Cosa sono il “buonsenso” e il “buongusto”? Perché avere un lavoro, degli amici, una fidanzata? O ancora, portando l’inchiesta ai limiti del dubbio cartesiano: perché “mangiare”, “dormire” e “fare sesso”?
QTokio Alien Bros., un manga di Keigo Shinzo (classe 1987), composto da tre volumi ed edito in Italia dalla Dynit, non ha la pretesa di fornirci risposte rassicuranti. Tutt’altro. L’intento dell’autore è piuttosto quello di disorientarci, di spingerci a relativizzare i nostri desideri e le nostre preoccupazioni quotidiane. E le risposte che vi darete, credetemi, non sempre vi piaceranno, ma di certo vi faranno ridere. Tanto. Sì, perché le vicende dei fratelli Fuyunosuke e Natsutarô sono esilaranti e intrise di leggerezza. E aggraziati sono i disegni, attraverso cui si dipana una storia bizzarra e assurda. Keigo Shinzo predilige, infatti, il tipico tratto essenziale e delicato dei manga slice of life, arricchendolo, all’occorrenza, di doppie splash-page sature di dettagli. Quasi dimenticavo un dettaglio di infima rilevanza: Fuyunosuke e Natsutarô sono due alieni, inviati sulla Terra con lo scopo di studiarla, in vista di una possibile invasione futura. Ecco l’origine di tanto straniamento. Ma i due fratelli valuteranno gli esseri umani da due prospettive del tutto opposte, in cui, di volta in volta, il lettore vorrà identificarsi: Fuyunosuke opterà per un’integrazione spensierata e ingenua, mentre Natsutarô si scontrerà con gli aspetti più assurdi e incomprensibili dell’esistenza umana. Una commedia surreale, ricca di siparietti comici, dove dietro a ogni risata si nasconde, però, una scintilla di malinconia, se non di tragedia. (Non mancano, in effetti, punti di contatto con le atmosfere di alcuni dei manga più significativi di Inio Asano, di cui l’autore è amico). Nota finale per gli amanti del vintage: questo manga è pieno zeppo di riferimenti alla cultura pop degli anni ‘80 e ‘90. Un esempio su tutti: i due fratelli trascorrono i loro pomeriggi a giocare alla Supernintendo. Ecco. Ora tocca a voi. Vi sentirete mancare il terreno sotto i piedi. Maurizio Oliviero
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