Proprio ieri ho avuto in omaggio dall’amica Mariella Bettarini la silloge di Piera Donna, Chi mi fa fiorire, fresca di stampa, edita da Gazebo[1]. Mi trovavo in centro e, in attesa di un appuntamento che avevo alla Casa di Dante, me lo sono andato a leggere nella basilica di Santa Croce, all’imbrunire. Si tratta di un libricino che non arriva alle quaranta pagine; in copertina riporta un acquarello della poetessa medesima, che è pure pittrice, raffigurante dei tulipani. La prefazione è del professor Gilberto Baroni, di cui Piera è stata allieva.
L’autrice la conosco dai tempi dell’università, ossia un bel po’ di anni fa: ci siamo persi di vista per poi ritrovarci, in tempi recenti, a una riunione di redazione de «L’Area di Broca»[2]. Mi ha riconosciuto subito. Fiorentina come me, di un paio d’anni meno giovane, come me laureata in Lettere e insegnate[3], ha iniziato precocemente a pubblicare poesia – mentre io ero ancora del tutto inedito, e lo sarei rimasto ancora a lungo – questo è il suo terzo libro. «Scrivere e leggere poesia mi aiuta a capire chi sono»[4] confessa nella nota iniziale, e certo dai suoi versi traspare questo amore viscerale per la poesia, assieme alla lezione dei classici italiani e stranieri di cui si è nutrita. Le ventiquattro liriche che seguono, composte tra il 2016 e il 2018, sono brevissime, ermetiche, ungarettiane nella brevità e montaliane nel tono: sono ricerca delle verità ultime nelle piccole cose quotidiane – i colori del tramonto, lo sbocciare dei tulipani, la spuma delle onde, il silenzio – cosa che ho fatto a lungo anch’io, prima di abbandonare la poesia per dedicarmi esclusivamente alla prosa. L’idea della fioritura, dello sbocciare, attraversa tutte le liriche, come suggerisce il titolo: ed è “stupore”. Diversi sono i nostri percorsi poetici e umani, ma identico lo spirito di ricerca. L’osservazione, il voler andare al di là, scoprire il segreto, conoscere… Diversi sono anche i nostri background – Piera proviene dal mondo cattolico, io da quello buddista[5] – ma i versi contenuti in questo libricino sono universali, parlano al cuore di tutte le persone sensibili e attente. Un libro da meditare. Massimo Acciai Baggiani
Note:
[1] La casa editrice fiorentina fondata nel 1984 da Mariella Bettarini e Gabriella Maleti, oggi diretta da Mariella. Altre quattro poesie, sul tema “paura”, sono presenti nell’ultimo numero de «L’Area di Broca» (n. 108-109, luglio 2018 – giugno 2019), anch’esso fresco di stampa quando sono passato a prenderlo da Mariella, insieme al libro di Piera. Su quel numero sono presente anch’io con un articolo sulla paura nella fantascienza. [2] Di cui sono redattore dal 2005. [3] Anche se io sono solo un supplente di Italiano L2, oltre a tenere un corso di Esperanto presso la Banca del Tempo di Firenze. [4] Donna P., Chi mi fa fiorire, Firenze, Gazebo, 2019, p. 7. [5] Anche se ho frequentato per alcuni anni il movimento cattolico di Comunione e Liberazione, dove ho conosciuto Piera, ma questa è una lunga storia. Bibliografia:
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