riflessione, un pensiero profondo. Ciampi, da buon buddista, vede un collegamento tra tutti i fenomeni, tra tutte le esperienze, tra tutte le persone incontrate, così come capita talvolta di fare a me anche nei miei scritti: è quindi affascinante per me scoprire come un altro viaggiatore ha vissuto l’incontro con gli stessi luoghi di cui ho parlato anch’io – Camaldoli, Badia Prataglia, Frassineta, Rimbocchi, La Verna – che suscitano in noi ricordi evidentemente diversi, perché diversi sono i nostri vissuti, ma in qualche modo affini. Una frase come la seguente, ad esempio, avrei voluto inserirla nel mio libro, tanto la trovo bella e poetica: «Se Camaldoli è come un’isola che si perde nl mare dei boschi, la Verna è una scogliera che s’impone con le sue rocce modellate dal vento, i suoi strapiombi da vertigine», così come la sua descrizione del paesaggio aspro del monte Penna che «pare tagliato con l’accetta da un gigante». Cosa hanno dunque in comune personaggi quali Nichiren Daishonin e San Francesco d’Assisi, il “giullare di Dio”, oltre al fatto di essere quasi contemporanei[2]? Nulla a prima vista, molto a un’analisi più attenta. Si può giungere alla Verità attraverso strade diverse e certo il “poverello d’Assisi” era a suo modo un Budda, come nota anche Ciampi. Non a caso tra i vari santi cattolici l’unico che mi sta veramente simpatico è proprio lui, con la sua umiltà e la sua coerenza col messaggio evangelico. Amare il prossimo (o, per dirla in termini buddisti, provare compassione, ossia empatia) è evitare di danneggiarlo, mostrargli il massimo rispetto, anche se ci insulta e ci deride, così come faceva Francesco e il Bodhisattva Mai Sprezzante. Il libro di Ciampi sa di boschi secolari, di silenzi sacri, di meditazione e lontananza dalla vita frenetica della metropoli. Leggerlo può provocare nel lettore (almeno così è stato per me) una profonda nostalgia per una vita più lenta, più meditativa. Più autentica. Massimo Acciai Baggiani
Note:
[1] https://carlomenzinger.wordpress.com/2019/12/10/scrivere-i-luoghi-paolo-ciampi-e-la-narrativa-di-viaggio [2] Nichiren (1222-1282) vive in Giappone durante un’epoca molto travagliata dai conflitti interni e da calamità naturali, così come San Francesco (1182-1225) in un’Europa dilaniata dalle guerre tra Impero e Papato. Bibliografia:
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